Nei giorni scorsi i medici veterinari Polivet si sono trovati davanti un caso che ormai non è più un’eccezione, e che comporta problemi di ordine organizzativo ma anche burocratico e legale. È stato portato da privati cittadini in clinica un cucciolo di cinghiale di pochi giorni di vita.
Chi lo ha portato racconta di averlo trovato da solo, e aver aspettato alcune ore nei paraggi in attesa che si facessero vivi altri membri della famiglia o la madre stessa. Ma trascorse alcune ore e senza che nessun cinghiale adulto si facesse vivo, temendo per la salute del piccolo, hanno deciso di prenderlo e lo hanno portato in clinica.
In clinica lo staff Polivet ha soccorso il cucciolo, che era in buone condizioni di salute ma, essendo nato da pochi giorni, aveva bisogno di essere riscaldato (la sua temperatura infatti era troppo bassa per essere stato molte ore da solo all’aperto) e nutrito.
Si sono presentati subito alcuni problemi logistici: dove poterlo collocare (si tratta infatti di un selvatico, che non poteva essere tenuto in stanza di degenza con altri animali) e la necessità di allattarlo al biberon ogni poche ore. Tutti problemi affrontati con prontezza dallo staff, che lo ha collocato in una camera riscaldata, dove viene allattato ogni 3 ore giorno e notte. Ora il piccolo si trova presso la struttura, e si sta cercando chi possa gestire la sua situazione.
Sono casi sempre più comuni nelle nostre città, soprattutto a Roma dove la presenza di ampi spazi verdi nel centro cittadino e la grande disponibilità di cibo (data anche dall’accessibilità di bidoni e cassonetti non sempre svuotati con tempestività) rende la presenza di fauna selvatica sempre pù consistente.
Il caso dei cinghiali
Gli esemplari presenti nel Lazio sono provenienti dall’est Europa. Sono stati immessi da cacciatori dopo che il cinghiale italiano maremmano si era estinto quasi del tutto. Questi cinghiali non autoctoni sono più grandi (fino a 150 kg di peso) e molto prolifici: si riproducono più volte l’anno, con cucciolate numerose. Sono anche più aggressivi e competitivi, e proliferano anche grazie alla situazione dei rifiuti nelle zone urbane, che trasforma le strade in tavole imbandite. Esiste un protocollo da seguire (siglato nel 2020) sia per il cittadino che per le istituzioni, che prevede una catena d’azione ben precisa per la gestione di questi animali.
In caso di incontro con uno di questi animali il cittadino dovrebbe avere a disposizione un numero e un’email dedicati, come previsto dal protocollo.
Al momento ancora non esistono queste linee dedicate, e quindi tutte le chiamate si riversano sulla Polizia Municipale, che deve poi gestire la situazione. L’intervento, da protocollo, comporta la cattura e l’allontanamento dell’animale, o l’abbattimento nel caso non ci siano altre soluzioni possibili.
“Può sembrare una pratica barbara” spiega Simone Rota, direttore sanitario Polivet “ma il caso dei cinghiali a Roma è una situazione-limite. Questi ungulati, infatti, ormai del tutto “urbanizzati”, non temono l’uomo e non esitano a diventare aggressivi soprattutto nella stagione della riproduzione e in presenza di cuccioli. Inoltre, vagando su strade trafficate, possono causare incidenti anche letali. È importante che la loro diffusione venga controllata e che gli esemplari presenti e restino circoscritti ad aree dove non rischiano di diventare un pericolo per se stessi e per l’uomo”
Cosa fare se si trova un animale selvatico in città? Che si tratti di cinghiali o di altri selvatici (a Roma abbondano volpi, ricci, istrici, ma anche specie non autoctone come i parrochetti), ecco alcune regole dai veterinari Polivet
Non avvicinarsi a meno che non sia in pericolo immediato
Se si tratta di un cucciolo non toccarlo nè spostarlo se non lo stretto necessario per rimuoverlo dal pericolo (ad esempio se si trova su una strada)
Attendere in zona se possibile per vedere se arrivano adulti a recuperarlo
Avvertire le strutture competenti, come i centri di recupero della fauna selvatica o in alternativa la polizia municipale.
Le strutture di recupero della fauna selvatica hanno il compito di occuparsi di questi animali, provvedendo al loro reinserimento in natura o al collocamento in zone protette.
Con i cinghiali nella Capitale, però, il problema si fa più sfaccettato e complesso.
Esiste un divieto di foraggiamento (cioè è vietato nutrire i cinghiali liberi sul territorio) e di detenzione da parte di privati. Se in caso di altri animali le strutture di recupero entrano in azione, il problema dei cinghiali è ancora più sfaccettato e complesso. Non si tratta infatti di selvatici, ma sono definiti specie infestante, quindi non è previsto da protocollo il recupero e il reinserimento in natura.
Al momento il cucciolo di cinghiale si trova ancora presso la nostra struttura, è in buone condizioni di salute e viene nutrito e accudito in attesa di trovare una collocazione. Gli specialisti Polivet sono a disposizione per commenti e interviste su tutto quello che riguarda il mondo degli animali domestici.