(Adnkronos) – Una raccolta fondi per sostenere le spese delle perizie medico-legali delle donne che hanno sofferto gravi effetti collaterali dopo l'impianto della spirale Essure. Così Altroconsumo, con la campagna 'Non sulla mia pelle', scende in campo a favore dei diritti e della dignità delle donne. Attraverso questo caso esemplare – spiega una nota – l'organizzazione intende anche portare l'attenzione sulla condizione di non-ascolto per coloro che denunciano problematiche relative alla salute femminile e che, spesso, vedono ignorate o 'cancellate' le parole con cui testimoniano le proprie sofferenze fisiche ed emotive. Con questo obiettivo le donne che lavorano in Altroconsumo hanno deciso non solo di 'metterci la faccia', ma di prestare il loro corpo per raccontare la sofferenza fisica ed emotiva che quelle coinvolte nella vicenda hanno dovuto affrontare. Per la realizzazione della campagna, quindi, sui loro corpi sono state scritte alcune frasi particolarmente impattanti, tratte dalle testimonianze delle protagoniste: sintomi, emozioni, danni vissuti sulla propria pelle a causa dell'utilizzo del dispositivo. La luce si accende sulle parole delle vittime – le stesse rimaste spesso sminuite o inascoltate – perché non sia più possibile ignorarle e affinché vicende come questa non si scrivano più sulla pelle di altre donne. I legali di Altroconsumo hanno seguito circa 150 donne italiane fra le numerose che hanno denunciato effetti collaterali in seguito all'impianto di Essure e stanno assistendo pro bono le 18 di loro attualmente coinvolte nella causa civile intentata presso il tribunale di Milano. Per far sì che possano ottenere giustizia e procedere nella causa, l'organizzazione ha avviato quindi la campagna di crowdfunding con l'obiettivo aiutarle ad affrontare le ingenti spese processuali: servono infatti 70mila euro per coprire le spese di istruttoria della causa civile collettiva e le consulenze tecniche di parte (perizie mediche) recentemente ammesse nel dibattimento. Altroconsumo, che ha già effettuato una prima donazione di 10mila euro, invita tutti a partecipare a questa azione collettiva con una donazione che significa prendere una posizione per tutelare il diritto alla salute di queste donne e, allo stesso tempo – precisa – di tutte e tutti. L'intero ricavato della raccolta sarà destinato a pagare le spese processuali e devoluto all'associazione Resist Italia Odv, che gestirà i fondi nell'esclusivo interesse delle donne che hanno scelto di intentare la causa legale. Il caso Essure – ricorda Altroconsumo – è iniziato oltre 20 anni fa e ha coinvolto migliaia di donne in tutto il mondo. Alternativa ambulatoriale all'intervento di legatura delle tube, il dispositivo anticoncezionale permanente brevettato dalla Conceptus Inc., poi acquisito e commercializzato da Bayer, fu autorizzato negli Stati Uniti e in Europa nel 2002 ed è stato proposto come sicuro, senza alcun margine di rischio per oltre un decennio. Oltre 1 milione di dispositivi è stato venduto nel mondo; 7mila in Italia, rimborsati integralmente dal Servizio sanitario nazionale fra il 2004 e il 2017, quando Bayer ne ha sospeso la distribuzione con la motivazione di un calo delle vendite. Dopo alcuni anni di commercializzazione del dispositivo, presentato come innocuo e privo di controindicazioni, si sono iniziati a registrare casi di problemi di salute anche gravi in seguito all'impianto: stanchezza cronica, giramenti di testa, svenimenti, dolore all'addome, dolori articolari e muscolari, caduta dei denti, calo della vista e, ancora, depressione, sintomatologie temporomandibolari, perforazione di organi. Sono alcune delle problematiche denunciate da migliaia di donne che si sono ritrovate online, collegando i disturbi di cui soffrivano e dando vita a un’enorme community internazionale. Messo sotto osservazione da diverse agenzie nazionali per la sicurezza, dalla Fda americana all'Ansm francese fino all’italiana Aifa in ragione delle segnalazioni crescenti in diversi Paesi del mondo, Essure è stato poi ritirato dal commercio nel 2017. Nel frattempo Bayer, solo negli Usa, ha ricevuto diverse migliaia di cause che hanno portato a una maxi-transazione: la multinazionale si è impegnata a versare "circa 1 miliardo e 600 milioni di dollari" per chiudere "almeno il 90% delle cause pendenti". La campagna resterà aperta fino al raggiungimento dell'obiettivo, sviluppandosi in parallelo alla causa, e si modulerà in diverse azioni di sensibilizzazione sul tema. Per aderire, altroconsumo.it/nonsullamiapelle. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Altroconsumo, al via campagna ‘Non sulla mia pelle’ per donne caso Essure
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