Matteo Salandri, classe 1988, è nato a Roma e concilia fin da piccolo la passione per lo sport e l’impegno scolastico. Nato con un glaucoma congenito che l’ha portato progressivamente a distinguere soltanto luci ed ombre, a dodici anni inizia con l’atletica leggera paralimpica, vincendo diversi titoli nazionali, fino a vestire la maglia azzurra nel 2009 ai campionati europei di categoria. Nel frattempo, si laurea in giurisprudenza presso l’università di Roma “La Sapienza”. Molto legato al tema dell’accessibilità, ha frequentato un master all’università Luigi Bocconi in “Economia e management delle infrastrutture e dei trasporti” e, attualmente, un master in “gestione della disabilità e delle diversità” presso l’università di Tor Vergata. Scopre, per caso, un’innata predisposizione e passione per il surf. Tesserato per la Banzai Sporting Club, viene convocato per i campionati mondiali “ISA adaptive” di surf in programma negli Stati Uniti ma è costretto a saltarli a causa della pandemia da Covid- 19.
Hai da poco concluso al secondo posto una gara importante come l’English Adaptive Surfing Open a Bristol nel nuovissimo impianto “The Wave”. Ci racconti qual è stata la tua preparazione, come hai affrontato questo nuovo tipo di esperienza e le emozioni che hai provato?
«Era la prima volta per me in una wave pool, dunque è stata per me un’atmosfera molto particolare. Le wave pool stanno diventando sempre più numerose e questa qui a Bristol -ad oggi- è la seconda più grande al mondo. E’ stato quindi per me molto importante provare questo nuovo tipo d’esperienza, anche perché le onde riuscivano ad arrivare anche ad un’incredibile altezza di due metri . Certo che, a mio avviso, il mare è tutt’altra cosa. Nonostante si possano costruire infrastrutture ultramoderne ed innovative non c’è nulla che possa sostituire le emozioni che ti dà l’ambiente marino. Una difficoltà che ho riscontrato, almeno all’inizio, è stata quella di affrontare l’acqua dolce che, al contrario di quella salata, offre una minore galleggiabilità ed era quindi necessario imprimere un maggior sforzo fisico nella remata. Inoltre le condizioni climatiche non erano ottime -tra gli otto ed i dieci gradi- con molta umidità e pioggia. Particolarmente interessante è stato il doversi approcciare con molti rumori diversi a quelli che normalmente caratterizzano le mie uscite, suoni che non mi erano familiari. L’esperienza è stata senz’altro positiva, mi sono divertito e questo è per me fondamentale ed ho potuto rincontrare atleti e persone conosciute in altre manifestazioni provenienti da molte nazioni. Il secondo posto conquistato mi gratifica molto, ma sono comunque rammaricato perché poteva andare meglio».
Il 16 ottobre si è celebrata la giornata nazionale del cane guida, una ricorrenza voluta dall’unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti per sensibilizzare le persone sull’importanza di questi preziosi “amici”. Quanto sono importanti questi animali per le persone con disabilità visiva?
Sono ormai dieci anni che mi faccio accompagnare da cani guida. La mia attuale guida si chiama Yashi ed è un labrador nero che mi fa compagnia da più di un anno e mezzo. Dico sempre che avrò cani a vita poiché una persona con disabilità visiva può scegliere di farsi accompagnare da un cane guida oppure di utilizzare un bastone bianco. Sicuramente il bastone bianco è più semplice da gestire, però la naturalezza che ti dà il cane guida nella camminata non è possibile ottenerla con il bastone. Non posso, quindi, che essere grato a questi splendidi animali che svolgono un’attività assistenzialistica fantastica. Non saprei vivere la mia quotidianità senza Yashi, visto che passo molto più tempo con lei che con qualsiasi altra persona. Ne approfitto anche per dire che il cane guida è disciplinato da una legge dello stato del 1974, poi riformata nel 2006, che dà il diritto al conduttore di entrare con il proprio cane in ogni spazio pubblico e di salire su qualsiasi mezzo adibito a trasporto pubblico. Questo è molto importante visto che, nel corso degli anni, qualche sporadico episodio di ignoranza ed inciviltà mi è capitato. Mi è stato infatti chiesto di uscire poiché avevo con me il cane. Queste persone non erano a conoscenza della legge e, a seguito della violazione, si rischia un’ammenda dai 500 ai 2.500 euro.
Qual è il tuo rapporto con il cane guida?
Con i cani guida è molto importante rapportarsi in un certo modo, quando stanno lavorando non bisogna mai distrarli e le persone, talvolta inconsciamente, tendono a giocarci. Infine, per sensibilizzare le persone all’importanza che riveste un cane guida, è stato creato un decalogo apposito che è possibile consultare sulla rete.