Il lockdown sembrava essere la tempesta perfetta per le coppie in crisi e invece, stare insieme 24 su 24, pare abbia fatto bene all’amore. Almeno nel Bel Paese. Se la convivenza forzata ha fatto “esplodere” le coppie di mezzo mondo lo stesso non può dirsi per l’Italia, almeno stando agli ultimi dati forniti dalla sezione Famiglia del Tribunale di Roma e elaborati dall’Associazione Diritto e Psicologia della Famiglia (DPF).
Nell’anno nero della pandemia si è inaspettatamente registrata una diminuzione del 15 % del numero delle separazioni rispetto all’anno precedente. Di contro si è rivelato un aumento, sia pure lieve delle separazioni consensuali (+2%) che hanno rappresentato così il 76% di quelle totali. Nessuna corsa al divorzio anche tra gli ex già legalmente separati tanto che nel 2020 i divorzi sono diminuiti del 20% con un aumento del 3% di quelli in via giudiziale, ovvero di quelli in cui le parti non sono riuscite a trovare un accordo (28% contro il 25% dell’anno precedente). Nelle separazioni consensuali aumenta dell’8% l’utilizzo della negoziazione assistita, una procedura che consente di arrivare allo scioglimento del matrimonio “in via amichevole” con una significativa riduzione dei tempi e dei costi di una lunga guerra giudiziaria. Nel 2020 ci sono stati 831 divorzi giudiziali contro i 929 dell’anno precedente. Scendono a 1943 le separazioni consensuali, 556 in meno rispetto al 2019. In calo anche i divorzi congiunti che passano da 1955 a 1293. In crescita solo i numeri di chi si dice addio avvalendosi della negoziazione assistita: 832 divorzi e 1161 separazioni. L’anno precedente i matrimoni finiti con una stretta di mano erano stati 825, 1092 le separazioni. Cosa significano questi numeri?
«Temo che le ragioni di questa flessione vadano ricercate non tanto nella riscoperta di sopiti amori, quanto piuttosto nella grave crisi economica che è scaturita dall’epidemia in corso- ha detto il presidente della DPF, avvocato Marco Meliti- Di fonte ad anni di grande incertezza economica e con la paura di perdere il lavoro, molte coppie – soprattutto quelle a basso reddito – non se la sono sentita di affrontare una separazione che, oltre al costo umano ed economico, comporta un grave impoverimento per le finanze familiari, derivante dall’inevitabile duplicazione dei costi, come quelli legati alla necessità di mantenere due abitazioni. Questo spiega perché- ha concluso il matrimonialista- anche quando si è ritenuta non più rinviabile la separazione, si sia cercato di farlo in accordo».
Secondo il presidente della sezione famiglia del Tribunale di Roma, Marta Ienzi, il calo dei divorzi è solo la conseguenza di un anno “sospeso” e che il prossimo anno i divorzi sono destinati ad aumentare.
«Il Covid a marzo scorso paralizzò il paese, non si sapeva a cosa stavamo andando incontro, c’era una profonda incertezza. Nelle ultime settimane stiamo invece registrando un’impennata di nuove iscrizioni di separazioni e divorzi, circa 300 ogni due settimane. Temo che il prossimo anno i numeri saranno ancora più alti. C’è da dire che i coniugi dovranno fare i conti con la crisi finanziaria che ha investito il paese – ha detto Ienzi- I giudizi che trattiamo sono sempre intrisi di emotività. La realtà è che separarsi è un lusso e bisogna poterselo permettere. Troppe volte vediamo donne disperate perché gli ex non ottemperano agli obblighi del mantenimento. Noi giudici facciamo il possibile ma penso che, sulla questione, dovrebbe metterci seriamente le mani il legislatore».