Al via gli Stati generali del patrimonio italiano, Drogo: “Sfruttiamo il momento per far volare l’Italia”

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“Oserei dire che c’è un sincronismo perfetto tra la nostra iniziativa e il momento storico. I fondi del Recovery Fund rendono il nostro piano e la cabina di regia che abbiamo in mente ancora più urgenti. Dobbiamo far fruttare meglio il nostro patrimonio, spesso svilito, per far volare l’Italia”.

Ivan Drogo Inglese insegna valorizzazione dei beni culturali all’università Iulm di Milano ed è presidente di Assopatrimonio e Assocastelli. Ora si avvia a presiedere il board degli Stati Generali del patrimonio italiano, iniziativa che prende il via proprio oggi con una sorta di tavola rotonda online.

Cosa sono gli Stati Generali del Patrimonio Italiano?

“L’Italia è il paese con il patrimonio culturale più importante del mondo. Però paradossalmente in 75 anni di vita repubblicana non è mai stata creata un’occasione di confronto tra tutti i soggetti che se ne occupano. Da noi vige il principio della sussidiarietà: tutto quello che non fa lo Stato centrale lo fanno le organizzazioni volontarie, scientifiche e associative. Ora finalmente tutte queste organizzazioni si mettono a un tavolo. Al momento ne abbiamo censite oltre 800 e forse non siamo nemmeno a metà. Il confronto è necessario e partirà da oggi con più di cento delegati rappresentanti di tutte le regioni italiane. I lavori, suddivisi in 11 commissioni di settore (restauro, innovazione tecnologica, turismo ecc…), dureranno dodici mesi”.

Che obiettivo vi ponete con questa iniziativa?

“Il nostro obiettivo entro un anno è redigere un Piano strategico del Patrimonio Italiano, una sorta di manuale sulla base del quale le varie organizzazioni potranno avere un indirizzo di azione e una linea. Ma il vero obiettivo non è salvaguardare e tutelare il patrimonio, perché questo è un tema già ampiamente dibattuto, quanto di far diventare il patrimonio italiano un’occasione di occupazione. Creare lavoro, insomma”.

Più che proteggere, insomma, il patrimonio va fatto fruttare meglio.

“Esatto, bisogna evitare di svilirlo questo patrimonio, va reso profittevole. Quello che non può essere reso profittevole semplicemente non può essere sostenuto, ma ci auguriamo che questa sia davvero la minima parte. Potenzialmente credo che si possa far fruttare tutto: l’importante è conoscere il marketing. Intanto dobbiamo evitare di rendere il patrimonio fruibile al livello gratuito, perché è oneroso e non possiamo continuare a svilirlo con troppe ‘settimane aperte’ e operazioni simili. Il patrimonio necessita di professionisti regolarmente formati e assunti che lo gestiscono, non solo di volontari. Se ci sono dei costi, servono dei ricavi. Quindi facciamo un’operazione di marketing e cerchiamo di capire cosa vuole il cliente/ospite in quel momento: non è detto che quello che cerca oggi lo cercherà anche domani. La formula che funziona di più ora è quella emozionale: non si visita soltanto per conoscere la storia e le date, ma si cerca un’esperienza emotiva a tutto tondo, a partire dalle vicende delle persone che hanno costruito, dipinto, vissuto e perfino perso i luoghi in cui entro”.

In questo può aiutare il cinema?

“Assolutamente, la cinematografia è un asset importante per la valorizzazione del patrimonio, perché paga per utilizzarlo e quando si realizza il prodotto questo può diventare la miglior brochure possibile che può andare in giro. Le immagini oramai sono quello che resta nella mente delle persone”.

A che periodo guarda il Piano che redigerete?

“Di solito piani del genere durano tre anni. In questo caso sarà molto importante: l’Europa stanzia diversi fondi per la valorizzazione del patrimonio italiano. Il problema è che spesso non si riesce ad utilizzare questi soldi, perché non c’è capacità progettuale e il fatto che le varie associazioni non si parlano non fa che peggiorare le cose. Se però ci fosse una cabina di regia centrale e unica potremmo beneficiare meglio dei fondi: una delle funzioni del piano è crearla per organizzare meglio il lavoro”.

Oggi poi, insieme ai fondi ordinari ci sono anche quelli straordinari del Recovery Fund.

“Certo, proprio questi fondi straordinari rendono ancora più urgenti il piano e la cabina di regia. Le risorse destinate al patrimonio prima della pandemia non erano così tante, ora nel Recovery c’è tutto un capitolo che è dedicato al patrimonio, passando per il turismo. In questo momento si riapre e si tornerà a viaggiare: prepariamo l’Italia a volare nei prossimi anni. Oserei dire che c’è un sincronismo perfetto tra la nostra iniziativa e il momento storico. Fondamentale è cambiare le logiche di gestione, quelle che c’erano prima erano davvero problematiche”.