È arrivato in una piazza Maggiore gremita da migliaia di manifestanti, a Bologna, il corteo della manifestazione nazionale del primo maggio dei sindacati Cgil, Cisl e Uil che quest’anno celebra la festa del lavoro accendendo i riflettori su temi europei, dall’uniformità di regole e contratti all’Industria 4.0. In testa al serpentone lo striscione ‘La nostra Europa: lavoro, diritti e stato sociale’ e i tre leader nazionali Maurizio Landini (Cgil), Anna Maria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil). Presenti, tra gli altri, l’ex leader Cgil Susanna Camusso, l’arcivescovo di Bologna monsignor Matteo Maria Zuppi, rappresentanti delle istituzioni locali, col presidente di Regione Stefano Bonaccini e il sindaco Virginio Merola, e rappresentanti nazionali, come il senatore Vasco Errani (Liberi e Uguali).
Il corteo è partito da piazza XX settembre intorno alle 10, ha attraversato il centro cittadino senza disordini, tra balli, canti e slogan. Sul palco allestito in piazza Maggiore a breve il comizio dei leader dei sindacati, poi un pranzo sociale ‘ristretto’ per 300 persone nel cortile del Comune. Mentre in piazza sarà lasciato spazio alla musica.
“Meglio lo 0,1 che niente, ma non è neanche un prefisso”, “se guardiamo i dati complessivi noi continuiamo a essere indietro”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a margine del corteo, commenta i dati Istat sul Pil. “Chi oggi plaude allo 0.1 dell’Istat, cioè il Governo, è lo stesso che ha fatto un Def qualche settimana fa dicendo che non si cresce come si prevedeva e che se non cambia nulla tra tre anni la disoccupazione sarà ancora oltre il 10%”.
“È ora che si mettano d’accordo – aggiunge Landini – non è che possono celebrare lo 0.1 e presentare dei documenti che dicono che non cambia nulla nei prossimi anni”, “se non c’è una ripresa degli investimenti non se ne esce e c’è da cambiare le politiche economiche e sociali”. “Anche i governi precedenti tutte le volte che c’era l’Istat brindavano, poi quando ci sono state le elezioni non hanno brindato” perché “se intanto cresce la precarietà e calano i salari per la gente non sta cambiando nulla”. Se il governo “davvero vuol cambiare le cose – rimarca il leader Cgil – si deve confrontare con i sindacati e con i lavoratori”.
Sulla vertenza Alitalia Landini teme “il rischio di un ulteriore rinvio. È stato proclamato ieri dalla categoria per il 21 maggio lo sciopero generale di tutto il trasporto aereo perché il governo si era già impegnato a risolvere questo problema entro il 31 marzo. È già passato più di un mese e non si capisce cosa succede”.