L’animalier si conferma una delle inossidabili fantasie amate dalla gran parte degli stilisti contemporanei. Ripresa dal manto di alcuni animali, soprattutto da felini e da rettili, dal leopardo al giaguaro fino alla zebra e al pitone, questa stampa, introdotta nel mondo fashion dal maestro Yves Saint Laurent, richiama la natura più selvaggia. Nella moda il maculato equivale a eleganza eccentrica ed aggiorna il classico con un tocco di glamour contemporaneo. E oggi il travalica i confini del guardaroba femminile, come mostrano le collezioni di Versace Uomo, una delle prime maison a utilizzare questa stampa per l’uomo, e di Alessandro dell’Acqua, che spiega di aver inserito l’animalier nella collezione maschile N.21: “perché mi ha permesso di mescolare un atteggiamento casual ad alcuni aspetti unisex, ottenendo un nuovo glamour con accenni di eccentricità”.
Ora il maculato va oltre il guardaroba anche maschile e diventa un nuovo modo di tingere i capelli dei ragazzi, con le classiche macchie leopardo sui capelli rasati, o tatuaggio da esibire, come mostra Elettra Lamborghini, regina del twerking. Tra i marchi contemporanei che hanno rivisitato l’animalier print, la stilista Anna Molinari che con le sue due linee Blumarine e Blugirl unisce il temperamento di questo pattern alle linee minimal della silhouette e alle palette pastello.
Blumarine pensa anche alla lingerie e propone pezzi cocoon con capi di forte attrattiva, pensati per una donna sexy, ironica e mai volgare. Dolce & Gabbana utilizzano ad ogni collezione il maculato, eletto loro pattern icona, che diventa anche espressione classica della loro filosofia barocca. L’animalier proposto da Miuccia Prada tende invece al minimalismo: per le scarpe alterna la stampa pitone a suède, mentre per per i cappotti preferisce il pitone stampato al collo di pelliccia.
Da Simonetta Ravizza che si è ispirata all’allure di Chloe Sevigny, attrice e artista dalla personalità forte e poliedrica, la pelliccia lascia il centro della scena per trasformarsi in accento decorativo e prezioso: stole, grandi sciarpe-cappuccio, colli e polsi staccabili e sovrapponibili diventano ornamenti sofisticati da indossare sotto cappotti maxi e oversize in montone dalle linee maschili, spesso realizzati in tessuti mescolati a contrasto, lana bouclé bicolore unita a grisaglie maschili, kid stampato leopardo abbinato al pied-de-poule.
La pelliccia di Ravizza diventa tessuto nei lunghi spolverini in cashmere nero doppiati in kid tigrato; un lusso nascosto, foderando giacche sporty in tessuto tecnico reversibile. Fu Betty Page, negli anni Quaranta, la prima pin up a vestire con succinti costumi stampati animalier, con i quali incarnava l’idea della donna predatrice sessuale. Ma lo stile animalier nella moda venne sdoganato da Christian Dior che, ispirato dalla sua musa Mitzah Bricard, nel 1947 realizzò per la collezione Primavera/Estate abiti di chiffon leopardato, pellicce animalier sui polsini dei cappotti e cappelli in maculato. Nel 1953, Marilyn Monroe indossò un manicotto di pelliccia animalier con mantella dello stesso motivo in “Gli uomini preferiscono le bionde”. Nel 1963 Audrey Hepburn esibì un cappello maculato realizzato da Givenchy nel film “Sciarada”. Ma l’apice del gradimento dello stampato animalier fu raggiunto fra gli anni Settanta e Ottanta con il suo ingresso nel mondo glam-rock: le jumpsuit maculate, la maglieria e la lingerie zebrata erano il massimo dei look da discoteca. Le T-shirt maculate erano la seconda pelle di star della musica come Debbie Harry, leader di Blondie. In quel periodo, Roberto Cavalli metteva le basi per quella che sarebbe poi stata la sua identità stilistica: l’amore per il wild style. Negli anni ’70 propose la stampa ghepardo, nel 99 lo zebrato e nel 2006 la stampa farfalla. Anche Valentino nell’87 si lasciò conquistare dall’animalier. Dopo un piccolo stand by del fashion jungle, Gianni Versace propose camicie di seta maculate per il prét-a-portér maschile. Negli anni ’90 Azzedine Alaia, ispirato dalla musica hip hop e dallo street style, propose il total look maculato
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