Elon Musk e la mail ai dipendenti federali: “Dite cosa fate o andatevene”

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(Adnkronos) –
"Dite cosa avete fatto o dimettetevi". La nuova iniziativa di Elon Musk scuote gli Stati Uniti. Il magnate, responsabile del dipartimento per l'Efficienza del governo (Doge), ha annunciato l'invio di una mail ai dipendenti federali. "In linea con le istruzioni di Donald Trump, tutti i dipendenti federali riceveranno a breve un'e-mail con la richiesta di capire cosa hanno fatto la scorsa settimana. La mancata risposta sarà considerata come una dimissione", si legge nel post che annuncia la comunicazione. I dipendenti federali riceveranno la mail entro la serata di domenica e dovranno fornire una risposta articolata in 5 punti, più o meno: l'elenco andrà inviato nella risposta e per conoscenza dovrà essere spedito anche la responsabile della struttura in cui opera il dipendente. Nella mail, evidenziano i media americani, non c'è nessun riferimento esplicito alle conseguenze di una mancata risposta. In particolare, non si accenna alla possibilità che l'assenza di una replica venga considerata come automatiche dimissioni. 
L'approccio di Musk, in un periodo in cui tutta la macchina pubblica viene sfrondata con licenziamenti massicci, finisce ovviamente sotto i riflettori. I media americani danno ampio spazio ai pareri di legali. In sostanza, l'iter scelto da Mr X non è ortodosso: prima di rispondere, un dipendente federale dovrebbe consultare il proprio responsabile e confrontarsi anche con il sindacato. La Cnn, inoltre, riferisce che diverse agenzie hanno esplicitamente chiesto ai proprio dipendenti di non rispondere, almeno per il momento, visti i temi sensibili trattati nell'attività quotidiana. Musk, intanto, tira dritto e – ovviamente su X – rivendica la correttezza della propria iniziativa. "Il motivo per cui tutto questo è importante -scrive in un post- che un numero significativo di persone che dovrebbero lavorare per il governo fanno talmente poco da non controllare nemmeno la posta elettronica". "In alcuni casi, crediamo che persone inesistenti o identità di persone decedute vengano utilizzate per riscuotere gli assegni. In altre parole, si tratta di una vera e propria frode", prosegue.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)