Le Ceramiche Artistiche di Besnik Harizaj

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A cura di Ilaria Solazzo

L’arte ceramica siciliana di Caltagirone – tramandata di generazione in generazione – è un’antica arte artigiana dell’isola, che nasce addirittura nel neolitico – come si può vedere nello splendido museo cittadino – e prosegue fino ai nostri giorni: infatti, i prodotti di Caltagirone sono molto apprezzati in tutto il mondo, facendo della città il fulcro dell’artigianato siciliano. Il nome Caltagirone deriva dal termine arabo Qal’at al Ghiran, la cui traduzione letterale è “Rocca dei Vasi”.

La città è strettamente legata alla storia della ceramica: termine, che deriva dal greco keramos (argilla, vasellame), con il quale si indicano gli oggetti prodotti modellando la terra (argilla) e sottoponendoli a cottura.

L’impronta dei vari popoli che hanno colonizzato la Sicilia nel corso dei secoli (Fenici, Greci Cartaginesi, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Spagnoli e Francesi) si percepisce anche anche nella lavorazione della ceramica, che viene tuttavia sempre interpretata in chiave prettamente e unicamente “siciliana”.

Tra i famosi maestri contemporanei di questa arte spicca il nome di Besnik Harizaj, artista albanese di calibro mondiale. La sua storia parte dalle campagne del sud del suo Paese natio, passa per le alle cime delle Alpi albanesi dove è stato inviato durante il terribile periodo delle guerre balcaniche e poi per le vigne nelle quali ha raccolto l’uva sultanina e ha fatto l’artigiano nelle botteghe dell’isola di Creta, fino all’approdo, da clandestino, sulle coste del sud Italia e in particolare a Caltagirone. Un cammino lungo, fatto di rinunce, umiliazioni, false identità e mortificazioni, pieno di solitudine, silenzi e notti interminabili. Il tutto per seguire una vocazione, una scelta dettata dalla voglia di libertà e dalla passione per l’arte, dalla forza di non piegarsi ad una vita che non sentiva sua. Una vicenda così particolare che Lucia Andreano – giornalista siciliana – alcuni anni fa ne ha tratto una breve biografia, in vendita online, intitolata “A mani nude. La memoria della terra nel cammino di Besnik Harizaj”.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare il ceramista a Caltagirone dove attualmente vive. Nel corso di questa chiacchierata ci ha parlato dell’arte di cui è maestro e ci siamo soffermati sulle opere religiose che realizza su commissione per clienti privati e ‘pubblici’ o per il Vaticano che apprezza tantissimo il suo estro geniale. Recentemente ha ideato delle opere proprio su commissione della Curia per la chiesa di Palagonia.

Articolo a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

BESNIK HARIZAJ L’ARTIGIANO PROGETTISTA: BRACCIO E MENTE IN UN CORPO SOLO
Per definizione l’uomo artigiano è colui che inventa, possiede e adatta il proprio mestiere alla necessità di mercato, mantenendo il suo essere speciale, visto che ogni oggetto è unico e non costruito in serie con la produzione di massa. E’ per questo che il suo lavoro ha un valore ben diverso.

Ogni processo di trasformazione si realizza attraverso due fasi: la progettazione dell’articolo e la realizzazione del manufatto, che si interrelazionano in diversi modi.

Ogni momento di esecuzione è preceduto da una scelta di progetto, ma a sua volta l’esperienza di esecuzione determina, almeno in parte, le scelte di progetto.

Un progettista ravvisa un bisogno e ne individua la risposta prefigurando la forma, le funzioni, le tecniche, i materiali ottimali, il modo di produzione e di vendita; determina l’investimento, organizza e controlla la produzione.

L’esecutore realizza quanto stabilito dal progetto verificandolo sulla scorta della propria esperienza sia preventivamente, sia nella fase esecutiva.

L’artigiano è l’unione di queste figure: progetta con la sua fantasia e crea con le sue mani. Così nascono gli articoli artigianali firmati Besnik Harizaj.

Alcune domande al Maestro Besnik Harizaj.

Ilaria – L’opera a cui sei più affezionato?
Besnik – Sono affezionato al mio laboratorio, il mio studio, come luogo creativo: la mattina quando apro la porta o la sera quando vado via mi piace vedere i vari lavori, mi affeziono ad ogni opera che facciamo ma poi la devo abbandonare…perché se ne va per mete lontane.

Ilaria – C’è un momento in cui capisci che la statua è ‘perfetta’?
Besnik – Direi al contrario: non sono mai pienamente soddisfatto del lavoro quando è finito! Capiscimi, sono soddisfatto, anche degli apprezzamenti dei clienti, ma purtroppo vedo sempre che ci sono delle cose che si potrebbero migliorare.

Ilaria – Che cosa ti hanno insegnato interazioni con persone provenienti da tutto il mondo?
Besnik – Ogni persona, personaggio o artista ha il suo carattere, la sua personalità, alcuni sono molto profondi, non è questione di loquacità, attraverso la loro arte esprimono al mondo molte cose.

Ilaria – Qual è la lavorazione più difficile da realizzare?
Besnik – Fare elementi molto piccoli, ad esempio le gambe o braccia affusolate. Quando ci ripenso mi fa piacere sapere che sono riuscito a fare queste cose, ti rimangono dentro. Di alcuni sono momenti che provocano un effetto brutto, quando si rompe una testa ad esempio, è come buttare tutto a livello umano. Poi anche la movimentazione è un momento difficile, delicato, in cui bisogna prestare molta attenzione.

Ilaria – Qual è il concetto che vorresti maggiormente trasmettere alle prossime generazioni di artigiani?
Besnik – Forse è scontato, ma credo che il modo giusto di avvicinarsi al mondo artigianale sia tramite l’impegno, magari anche trovando tante difficoltà, e l’umiltà.

Ilaria – “L’opera d’arte è misura dello spazio, è forma” (Henri Focillon). Quando modelli un’opera, la pensi già in rapporto allo spazio fisico?
Besnik – Sì. La definizione più comune che viene data ai miei ‘prodotti’ è “articoli religiosi, arredi sacri, oggetti per la chiesa”, ma questi termini non rendono appieno il calore spirituale che le mie creazioni trasmettono. Ogni articolo da me proposto è stato pensato, progettato, creato e rifinito con cura, dedizione e religiosa attenzione per i particolari. Il contrasto fra i colori non è mai casuale, la scelta delle proporzioni ha sempre una sua specifica motivazione e le varianti disponibili dei miei arredi sacri scaturiscono dalla mia grande fantasia, e dalla capacità di variare un aspetto mantenendone ferme le sue caratteristiche intrinseche.

Ilaria – Canova sosteneva che il bello ideale racchiude in sé l’idea di “nobile semplicità e quieta grandezza”. È così?
Besnik – Sono d’accordo, siamo talmente dentro questa dimensione tutti i giorni a scolpire, che probabilmente non ce ne rendiamo nemmeno contro. Alcune cose si fanno con naturalezza, solo riguardandole a distanza di tempo ti rendi conto di aver fatto qualcosa di importante oppure a volte di aver fatto cose brutte: a distanza di tempo vedi pregi e difetti di cui sul momento non ti sei reso conto.

Ilaria – Appartieni anche tu alle “Italian People“, ovvero quelle persone che hanno contribuito a creare un Paese migliore?
Besnik – Assolutamente sì. Il mio laboratorio artigiano, ove avviene anche la vendita degli articoli e arredi di mia produzione, si trova in Sicilia. Per me è una seconda casa, è un posto che amo e dove ritrovo me stesso ogni giorno, perché è proprio con Amore che creo i manufatti artistici le piccole o grandi preziose opere d’arte.