È partito anche in alcune scuole del Lazio il progetto “Onda pazza – Il filo della memoria” (che si propone di creare momenti di riflessione e divulgazione sul tema della legalità e della memoria coinvolgendo 35 scuole di 7 regioni italiane – Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna).
Gli istituti interessati sono: I.C. Luca Ghini, I.C Via dei Sesami, ITC Lombardo Radice (Roma), IIS Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, I.C. Rita Levi Montalcini (Zagarolo, in provincia di Roma).
In queste scuole operano, insieme ai testimoni antimafia Celeste Costantino (vicepresidente di “Una Nessuna Centomila”, la Fondazione che lavora sul contrasto alla violenza sulle donne) e Alessandro Gallo (presidente di Caracò, tra le associazioni promotrici del progetto), l’autore e attore teatrale Emiliano Valente ed Emanuele Di Giacomo, drammaturgo e scrittore.
Gli alunni stanno lavorando alla realizzazione di podcast. Il programma prevede la realizzazione di cinque episodi, uno per ogni scuola coinvolta nel progetto, dedicati a cinque parole chiave intorno a cui è stato sviluppato il lavoro con i ragazzi.
Le cinque parole scelte (Omertà – Paura – Seduzione – Corruzione – Appartenenza) rappresentano cinque diversi modi in cui la criminalità organizzata esercita il proprio controllo sul territorio e costruisce reti di relazioni criminali con esso. Si è partiti analizzando e spiegando come queste parole, e i relativi meccanismi che identificano, siano centrali nei processi della criminalità organizzata.
In una seconda fase, approfittando dell’intervento della psicoterapeuta Valentina Virgili, si è cercato di allargare l’orizzonte, quelle cinque parole si sono svelate nella loro interezza, con le loro luci, le loro ombre e il loro portato emotivo, per analizzare come esse siano presenti nella pratica quotidiana di ogni essere umano. Non solo nella loro connotazione negativa, ma anche cercando di esplorare quali funzioni svolgono nella vita di ognuno di noi.
È stata un’occasione per ragionare su come una stessa emozione può essere usata in senso positivo, come può dar luogo ad atteggiamenti “mafiosi” anche senza la presenza di un’organizzazione criminale nelle interazioni di tutti i giorni, e di come questi stessi meccanismi diventino poi criminali, ragionando sui limiti e sui passaggi da uno stato all’altro.
La domanda che si è posta ai ragazzi è stata: quando e in che modo quei meccanismi emotivi così cari alla criminalità organizzata entrano a far parte della vostra vita? E quando stati emotivi naturali diventano invece patologici e criminali? Per ogni classe si è scelta una parola e ai ragazzi è stato chiesto di provare a riflettere su come le dinamiche di cui si nutre la mafia siano già presenti in ogni relazione di gruppo a qualsiasi età.
Guidandoli attraverso un percorso di scrittura creativa, il risultato finale sarà il racconto delle emozioni e delle sensazioni che ogni parola ha suscitato nel singolo e di come per combattere l’organizzazione mafiosa sia necessario conoscere il linguaggio da essa usato.
L’obiettivo finale è quello di far percepire le dinamiche mafiose come qualcosa di molto vicino fisicamente, emotivamente e intellettualmente.