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“La medicina di genere è un approccio interdisciplinare alla medicina, assolutamente necessario per valutare meglio l’influenza del sesso e del genere sulla fisiopatologia umana e la sintomatologia clinica delle malattie, in modo da ottimizzare l’approccio a prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie. Tra le principali patologie internistiche di interesse odontoiatrico in medicina di genere ci sono la sindrome metabolica, la malattia paradontale e diabete, la sindrome di Sjogren, la sindrome della bocca urente, la Mronj osteoneocrosi dei mascellari da farmaci (bifosfonati), la epulide gravidica (granuloma piogenico) e l’Hpv, solo per citarne alcune”. Così la vicepresidente della Commissione Odontoiatri dell’Ordine dei Medici di Roma, la dottoressa Sabrina Santaniello, interpellata dalla Dire in merito al corso di formazione da lei coordinato (unitamente alla dottoressa Maria Grazia Tarsitano, consigliera dell’Ordine dei medici della Capitale e coordinatrice della Commissione Ecm) dal titolo ‘Differenze e disuguaglianze in medicina di genere: dagli aspetti clinici ai percorsi socio-sanitari’. L’evento si è svolto sabato scorso a Roma presso il Museo Ninfeo-Fondazione dell’Enpam.
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, intanto, la medicina di genere è definita come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona, sia essa donna o uomo. Ma quali sono i vantaggi della medicina di genere per le pazienti e i pazienti? “L’approccio di genere nella pratica clinica, sia medica sia odontoiatrica- ha spiegato Santaniello- può contribuire notevolmente alla promozione della salute, garantendo una maggiore appropriatezza e personalizzazione delle cure, comprese quelle odontoiatriche. Questo perché è in grado di produrre vantaggi sia per i pazienti sia per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale, in quanto l’appropriatezza della cura fa sì che il paziente venga curato al meglio. Molte patologie odontoiatriche, come ho detto, sono influenzate dal genere”.
Esistono diversi meccanismi biologici alla base della connessione tra malattie orali e sistemiche. Tra queste, Santaniello ha trattato in particolare la sindrome metabolica, che ha delle “ripercussioni anche nel cavo orale, inteso come infarcimento di cellule di grasso all’interno delle ghiandole salivari- ha spiegato- che modificano sia la produzione in senso quantitativo sia qualitativo della saliva, andando a innescare una serie di meccanismi che hanno delle ripercussioni non solo nel cavo orale ma anche nel tratto gastroenterico“. Un’altra patologia introdotta dall’esperta in occasione del corso è stata parodontite, che è una “chiave di connessione tra le malattie orali e quelle sistemiche. I germi patogeni presenti all’interno del cavo orale, infatti, possono entrare nel flusso sanguigno ed agire anche a distanza, creando delle complicazioni. In particolare, nel genere femminile possono anche essere la causa di alcuni parti pre-termine o di aborti. Si parla infatti di ‘inflammaging’, ovvero di infiammazione in grado di attivare l’autoimmunità o di alterare la modulazione della stessa. In poche parole l’infiammazione associata alla parodontite può alterare delle proteine presenti nei tessuti e renderle autoantigeniche, quindi capaci di indurre una risposta autoimmune. A dimostrarlo ci sono anche diversi studi”.
Tra i fattori coadiuvanti che vanno ad ‘innescare’ delle patologie, ha spiegato ancora la dottoressa Santaniello, c’è lo stile di vita, quindi l’uso di tabacco e/o alcol e/o le radiazioni ionizzanti: “Se la genetica ha la pistola, insomma, è lo stile di vita che preme il grilletto”, ha aggiunto l’esperta. “Fare attività motoria, allora, è molto importante per ridurre l’incidenza di alcune patologie. Oggi si parla di infiammazione che attiva delle risposte immunitarie, le quali poi hanno ripercussioni anche lontane dall’organo della bocca. Per questo è fondamentale la collaborazione tra gli odontoiatri e gli altri specialisti della medicina per migliorare la qualità della vita delle pazienti e dei pazienti, facilitare delle diagnosi sempre più tempestive e promuovere anche l’adozione di sane abitudini- ha concluso infine Santaniello- che riducano il rischio di malattie ed evitino ricadute sul Servizio sanitario nazionale”.