- Pubblicità -
Non trascurarsi e non rimandare i
controlli di primo o secondo livello al seno per paura di tornare
in ospedale e contrarre il Coronavirus. O forse peggio pensare
che c’e’ tempo e rimandare la visita dal senologo all’anno
successivo. È questo l’appello che il professor Vittorio
Altomare, direttore dell’Uoc di Senologia del Campus Bio-medico
di Roma intervistato dall’agenzia Dire via skype rivolge a tutte
le donne che nel suo ambulatorio di senologia ‘Open’, attivo
anche nel periodo del lockdown, possono accedere tutti i giorni
anche senza prenotazione.
in ospedale e contrarre il Coronavirus. O forse peggio pensare
che c’e’ tempo e rimandare la visita dal senologo all’anno
successivo. È questo l’appello che il professor Vittorio
Altomare, direttore dell’Uoc di Senologia del Campus Bio-medico
di Roma intervistato dall’agenzia Dire via skype rivolge a tutte
le donne che nel suo ambulatorio di senologia ‘Open’, attivo
anche nel periodo del lockdown, possono accedere tutti i giorni
anche senza prenotazione.
– L’ambulatorio di Senologia e’ stato sempre aperto e a
disposizione di tutte le donne per un primo consulto o
accertamenti di ii livello. Come e’ strutturato il servizio e
come vi siete riorganizzati per la fase 2 e 3 visto che dovremmo
imparare a convivere con il virus?
“L’ambulatorio Open ha la prerogativa di non richiedere
prenotazioni e tempi lunghi di attesa proprio perche’ e’ aperto
tutte le mattine. Durante questo periodo di emergenza sentivamo
forte l’esigenza di stare accanto alle donne che, limitate dal
lockdown potevano non trovare risposta alle loro esigenze di
approfondimenti di dubbi o incertezze nella diagnosi visto che
molti centri vicino alle zone di residenza potevano essere
chiusi. Ecco che il Campus ha dato la possibilita’ di effettuare
mammografie, ecografie, ago aspirato o altri controlli, nella
stessa giornata per capire se ci fosse o meno un sospetto di
tumore al seno. Anche perche’ l’obbligo di rimanere a casa unito
alla paura di recarsi in ospedale per paura del contagio ha
costituito per molte pazienti un deterrente per non approfondire
un sospetto o una diagnosi di tumore al seno”.
disposizione di tutte le donne per un primo consulto o
accertamenti di ii livello. Come e’ strutturato il servizio e
come vi siete riorganizzati per la fase 2 e 3 visto che dovremmo
imparare a convivere con il virus?
“L’ambulatorio Open ha la prerogativa di non richiedere
prenotazioni e tempi lunghi di attesa proprio perche’ e’ aperto
tutte le mattine. Durante questo periodo di emergenza sentivamo
forte l’esigenza di stare accanto alle donne che, limitate dal
lockdown potevano non trovare risposta alle loro esigenze di
approfondimenti di dubbi o incertezze nella diagnosi visto che
molti centri vicino alle zone di residenza potevano essere
chiusi. Ecco che il Campus ha dato la possibilita’ di effettuare
mammografie, ecografie, ago aspirato o altri controlli, nella
stessa giornata per capire se ci fosse o meno un sospetto di
tumore al seno. Anche perche’ l’obbligo di rimanere a casa unito
alla paura di recarsi in ospedale per paura del contagio ha
costituito per molte pazienti un deterrente per non approfondire
un sospetto o una diagnosi di tumore al seno”.
– Una diagnosi tardiva, soprattutto quando si tratta di tumori,
puo’ essere ancora piu’ letale del Covid che si ha paura di
contrarre recandosi in ospedale. Quanto e’ importante
incoraggiare le donne a sottoporsi nuovamente a screening e a non
rimandare l’appuntamento?
“Parlo alle donne perche’ stiamo parlando di tumore al seno ma mi
rivolgo piu’ in generale a tutti coloro che hanno o sospettano un
problema oncologico di tornare ad avere fiducia nelle strutture.
Ad esempio al Campus Bio-medico abbiamo creato una realta’ sicura
e separata, anche in termini di personale, rispetto al Centro
Covid che noi abbiamo. Riusciamo ad offrire alle persone, che si
recano da noi, la certezza di percorsi specifici. L’altra cosa
fondamentale e’ riprendere l’abitudine ai sani controlli, un
concetto che noi specialisti avevamo trasmesso alle donne per
incentivarle a fare prevenzione. I due o tre mesi di fermo hanno
intaccato questa abitudine. Forse tre mesi nella diagnosi non
cambiano la vita del paziente ma le donne, magari perche’ le in
questo momento hanno altre emergenze, vanno ben oltre questo
periodo e rimandano magari la visita all’anno prossimo. Ecco
allora che questo ritardo nella diagnosi puo’ determinare il
rischio della riduzione di quella percentuale molto alta di
guarigione che avevamo e che dobbiamo continuare a mantenere
rispetto al tumore al seno. L’appello che faccio al genere
femminile e’ di quello riprendere i controlli e tornare a
sottoporsi agli screening. Insomma di rispondere sempre agli
inviti di controllo. Dal prossimo mese riapriremo completamente
tutti i servizi ambulatoriali, anche quelli meno urgenti,
all’interno del nostro ambulatorio open. E’ importante riprendere
quel percorso di prevenzione e cura perche’ altrimenti tutto
quello che per anni abbiamo cercato di far comprendere alle donne
e che hanno peraltro acquisito ne perderemmo tutti i benefici”.
puo’ essere ancora piu’ letale del Covid che si ha paura di
contrarre recandosi in ospedale. Quanto e’ importante
incoraggiare le donne a sottoporsi nuovamente a screening e a non
rimandare l’appuntamento?
“Parlo alle donne perche’ stiamo parlando di tumore al seno ma mi
rivolgo piu’ in generale a tutti coloro che hanno o sospettano un
problema oncologico di tornare ad avere fiducia nelle strutture.
Ad esempio al Campus Bio-medico abbiamo creato una realta’ sicura
e separata, anche in termini di personale, rispetto al Centro
Covid che noi abbiamo. Riusciamo ad offrire alle persone, che si
recano da noi, la certezza di percorsi specifici. L’altra cosa
fondamentale e’ riprendere l’abitudine ai sani controlli, un
concetto che noi specialisti avevamo trasmesso alle donne per
incentivarle a fare prevenzione. I due o tre mesi di fermo hanno
intaccato questa abitudine. Forse tre mesi nella diagnosi non
cambiano la vita del paziente ma le donne, magari perche’ le in
questo momento hanno altre emergenze, vanno ben oltre questo
periodo e rimandano magari la visita all’anno prossimo. Ecco
allora che questo ritardo nella diagnosi puo’ determinare il
rischio della riduzione di quella percentuale molto alta di
guarigione che avevamo e che dobbiamo continuare a mantenere
rispetto al tumore al seno. L’appello che faccio al genere
femminile e’ di quello riprendere i controlli e tornare a
sottoporsi agli screening. Insomma di rispondere sempre agli
inviti di controllo. Dal prossimo mese riapriremo completamente
tutti i servizi ambulatoriali, anche quelli meno urgenti,
all’interno del nostro ambulatorio open. E’ importante riprendere
quel percorso di prevenzione e cura perche’ altrimenti tutto
quello che per anni abbiamo cercato di far comprendere alle donne
e che hanno peraltro acquisito ne perderemmo tutti i benefici”.
– L’Uoc di Senologia si avvale di un team multidisciplinare,
quali sono le figure che entrano in gioco e perche’ e’ importante
la presa in carico globale delle pazienti in questa patologia?
“La presa in carico globale della paziente e’ assolutamente
fondamentale. Dal 2016 l’Italia si e’ adeguata alle richieste
della Comunita’ Europea e cioe’ di individuare, istituire e
riconoscere dei centri specialistici per il tumore al seno
conosciute anche con il nome di Breast Unit. Questi reparti si
avvalgono di specialisti multidisciplinari. Sono tante le
specialistiche coinvolte ma cinque quelle fondamentali: il
radiologo, il chirurgo senologo, l’anatomopatologo, l’oncologo
medico e il radioterapista. Questo team fa corpo unico attorno
alla donna che deve affrontare un problema di questo tipo.
L’altra raccomandazione e’ continuare a rivolgersi ai centri
dedicati di senologia. Sebbene sul territorio nazionale ci siano
diverse possibilita’, anche sotto casa per poter effettuare una
ecografia o qualsiasi altro esame strumentale, e’ sempre bene
recarsi presso centri dedicati. Questo consente alla donna di
approcciare in maniera corretta al problema ed evitare il doppio
errore come l’ansia ad esempio di una diagnosi incerta che poi si
rivela una diagnosi non oncologica oppure un ritardo nella
diagnosi o peggio ci si sottopone ad un trattamento inadeguato”
quali sono le figure che entrano in gioco e perche’ e’ importante
la presa in carico globale delle pazienti in questa patologia?
“La presa in carico globale della paziente e’ assolutamente
fondamentale. Dal 2016 l’Italia si e’ adeguata alle richieste
della Comunita’ Europea e cioe’ di individuare, istituire e
riconoscere dei centri specialistici per il tumore al seno
conosciute anche con il nome di Breast Unit. Questi reparti si
avvalgono di specialisti multidisciplinari. Sono tante le
specialistiche coinvolte ma cinque quelle fondamentali: il
radiologo, il chirurgo senologo, l’anatomopatologo, l’oncologo
medico e il radioterapista. Questo team fa corpo unico attorno
alla donna che deve affrontare un problema di questo tipo.
L’altra raccomandazione e’ continuare a rivolgersi ai centri
dedicati di senologia. Sebbene sul territorio nazionale ci siano
diverse possibilita’, anche sotto casa per poter effettuare una
ecografia o qualsiasi altro esame strumentale, e’ sempre bene
recarsi presso centri dedicati. Questo consente alla donna di
approcciare in maniera corretta al problema ed evitare il doppio
errore come l’ansia ad esempio di una diagnosi incerta che poi si
rivela una diagnosi non oncologica oppure un ritardo nella
diagnosi o peggio ci si sottopone ad un trattamento inadeguato”
fonte Agenzia Dire