È un anno importante questo 2021. Un anno che vede l’Italia capofila nelle iniziative atte a ricordare Dante Alighieri, il Sommo Poeta, nonostante la preoccupazione principale di tutti sia il “bollettino di guerra” combattuta contro un virus genocida.
700 anni fa, infatti, moriva, in quel di Ravenna, Dante Alighieri, considerato “padre della lingua italiana” e autore di una delle opere più celebrate della letteratura mondiale: La Divina Commedia.
Tante sono le iniziative messe in campo in ogni parte d’Italia, ma anche all’Estero: programmate per ricordare l’Uomo che ebbe il coraggio di sfidare la Chiesa, relegando i papi Niccolò III, Bonifacio VIII e Clemente V nell’Inferno; ma anche colui che seppe eternare il vero amore, attraverso il tormentato racconto di Paolo e Francesca (nel canto V dell’Inferno).
Ancora oggi di Dante, e della sua maggiore opera, tanto si scrive e tanto si discute, soprattutto tra i banchi di scuola. Ed è soprattutto a scuola che Dante Alighieri ebbe un importante (e quasi dimenticato) alleato: Giovanni Bovio (Trani, 1837 – Napoli 1903).
Bovio, dalla prodigiosa mente, già da ragazzino ebbe modo di innamorarsi dell’opera di Dante, arrivando a declamare a memoria i complessi Canti della Divina Commedia. Appena divenuto deputato nel Parlamento del Regno d’Italia, Bovio cominciò la sua personale e difficile battaglia, affinché fosse istituita una Cattedra dantesca a Roma, e perché Dante e la sua Divina Commedia divenissero argomento di studio nelle Università e negli Istituti superiori del Regno.
Nella tornata parlamentare del 22 maggio 1883, Giovanni Bovio dichiarava: “Non è ignoto al Parlamento ed all’onorevole ministro che in alcune università straniere c’è da anni una cattedra per Dante. Lo hanno considerato come un genio, la cui parola non voleva essere intesa nel coro od in un corso annuo qualunque. L’Italia non ha ancora istituito questa cattedra, e di questo vuoto molte e gravi devono essere state le cause”.
In quella stessa tornata parlamentare, in cui Giovanni Bovio ottenne il plauso anche dalla parte politica avversa (cosa non nuova ad un’abile oratore di quel calibro), il deputato di area repubblicana, nell’avvalorare la sua causa, sostenne:
“…l’Inghilterra studia il suo Shakespeare, lo fa popolare, lo divulga come spirito nazionale, ma lo studia nella critica europea, specialmente germanica. Goethe, specialmente nelle liriche, è divulgatissimo in Germania, dove lo vanno così di frequente comparando con Shakespeare e con Dante. Riflettono nella critica europea il genio nazionale. Ecco ciò che conviensi fare a noi dopo gli studi danteschi in Europa. Sapremo di noi, e sapremo quale lavoro sopra di noi si è fatto fuori”.
L’allora ministro Baccelli acconsentì che la proposta fosse presa in considerazione e che si istituisse una Commissione apposita. Ma Bovio, nonostante i buoni propositi dei suoi interlocutori, fu costretto a ritornare sull’argomento diverse volte, e per diversi anni.
Sempre più determinato a portare avanti la sua missione, Giovanni Bovio, vistosi bocciare per soli pochi voti il disegno di legge per l’istituzione della Cattedra dantesca a Roma, ritornò ad argomentare nel merito con formidabile eloquenza nella tornata del 6 dicembre 1886: “…Che Dante debba essere solennemente insegnato in due o tre Atenei principalissimi, questo è entrato nel convincimento di tutti, e che vi debba essere insegnato non come un capitolo di storia letteraria, né co’ soliti comenti, ma tutto e con tutta la suppellettile del saper moderno. (…) Un grande Stato giovine deve avere, nella capitale specialmente, una cattedra, un insegnamento che sia come l’impronta sua. Sia dunque Dante divinatore dello Stato laico”.
Finalmente, ridiscusso il disegno di legge nella tornata elettorale del 5 febbraio 1887, e ottenuta l‘approvazione dell’allora ministro dell’istruzione pubblica, onorevole Coppino, il disegno di legge fu approvato nella stessa seduta, e dopo le modifiche apportate per volontà del Senato, divenne legge il 3 luglio 1887.
“…Io so, onorevole ministro (sosteneva Bovio), so che ella prima di eleggere penserà trepidando; ma, designato l’uomo, ella sentirà di avere reso un servizio memorando alla coltura nazionale, e si sentirà ben lieto il giorno in cui in Roma, nella presenza del Governo, de’ dotti e de’ giovani studiosi, questa cattedra nazionale sarà inaugurata”.
Non capita a tutti di avere un alleato del calibro di Giovanni Bovio, ma è certo che Dante, in Bovio, ha trovato il grande uomo capace di fare grandi “i grandi Uomini”.