Circo Massimo, storia di un luogo iconico di cultura e spettacolo

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Un viaggio nel tempo: dalle corse delle bighe ai concerti moderni

Situato nell’antica valle tra il Palatino e l’Aventino, il Circo Massimo era il più grande impianto sportivo dell’antica Roma, capace di accogliere fino a 250 mila spettatori.

Qui si svolgevano le leggendarie corse delle bighe, gare appassionanti e seguitissime. Gli aurighi che guidavano i carri diventavano agli occhi dei Romani delle vere e proprie star. Oggi continua ad essere uno spazio importante per l’offerta culturale e turistica della città e ospita anche eventi e concerti di artisti di fama internazionale, qualificandosi come luogo di incontro tra storia e contemporaneità.

Visita il Circo Massimo e immergiti nella storia

Per visitare il Circo Massimo si può scegliere tra un percorso tradizionale o un’esperienza immersiva grazie alla realtà aumentata della Circo Massimo Experience . Indossando cuffie e visori è possibile rivivere le trasformazioni che l’area ha subito nel corso della storia, dai tempi dei primi re di Roma fino ai giorni nostri.

Origini ed eventi leggendari della storia di Roma

 

Il Circo Massimo sorge nell’antica Valle Murcia ed è stato teatro di eventi avvolti nella leggenda. Tra questi, il Ratto delle Sabine e il devastante incendio che nel 64 d.C. sotto l’imperatore Nerone distrusse gran parte della città e del circo stesso.

Secondo la tradizione le corse ippiche furono istituite da Romolo, mentre le prime costruzioni nella valle sono da attribuire al re Tarquinio Prisco. Giulio Cesare fece poi edificare una struttura permanente in muratura che subì più volte danneggiamenti e incendi, fino alla ricostruzione voluta da Traiano.

 

L’età d’oro: il più grande impianto dell’antichità

 

Durante il periodo imperiale, al massimo splendore, l’impianto era lungo 600 metri largo 140. Sulle sue gradinate poteva accogliere cinque volte il numero di spettatori del Colosseo.

Al centro si svolgevano le gare: i carri correvano attorno alla spina, una piattaforma decorata con statue, vasche e tempietti e con gli obelischi egizi di Ramsete II e Tutmosis III, collocati oggi in piazza del Popolo e piazza San Giovanni in Laterano. Sulla spina vi erano anche dei contagiri monumentali: sette delfini riempiti d’acqua che si abbassavano a ogni giro, oppure uova d’oro.

 

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Galleria di accesso alla cavea 

Le corse delle bighe: rivalità e tifo da stadio

 

Le corse dei carri, bighe e quadrighe, rispettivamente trainate o da due o quattro cavalli, erano tra gli spettacoli più amati dai Romani.

Esistevano quattro squadre contraddistinte dai colori verde, azzurro, rosso e bianco. I campioni arrivavano a guadagnare moltissimo e diventavano beniamini del popolo. Lo stesso accadeva per i cavalli, come ad esempio Numitor. Il suo nome e la sua immagine sono arrivati fino a noi perché incisi su una moneta.

 

I carri partivano dai cancelli (carceres) situati al limite della pista sul lato Tevere. Le postazioni erano dodici quanto i segni zodiacali provviste di cancelli che si aprivano contemporaneamente al via della gara.

 

Sulle gradinate il pubblico esultava e tifava e si creavano anche ottime occasioni di incontro tra uomini e donne, come raccontano Ovidio e Giovenale.