Secondo i dati della Protezione Civile, sono complessivamente 73.880 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 3.815. Sabato l’incremento era stato di 3.651. Il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 97.689.
Dai dati della Protezione civile emerge che sono 25.392 i malati in Lombardia (883 più di ieri), 10.535 in Emilia-Romagna (+571) 7.251 in Veneto (+338), 7.268 in Piemonte (+417), 3.160 nelle Marche (+161), 3.786 in Toscana (+275), 2.279 in Liguria (+193), 2.362 nel Lazio (+181), 1.556 in Campania (+149), 1.141 in Friuli Venezia Giulia (+21), 1.293 in Trentino (+59), 1.034 in provincia di Bolzano (+105), 1.432 in Puglia (+74), 1.330 in Sicilia (+88), 1.169 in Abruzzo (+142), 897 in Umbria (-1), 539 in Valle d’Aosta (+71), 582 in Sardegna (+13), 577 in Calabria (+54), 100 in Molise (+2), 197 in Basilicata (+19). Quanto alle vittime, se ne registrano 6.360 in Lombardia (+416), 1.443 in Emilia-Romagna (+99), 392 in Veneto (+30), 684 in Piemonte (+67), 386 nelle Marche (+22), 215 in Toscana (+17), 377 in Liguria (+19), 117 in Campania (+8), 136 nel Lazio (+12), 98 in Friuli Venezia Giulia (+11), 86 in Puglia (+15), 64 in provincia di Bolzano (+0), 65 in Sicilia (+8), 88 in Abruzzo (+12), 31 in Umbria (+3), 43 in Valle d’Aosta (+2), 129 in Trentino (+9), 25 in Calabria (+4), 27 in Sardegna (+1), 9 in Molise (+0), 4 in Basilicata (+1). I tamponi complessivi sono 454.030, dei quali oltre 254mila in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.
Sono 10.779 i morti, con un aumento rispetto a ieri di 756. Sabato l’aumento era stato di 889.
Sono 13.030 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 646 in più di ieri.
Negli ultimi 3 giorni si è verificato un calo sia del numero delle vittime sia dei ricoveri in terapia intensiva, “grandi cambiamenti nell’ordine del 10-15%” che dipendono dalle “misure messe in atto” e da un “sistema sanitario che sta rispondendo”, ha detto il pneumologo e membro del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi in conferenza stampa. “Non dobbiamo fermarci ai numeri – aggiunge – ma sono dati che devono far riflettere e ci incoraggiano nel messaggio che con i nostri comportamenti salviamo delle vite”.
“Mi associo all’importante messaggio del ministro Speranza – ha aggiunto Richeldi -, i dati sono un motivo per continuare a comportarci così, ma anche ad essere più stretti. Visti risultati dobbiamo essere ancora più convinti nel rispetto delle misure. La battaglia è molto lunga, non dobbiamo abbassare la guardia. In particolare il calo dei deceduti e dei ricoveri in terapie intensive danno dati solidi e concreti che si riflettono sulla vita dei cittadini”.
Sul coronavirus in Italia “c’è stata una impreparazione inevitabile iniziale: i primi dati molecolari ci dicono che circolasse in Italia i primi giorni di gennaio e il primo caso diagnosticato è del 20 febbraio. Eravamo impreparati, non è colpa di nessuno ed è inutile recriminare”, ha detto ancora Richeldi. Secondo lo pneumologo “ci siamo trovati di fronte a una situazione senza precedenti, a un virus sconosciuto fino a 3 mesi fa”. “I dispositivi di protezione individuale sono una base indispensabile per la protezione degli operatori, ma nelle ultime settimane gli ospedali si sono dotati anche di percorsi dedicati. Non ci aspettavamo così tanti malati e il virus ci ha trovato sguarniti negli ospedali, ora ci sono percorsi pre definiti per i pazienti Covid. Percorsi e procedure sono importanti quanto i dispositivi”.
Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, a “L’Intervista di Maria Latella” su Sky TG24, ha ribadito che “le misure in scadenza il 3 aprile inevitabilmente saranno allungate. I tempi li deciderà, come è sempre accaduto, il Consiglio dei Ministri sulla base di un’istruttoria che fa la comunità scientifica. Penso che in questo momento parlare di riapertura sia inopportuno e irresponsabile. Tutti noi vogliamo tornare alla normalità, ma prima dobbiamo riaccendere un interruttore per volta”.
“Siamo ancora nel pieno dell’epidemia. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio ora”, dichiara il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Si finirebbe – afferma il ministro della Salute – per vanificare quanto fatto fino ad oggi. I sacrifici di queste settimane sono seri”. “Gli epidemiologici affermano che si vedono i primi effetti del contenimento. Non siamo però ancora al cambio di fase. Servirà – avverte – tempo e gradualità”.
E scoppia poi una nuova polemica tra Regione Lombardia e governo. “Se l’autonomia è sussidiarietà è un conto – dice Boccia -, se l’autonomia è fare da soli perché si pensa di fare meglio la risposta è ‘no perché crolli’. Nessuna Regione ce l’avrebbe fatta da sola, sarebbero crollate tutte”, ha aggiunto Boccia. Quanto alle polemiche su mascherine e ventilatori, Boccia ha sottolineato che l’organizzazione della Sanità è regionale, “ma se non ci fosse lo Stato non ci sarebbe quasi nulla se non le cose che erano nei depositi, anche abbastanza modesti e piccoli sui territori”.
“Avventate e inopportune”: ha scelto questi due aggettivi il presidente della Lombardia Attilio Fontana per definire le parole del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. “Invito il ministro Boccia a fare il ragionamento inverso. Quale sarebbe la situazione nel Paese se le Regioni non avessero fatto fronte alla emergenza anche nella fase della sottovalutazione del rischio che ha attanagliato il Governo per giorni e giorni? – ha replicato – Basti pensare che in Lombardia abbiamo attivato quasi 1000 terapie intensive da destinare all’emergenza e stiamo lavorando a tutto campo anche per ciò che riguarda le altre necessità. Come ad esempio il reperimento di mascherine e di ventilatori”.
“Mi fermo qui – ha aggiunto – perché in questo momento le energie vanno concentrate in altre più gravi direzioni. Trovo comunque avventate e inopportune, soprattutto per quanto riguarda la Lombardia, le affermazioni del ministro Boccia”.
Il governo è “incapace di gestire l’ordinarietà, figuriamoci l’emergenza”, replica l’assessore lombardo al Bilancio Davide Caparini. “Quando Boccia afferma che nessuna regione ce l’avrebbe fatta da sola dice un’eresia. Se contiamo i nostri morti è anche a causa di un governo che non ha fatto le zone rosse quando e dove gliele abbiamo chieste. Lo abbiamo chiesto con il supporto della scienza: abbiamo implorato di fare lo shutdown arrivato dopo 2 settimane”.
“Dire che in questa fase di emergenza Covid-19 nessuno ce la fa da solo non è una critica alle Regioni ma è semplice realismo. Lo ribadisco, nessuno ce la fa da solo. Nemmeno noi”. Così il ministro Boccia all’aeroporto di Verona per accogliere i medici albanesi, dove lo attendeva il presidente della Regione Lombardia. “Siamo a Verona con gli operatori sanitari albanesi che da stasera saranno in corsia a Brescia. Gli diciamo grazie. Con le Regioni lavoriamo gomito a gomito e se siamo qui anche oggi è per aiutare chi ne ha più bisogno”.