La tanto attesa manovra del Governo ha lasciato deluse alcune categorie.
Tra i tanti dimenticati troviamo gli operatori dell’infanzia che rimangono a bocca asciutta dopo mesi di attesa. La speranza svanisce alle ultime anticipazioni del 13 maggio 2020 da parte del Presidente del Consiglio.
Il velo di incertezza diventa un solido e spesso sudario da cui sarà difficile eludere la morte di molte attività. Avanza schiacciante la possibilità di non riemergere per tanti lavoratori di questo settore.
Paura, incertezza e sgomento. Questo leggiamo negli occhi di chi non può accettare di finire nel dimenticatoio. Gli operatori degli asili nido non hanno più un futuro e rimangono inermi. La rabbia li attanaglia, ma non riescono a proferir parola. Si sentono trattati come rifiuti urbani.
Abbiamo ripercorso la loro giornata tipo.
Alle ore 7:00 si parte! I primi bambini iniziano ad arrivare. Alcuni stanno ancora dormendo, altri sono insonnoliti. Taluni, invece, sono già pronti per iniziare una nuova giornata di gioco e divertimento. Tutti consapevoli che al loro ingresso al nido troveranno persone amorevoli, pronte ad accoglierli con una coccola e un abbraccio pieno di amore.
Questo per molti giorni, per molti anni, è stato l’inizio della giornata tipo di Stefania Straniero dell’Asilo Nido “Piccoli Talenti Stories” e di tante sue colleghe che hanno deciso di fare questo lavoro non per arricchirsi, ma per pura e vera passione.
Purtroppo, il giorno 04 marzo 2020, in seguito all’emergenza Covid-19, hanno appreso che per un periodo non definito e non definibile, le loro giornate avrebbero avuto un incipit differente: “Chiusura delle scuole di ogni ordine e grado”.
Tante emozioni contrastanti si sono affacciate sul volto di tutti gli italiani: angoscia, emozione, rabbia, frustrazione, ma anche la speranza che la situazione non sarebbe durata a lungo.
Didattica a distanza: un nuovo concetto da apprendere.
Come si può conciliare il termine “distanza” quando si parla di bambini da 0 a 3 anni, il cui vissuto è fatto di emozioni, abbracci e contatto fisico?
Nonostante le infinite perplessità, tutti gli asili nido erano consapevoli che questa sarebbe stata (è lo è tuttora) l’unica strada percorribile per mantenere un minimo di relazione con i “loro” bambini e con le rispettive famiglie.
Così, si è dato il via ai live meeting. Spunti didattici pubblicati sui diversi social degli asili nido e sui gruppi WhatsApp. Dirette in cui le educatrici cantano le filastrocche preferite dai bambini, per cercare di non fare sentire loro, ancora di più, la diversità della situazione.
Nel frattempo, si apprende che le dipendenti di queste strutture dovranno essere messe in cassa integrazione e che questa avrà una durata minima di 9 settimane.
Un nuovo senso di terrore attanaglia le menti di tutti coloro che con tanti sacrifici e progetti hanno realizzato il loro sogno. In questi mesi, anziché al mattino vedere i volti sorridenti dei loro bambini, si sono ritrovati con solleciti di pagamento delle bollette, di canoni di locazione, ecc.
Eh sì, perché se il Governo a marzo ha emesso un decreto in cui erano previste delle misure di sostegno alle piccole e medie imprese, nel concreto per questa categoria non c’è nulla.
Gli sgravi fiscali relativi ai canoni di locazione sono riservati a negozi e botteghe (C1) e, quindi, gli asili nido non ne possono usufruire.
La tanto declamata cassa integrazione tarda ad arrivare e i finanziamenti a fondo perduto non sono stati ancora attuati e, tra l’altro, non è chiaro se gli asili nido ne potranno usufruire.
Nel frattempo, si parla di esami di maturità, esami di licenza media, ma di asili nido privati chi ne parla? NESSUNO!
Eppure, c’è la consapevolezza che il lavoro di queste persone rende un grande servizio alla Comunità, sopperendo alla mancanza di strutture utili nelle varie città d’Italia, sommerse da lunghe liste di attesa.
Come riapriranno tante strutture private se le loro uniche entrate sono le rette e i genitori hanno smesso di pagarle per mancata erogazione del servizio?
I debiti continuano ad aumentare, ma le entrate sono pari a zero.
Le strutture educative private si sostengono esclusivamente grazie al pagamento dei canoni dei genitori perché non godono di nessuna altra forma di sostentamento.
Siamo ormai a metà maggio: si parla di probabile apertura dei centri estivi ma, per definizione, questi riguardano solo la fascia di età 3-11 anni.
Ancora una volta non si parla degli asili nido privati.
Si ipotizza, in una futura riapertura, un rapporto educatore bambino 1 a 3 per rispettare i principi di sicurezza.
Tale rapporto implicherebbe un ulteriore indebitamento dell’impresa, in quanto i costi sarebbero superiori alle entrate, vista la necessità di nuove assunzioni o di una riduzione dei numeri di bambini ammissibili.
Il personale delle strutture è demotivato e preoccupato perché non ha ancora visto arrivare la cassa integrazione in deroga e perché molte di loro sono madri di famiglia.
Ad oggi non risulta ancora stilato un protocollo con le linee guida da seguire in caso di riapertura.
Questa è una delle categorie dimenticate! Inesistenti agli occhi dello Stato.
Alla luce di tutto ciò, questi operatori dell’infanzia hanno bisogno di risposte. Di certo bisogna metterli nella condizione di ripartire nel pieno rispetto dei criteri di sicurezza, ma anche e soprattutto di consentire loro di riaprire gli asili e non essere costretti a dichiarare fallimento.
RIDATECI I NOSTRI BAMBINI! Questo l’hashtag del gruppo Asili Nido Privati del III Municipio Roma.