Federico Conte (LeU): “Nuovo partito con Pd, Articolo 1 e Sardine? Possibile, dopo un percorso comune”

- Pubblicità -

“Il Ddl Zan non è affatto liberticida, anzi è un testo equilibrato. Le critiche sono puramente teoriche o del tutto distanti dalla legge, che serve all’Italia da troppi anni. Un nuovo partito di sinistra che unisce Articolo 1, Pd e Sardine? Possibile, alla fine di un percorso”.

Federico Conte è un deputato di Articolo 1, il partito del ministro della Salute Roberto Speranza. Eletto nelle liste di LeU, il parlamentare è ora membro della commissione Giustizia della Camera. Un ruolo molto delicato oggi, tra accesi dibattiti sui diritti civili e necessarie riforme al sistema penale e civile per accedere ai soldi europei del Recovery Fund.

Lei ha lavorato in Commissione per mettere a punto il testo del Ddl Zan contro l’omotransfobia. Oggi è la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia e la proposta di legge è ferma da mesi al Senato. La Chiesa cattolica e il centrodestra sostengono che possa essere un bavaglio alla libertà d’espressione. Come risponde?

“Ho lavorato assieme a vari colleghi in Commissione Giustizia alla Camera per mettere a punto il testo definitivo del Ddl Zan e abbiamo avuto attenzione affinché venisse salvaguardato in maniera esplicita il pluralismo delle idee. La possibilità di esprimere la propria opinione in maniera libera su temi anche molto delicati non è assolutamente messa in discussione, abbiamo solo tratteggiato in modo preciso il confine oltre il quale diventa rilevante penalmente una condotta: è il confine dell’istigazione a commettere atti discriminatori o violenti. Quello dell’istigazione non è un concetto teorico interpretabile in maniera arbitraria, ha dei contenuti penalistici precisi: dev’essere un’attività chiaramente preordinata e posta in essere a provocare certe reazioni, con specificità e concretezza. Quel testo è perfettamente in equilibrio tra la salvaguardia dell’espressione delle opinioni e la salvaguardia delle persone che non possono essere discriminate in relazione all’orientamento sessuale, al sesso e all’orientamento di genere. Insomma alle dimensioni della propria personalità. Il tentativo della vecchia maggioranza (quella del Conte bis n.d.r.) è ora di affermare anche nel nuovo contesto politico (con Mario Draghi a capo di un governo di emergenza n.d.r.) la necessità che ha il paese di una legge così”.

La Chiesa però ha mostrato apertura, almeno a parole, sostenendo la necessità di una legge del genere, ma con alcune modifiche. Secondo lei si può trovare un accordo, anche se questo significa ripartire dalla Camera?

“La mia preoccupazione è che questo desiderio di intervenire sul testo e non parlo della Chiesa, quanto delle forze politiche del centro-destra, sia quello di far naufragare il percorso parlamentare fatto fino ad ora. Ho paura che un terzo passaggio tra Camera e Senato non sia possibile, che non ci siano i tempi, tra attuazione del Recovery Plan e necessarie riforme associate. C’è il rischio di perdere quest’occasione e sarebbe un peccato. Sono troppi anni che l’Italia ha bisogno di una legge contro l’omotransfobia”.

Parla di centro-destra, le loro critiche sono principalmente due:

  1. Con il Ddl Zan sarebbe difficile porre un confine in un eventuale processo tra libera opinione e discriminazione (ad esempio se si dice che una coppia omosessuale non deve adottare un bambino o ricorrere alla maternità surrogata);
  2. La definizione di identità di genere contenuta nella legge permetterebbe in maniera “semplice” di dichiararsi uomo o donna a prescindere da percorsi di transizione, avendo anche delle agevolazioni in determinati contesti (è stato fatto l’esempio del trasferimento di carcerati tra istituti maschili a istituti femminili in California, dove c’è una legge simile al Ddl Zan).

“Mi sembrano ragionamenti in parte puramente teorici e in parte totalmente distanti da questa legge. Dire che una coppia omosessuale non dovrebbe adottare o ricorrere alla maternità surrogata rientra nel pluralismo delle idee che il Ddl Zan tutela. La condotta colpita dalla legge è quella in cui ad esempio si arriva a dire, creando una discriminazione concreta: ‘Una coppia omosessuale non può adottare perché è composta da degenerati, che meritano di essere ghettizzati ed emarginati’. L’istigazione è questa, c’è di mezzo il concetto di continenza, come per la diffamazione a mezzo stampa: ci sono limiti di linguaggio e azione, superati i quali l’opinione diventa illegittima. Per quanto riguarda l’identità di genere mi sembra che sia un argomento strumentale: quali agevolazioni potrebbero esserci? Semmai si parla di protezione per categorie che esistono e che la legge deve riconoscere. Il caso del carcere è totalmente fuori dalla legge Zan, che colpisce chi discrimina o fa violenza. Quello della California è un esempio del tutto estemporaneo che trasferisce un concetto sbagliato all’opinione pubblica sul testo in questione”.

Rimando in tema di diritti civili, lei ha anche firmato una proposta di legge con Laura Boldrini sullo ius soli e lo ius culturae. Pensa ci sia spazio prima della fine della legislatura per approvare una riforma sulla cittadinanza?

“Ho molto apprezzato l’appello di Letta, appena eletto segretario del Pd, su questo terreno. Si tratta di un terreno di civiltà, su cui l’Italia deve fare un passo in avanti in senso progressista. Il tempo cha abbiamo avanti non è moltissimo e le incombenze che abbiamo, che vengono dall’Europa, sono significative. Questo però non vuol dire che non si possa trovare un perimetro su cui intenderci, per trovare una quadra. Io credo che un tentativo vada fatto”.

Invece per quanto riguarda i diritti sociali recentemente Giuseppe Conte ha proposto di riscrivere lo Statuto dei lavoratori. Potrebbe essere un modo per reintrodurre l’art.18 come chiedete voi di LeU e Articolo 1? E cosa ne pensa del contratto di rioccupazione proposto dal ministro Orlando per tentare di limitare licenziamenti di massa post-Covid?

“Il tema dello Statuto dei lavoratori lo ha posto anche il segretario della Cgil Landini, su un piano che mi convince. Oggi il problema sociale riguarda la dimensione del lavoro, che dal 1970 ha subito cambiamenti enormi e poi con la pandemia una vera e propria mutazione. La direzione di un nuovo Statuto del lavoro o dei lavori è corretta: bisogna parlare di quello dipendente e di quello autonomo. Dobbiamo estendere le tutele: anche ai liberi professionisti, che siano autonomi della gestione Inps o ordinistici (come gli avvocati) servono diritti. Questo perché il lavoro, anche quello del professionista e intellettuale, ha cambiato aspetto. Nella riscrittura delle norme rientra un ragionamento sull’articolo 18. La fase neoliberista ha mostrato tutti i suoi limiti e ha lasciato sul campo molte disfunzionalità che vanno corrette. Venendo al contratto di rioccupazione: mi sembra una soluzione molto intelligente per evitare che la fine del blocco dei licenziamenti crei uno scalone preoccupante sul numero degli occupati. Questo intervento dello Stato nell’economia consente il mantenimento dei livelli occupazionali, aiuta la produzione e evita un’ulteriore lacerazione sociale. Si parla tanto di riforme, giusto, ma non lasciamo indietro nessuno”.

A proposito di riforme: quella della Giustizia civile e penale sembra in salita. Salvini ha spiegato che difficilmente si troverà un punto di caduta con questa maggioranza. Rimane poi il nodo della prescrizione. Lei aveva firmato il cosiddetto lodo Conte bis, la proposta che prevede un trattamento diverso per gli imputati che vengono assolti o condannati in primo grado di giudizio (ok alla prescrizione nel primo caso, stop nel secondo). Si può ripartire da lì?

“Salvini sbaglia: si deve trovare un accordo per forza perché la riforma del sistema giudiziario è fondamentale. Così com’è il sistema rappresenta uno dei principali limiti agli investimenti esteri. Inoltre oggi si producono diverse disuguaglianze interne, perché i diritti non sono garantiti sempre e la riforma è essenziale per ricevere i fondi del Recovery. Dire che una riforma non si può fare è come affermare che l’Italia deve fallire. Sulla prescrizione la proposta della ministra della Giustizia Cartabia è duplice: una parte in continuità con il Lodo Conte bis e un’altra molto ambiziosa che affianca alla prescrizione sostanziale quella processuale. Il concetto è semplice: quanto lo Stato decide di procedere contro un cittadino per un reato la prescrizione sostanziale si ferma, perché non ci si può dimenticare di quel reato. Ma se lo Stato, dopo la fine della prescrizione sostanziale, non processa il cittadino in tempi stabiliti e ragionevoli il processo si estingue. Sicuramente una buona idea”.

Due giorni fa c’è stata l’assemblea di Articolo 1. Si è parlato di “agorà” organizzate dal Pd a cui parteciperete. Vi state avvicinando ai democratici per costruire un nuovo soggetto di sinistra insieme alle Sardine per dialogare con più forza con il Movimento 5 Stelle? Insomma: non più LeU con Sinistra Italiana?

“La prospettiva non è delineata. Pd e M5s sono due soggetti diversamente incompiuti: stanno provando a rifondarsi e rilanciarsi. Rispetto a questi due soggetti Articolo 1 ha a sua volta l’esigenza di riproporre la sua identità. Io ho proposto di essere autonomi per discutere con le altre forze del centro-sinistra sul piano delle proposte concrete. Il nostro segretario Roberto Speranza ha dato l’indicazione di partecipare alle agorà democratiche del Pd. Alla fine del percorso si potrebbe arrivare a un nuovo soggetto progressista da più parti invocato, però la partecipazione non è un’adesione. Ancora tutto è in divenire. L’importante, in ogni caso, è fondare un campo ampio con un programma chiaro”.

Ha citato il ministro Speranza. In questi giorni, nel dibattito sulle misure anti-Covid, si parla molto di coprifuoco. Verrà abolito visto che i casi gravi diminuiscono rapidamente? Se sì, quando?

“Il dibattito nasce dalla propaganda sbagliata di Salvini. Avevamo già programmato la rimozione della misura, da tempo. Ovviamente c’è stato un piano di riaperture per tappe, affidato ai dati sul virus. Ora che i numeri sono buoni, a risultato dei sacrifici fatti, si sta verificando la situazione da un punto di vista scientifico. L’impostazione del governo è la progressività: credo che ci sarà un rapido spostamento del coprifuoco dalle 22 fino alle 24, per poi arrivare dopo qualche settimana all’abolizione”.

Giacomo Andreoli