Roma, 5 luglio 2024 – “È necessario ripensare all’organizzazione degli ambulatori territoriali che, per costituire un reale supporto per gli ospedali, devono essere dotati delle moderne strumentazioni indispensabili per la diagnosi precoce e per il monitoraggio delle patologie oculari”. A dirlo la dottoressa Alessandra Balestrazzi, presidente dell’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO), intervenendo ieri a Roma alla conferenza stampa dal titolo ‘Benessere visivo e qualità di vita. Dialogo istituzionale per l’equità di accesso alle cure’, organizzata su iniziativa dell’Intergruppo Parlamentare Prevenzione e Cura delle Malattie degli Occhi, presso la Sala Nassirya di Palazzo Madama. “Nell’ambito delle diverse ASL- ha aggiunto Balestrazzi- deve essere presente sul territorio almeno un ambulatorio/poliambulatorio che disponga di OCT, perimetro, tomografo e lampada a fessura fotografica”.
Nel corso dell’evento, intanto, è stato presentato un documento di sintesi promosso dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief (IHPB) e frutto del confronto della comunità comunità scientifica, delle associazioni di pazienti e delle organizzazioni civiche, contenente cinque proposte per una migliore presa in carico del benessere visivo: maggiore prevenzione e screening e coinvolgimento dei cittadini sul tema, nuovi modelli organizzativi tra ospedale e territorio, inserimento delle maculopatie nel Piano Nazionale Cronicità, disponibilità e utilizzo dei dati sanitari, accesso all’innovazione tecnologica.
A partecipare alla conferenza, tra gli altri, il senatore Giovanni Satta, co-presidente insieme all’onorevole Matteo Rosso, dell’Intergruppo Parlamentare: “È necessario contribuire a dar corpo a nuove scelte di politica sanitaria- ha detto- che consentano di superare le attuali carenze assistenziali e organizzative nel settore”.
Sul versante dell’importanza dell’accesso all’innovazione tecnologica, quindi, è intervenuto il professor Francesco Bandello, presidente Associazione Pazienti e Malattie Oculari, che ha detto: “Rinunciare alle nuove molecole e ai nuovi dispositivi per il trattamento delle vasculopatie corio-retiniche, privilegiando scelte di carattere finanziario, significherebbe relegare il nostro Paese in posizioni di coda nel campo dell’Oftalmologia, specialità in cui, storicamente, si è sempre primeggiato per competenze e tecnologie”.