(Adnkronos) – Il 24 settembre del 1993 moriva a Dubna, in Russia, Bruno Pontecorvo uno tra i più grandi fisici del XX secolo. Famoso per le sue geniali intuizioni e le scoperte nel campo della fisica fondamentale, il suo nome è legato in maniera indelebile alle vicende del neutrino, la particella elusiva che è stata cercata per due decenni prima di essere scoperta nel 1957. La sua teoria sulle oscillazioni di neutrino è una pietra miliare nella storia e nella evoluzione della scienza fisica. Ancora oggi, a distanza di decenni da quelle idee e da quelle misure, la fisica fondamentale trova ispirazione per nuovi sviluppi e nuove scoperte. La figura del grande scienziato è al centro della mostra "Bruno Pontecorvo. 'Da Pisa a Mosca, un viaggio tra storia e scienza", aperta a Palazzo Blu di Pisa dal 30 novembre al 9 febbraio 2025. L'esposizione è a cura di Marco Maria Massai e Gloria Spandre, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) sezione di Pisa e del Dipartimento di Fisica 'E. Fermi' dell'Università di Pisa. Bruno Pontecorvo nasce a Marina di Pisa il 23 agosto del 1913 in una importante famiglia di industriali tessili di origine romana e appartenente alla comunità ebraica della città. Iniziati gli studi di ingegneria a Pisa, al terzo anno si trasferisce a Roma su consiglio del fratello maggiore, Guido, che conosce Enrico Fermi e i suoi successi nel campo della fisica. Dopo la laurea, a soli 20 anni, inizia a lavorare nel gruppo di Fermi partecipando, nei mesi cruciali del 1934, alle importanti scoperte che porteranno il fisico romano al Nobel quattro anni dopo; Bruno è il più giovane dei Ragazzi di via Panisperna. Da qui inizia per lui un’avventura di vita e di ricerca che lo porta inizialmente a lavorare a Parigi nel gruppo dei coniugi Joliot-Curie, reduci dal Premio Nobel del 1935, e successivamente, nel giugno del ’40, negli Stati Uniti costretto a fuggire dalla capitale francese appena conquistata dai Tedeschi, insieme alla moglie e al figlio Gil di soli due anni. Per tre anni lavora a Tulsa, in Oklahoma, per una industria leader nelle prospezioni petrolifere. È un’attività nella quale si distingue introducendo strumenti innovativi basati sulle ricerche sui neutroni lenti svolte a Roma e che porteranno a numerosi brevetti industriali. Agli inizi del 1943 viene chiamato a Montreal dai vecchi amici e colleghi francesi fuggiti anch’essi dai bombardamenti della Luftwaffe e rifugiati in Canada per studiare i meccanismi alla base della bomba atomica. Sono gli anni del Progetto Manhattan dal quale Bruno è escluso in quanto notoriamente comunista. Entrato a far parte del progetto anglo-canadese Tube Alloys partecipa alla progettazione e ai test del reattore nucleare a uranio e acqua pesante NRX, presso il nuovo laboratorio di Chalk River, nella provincia dell’Ontario. Il reattore, concepito per produrre materiale fissile per la bomba atomica, entra in funzione solo nel 1947 e Bruno è uno dei quattro fisici a cui è permesso entrare nella sua sala di controllo. Oltre la progettazione del reattore, lo sviluppo di nuovi rivelatori e la misura delle sezioni d’urto di interazione nucleare, Pontecorvo esegue anche accurate misure sui raggi cosmici dalle quali trae la convinzione che gli elettroni osservati provengono dal decadimento in volo di particelle chiamate muoni. Nel 1949 fa ritorno in Europa, stabilendosi ad Harwell, in Inghilterra, nel nuovo centro di ricerche nucleari dove si è radunata la maggior parte degli scienziati britannici. Ma il sempre più sospettoso clima della guerra fredda e una radicalizzata contrapposizione ideologica fanno sentire Bruno, comunista e pacifista, un estraneo nel mondo occidentale. Così, nell’estate del 1950, al termine di una vacanza in Italia, decide di trasferirsi segretamente in Urss, portando con sé la moglie e i suoi tre figli. Il mondo intero, compresi i suoi familiari, non ha la certezza del destino del brillante fisico italiano, ma solo molti dubbi e sospetti, fino al 1955 quando, in una conferenza stampa all’Accademia delle Scienze di Mosca, spiega ai colleghi e al mondo intero la sua scelta di diventare cittadino sovietico. Grazie al recente ritrovamento di alcuni suoi quaderni di laboratorio dei primi anni '50, sui quali hanno condotto una rigorosa ricerca storica i due fisici dell'Infn di Pisa e membri del Centro Pontecorvo, Rino Castaldi e Gloria Spandre, finalmente sappiamo che Pontecorvo ha iniziato a lavorare a Dubna, nel nuovo centro di ricerca nucleare, dal novembre 1950. Il centro era stato costruito per indagare i molti misteri esistenti nella conoscenza del nucleo e per condurre esperimenti di fisica fondamentale nel campo delle particelle elementari, e tutt'ora si occupa di fisica pura. Le ricerche sulle nuove bombe venivano condotte in altri laboratorio dell'Unione Sovietica. Alla comprensione dei meccanismi di interazione delle particelle e all’indagine in fisica subnucleare Bruno ha dedicato i tre decenni di vita in Urss. Anni di grande lavoro, di grandi idee, coronati da grandi successi. Dal 1955 Pontecorvo partecipa regolarmente a molti congressi internazionali portando il suo originale contributo alla formulazione di nuove teorie. In Italia ritorna solo nel 1978 per i 70 anni del vecchio amico Edoardo Amaldi. Nel suo Paese d’origine ha ricevuto diversi riconoscimenti, ma i maggiori li ha ottenuti in Urss, tra i quali il Premio Lenin e il Premio Stalin. Tuttavia, non gli è mai stato assegnato il Premio Nobel sebbene le sue idee e le sue proposte rivoluzionarie, anche in campo sperimentale, abbiano in seguito permesso ad altri di arrivare all’ambito riconoscimento. Seguire il percorso che ha condotto Bruno Pontecorvo ad attraversare la Storia del Novecento e a districare alcuni tra i più grandi misteri della Fisica è stato senz’altro di grande fascino e l’occasione che ha permesso a studenti appassionati e a cittadini interessati di conoscere la vita e le opere di questo straordinario scienziato. È curioso ricordare che nella stessa zona di Pisa dove alla fine dell’800 sono stati istallati i primi telai delle fabbriche di Pellegrino Pontecorvo, nonno di Bruno, adesso è presente il maggiore Polo scientifico dell’Università di Pisa, che comprende i Dipartimenti di Fisica, Matematica e Informatica e la sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Tra gli oggetti personali esposti nella mostra, vi sono foto della famiglia e del periodo russo, documenti, tessere e lettere di colleghi e familiari, il premio Lenin, uno dei maggiori riconoscimenti assegnati in Unione Sovietica, ricevuto il 21 aprile 1963 per i meriti acquisiti nel promuovere lo sviluppo della fisica nucleare, la cartella siglata con nome, cognome e patronimico e la strumentazione originale utilizzata dal gruppo di Fermi di Via Panisperna, di cui Pontecorvo faceva parte, per l’esperimento sul rallentamento dei neutroni; esperimento spiegato, in russo, dalla stesso Pontecorvo in un breve video visibile nella mostra. La mostra, organizzata dall'Infn sezione di Pisa e dal Dipartimento di Fisica dell'Università, è allestita in collaborazione con Palazzo Blu, con il sostegno di Fondazione Pisa. La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 19 (ultimo ingresso in mostra alle ore 18) il sabato, la domenica e nei festivi dalle 10 alle 20 (ultimo ingresso in mostra alle ore 19). Per info palazzoblu.it. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Bruno Pontecorvo, da Pisa a Mosca, un viaggio tra storia e scienza
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