Legambiente: “Un netto NO alle due nuove centrali a gas previste a Vado Ligure e Civitavecchia. Si eviti questa insensata inutile e insensata corsa al gas”
È notizia di pochi giorni fa, quella che Tirreno Power ha presentato due istanze per l’avvio degli autorizzativi per la valutazione dei progetti di realizzazione di due nuovi impianti a gas fossile nei siti di Civitavecchia e Vado Ligure. È bene ribadirlo, per Legambiente, non esiste nessuna ragione tecnica, ambientale, di sicurezza, climatica, economica, di transizione che giustifichi in Italia la realizzazione di nuove centrali a gas, che ricordiamo essere una fonte fossile quindi anch’essa responsabile dell’emissione di gas climalteranti. Per affrontare la transizione energetica, infatti, nel nostro Paese non serve nuova potenza a gas, le centrali già presenti lavorano per un numero di ore l’anno totalmente inefficiente, circa 3.200 ore anno. Un numero che basterebbe portare a 4.000 per sopperire alla chiusura delle centrali a carbone e rispondere a tutte le esigenze di sicurezza e flessibilità della rete. Inaccettabile quindi la scusa che tutte queste nuove centrali – ricordiamo le 4 previste nei luoghi della transizione, più quella di Presenzano in Campania da parte di Edison – servano per affrontare la transizione. Impianti che non trovano ragioni tecniche e ambientali, ma neanche economiche visto che terranno in piedi solo grazie al nuovo sussidio del Capacity Market. Risorse che andrebbero investite in questi territori adottando soluzioni credibili e radicali per ridurre le emissioni di CO2, semplificando le procedure autorizzative e garantendo un ruolo sempre maggiore alle fonti rinnovabili e ai sistemi di accumulo che in altre parti del mondo sono la soluzione per rispondere a tutte le necessità di produzione e sicurezza della rete.
È questo il messaggio che Legambiente ribadisce oggi al Governo, ma anche alle Regioni e ai Comuni che dovranno farsi carico di portare in questi territori soluzioni innovative e in grado di guardare al futuro, portando qualità e posti di lavoro. Un messaggio che l’associazione ambientalista ha lanciato oggi con un flash mob simbolico appendendo lo striscione “Stop alle fonti fossili” sulla rete situata in prossimità della centrale di Civitavecchia. “È insensato – spiega Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – investire in una centrale a gas in una delle province ligure più avanti in tema di eolico, con quasi 41 MW realizzati e 19 parchi eolici e l’avvio di un nuovo progetto in località Rocche Bianche a Quiliano. Un percorso da valorizzare e replicare anche a Civitavecchia, dove come più volte ribadito, è necessario investire su eolico, fotovoltaico e accumulo invece che sulla riconversione a gas, e dove nuove centrali a fonti fossili appaiono quanto mai la peggiore delle risposte. Bisogna guardare al territorio pensando al futuro e stimolando le aziende ad investire in questi territori, come nel caso della Tuscania e il nuovo progetto eolico da 90 MW. Il nostro Paese ha tutto l’interesse ad evitare questa inutile e insensata corsa al gas, dal 2003 ad oggi, grazie al decreto sblocca centrali dell’allora governo Berlusconi, è stata realizzata una sovrabbondanza di centrali, 115 GW di potenza installata, quasi il doppio rispetto alla domanda massima sulla rete (58.219 MW nel luglio 2019, fonte Terna)”.
“La centrale a carbone di Civitavecchia è il nemico del clima numero uno nel Lazio – ha dichiarato Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – per l’inquinamento che provoca nel suo territorio e per l’enorme portata delle emissioni climalteranti che scatena. Secondo gli ultimi dati provenienti da Bruxelles, la centrale infatti è al primo posto assoluto tra gli impianti italiani per emissioni di gas climalteranti con 8,1 milioni di tonnellate di CO2 sprigionate nel 2018, tra le 30 aziende che emettono più gas serra in Europa e dalla sua ciminiera provengono il 78% delle emissioni climalteranti da produzione energetica del Lazio. Torrevaldaliga va spenta e convertita in polo delle rinnovabili, con torri eoliche, fotovoltaico e sistemi di accumuli in grado di rispondere alle esigenze di produzione, ma anche di sicurezza e flessibilità della rete. Non nell’ennesima centrale a gas”.
Per questo Legambiente oggi torna nuovamente a ribadire che più che nuovi impianti, basterebbe aumentare le ore medie annue di esercizio delle centrali a gas esistenti passando da 3.261 a 4.000 ore medie annue. Uno scenario, comunque poco auspicabile, ma che dimostra l’inutilità di nuove centrali, e che andrebbe sostituito con forti e coraggiose politiche di diffusione delle fonti rinnovabili, su grande e piccola scala, con sistemi di accumuli in gradi di rispondere alle esigenze di flessibilità e sicurezza, di efficienza energetica per ridurre i fabbisogni e aiutare concretamente i cittadini a risparmiare in bolletta e di elettrificazione dei consumi termici, in modo da ridurre sempre di più i fabbisogni di gas. L’obiettivo è quello delle emissioni zero nette al 2040. E ogni nuova centrale non farà altro che allontanare questo Paese e i territori quanto obiettivo.