Poliziotti usati per accompagnare una ventina di migranti positivi all’ospedale militare del Celio. Gli agenti del Reparto Mobile, per ridurre al minimo il rischio di contagio, hanno dovuto effettuare un vero e proprio servizio di ordine pubblico indossando tutte le protezioni che la Polizia di Stato ha potuto mettere a disposizione. E’ accaduto a Roma scatenando la reazione del sindacato:
“Nessuna protezione potrebbe mai garantire al 100% dal contagio i colleghi impegnati in questo genere di servizi in caso di colluttazione con persone, che hanno davanti a sé, come orizzonte, il rimpatrio obbligato – spiega il segretario generale Vincenzo Chianese -. La prevedibilissima impennata di arrivi durante questa pandemia non può certo essere fronteggiata facendo apparire come ‘puffi’ servitori dello Stato che guadagnano 1.500 euro al mese”.
Eppure, con l’emergenza Covid- 19 ancora in corso, sono sempre più le occasioni in cui i poliziotti vengono ridotti a ‘controllori’ del rispetto delle norme anti contagio: “I colpevoli ritardi e le troppe indecisioni della politica – sottolinea Chianese – non possono continuare a ricadere su chi, ogni giorno, rischia non solo la pelle, anche perché sprovvisto sia di aggiornamento professionale idoneo, che di strumenti adeguati, ma anche di essere strumentalmente accostato a chi, negli Stati Uniti, ha ucciso il povero George Floyd. E’ un gioco al massacro, i poliziotti sono stanchi e non si può più restare in silenzio”.
“Sono vicina alle forze dell’ordine in merito a quanto accaduto – afferma Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato Collaboratori di Giustizia (Cogi). Non dovrebbe, però, essere compito della Polizia gestire l’immigrazione incontrollata. Le forze dell’ordine devono essere ricondotte al loro ruolo: quello di difensori ed ausilio dei cittadini. Non possono essere gettati in mezzo alla strada per combattere guerre per cui non sono nemmeno strutturati”.
“Dovremmo tentare di limitare i momenti di tensione, – conclude la Tirrito – le forze dell’ordine non possono diventare nemici dell’umanità intera, costretti a lottare per far rispettare le norme a tutti. Se ci fosse più chiarezza, se si potessero comprendere meglio le motivazioni delle regole e la loro utilità, il cittadino sarebbe meno riluttante a rispettare le regole e i poliziotti stessi non diventerebbero più il bersaglio di chiunque”.