Le meraviglie del più grande artista del genere “animalista”
Edizioni Fioranna
Dimensioni 24×28
Pagine 336 – oltre 550 immagini
Collana: Arti plastiche e scultura
Prezzo € 62,00
“Tosalli 1883 – 1958”: senza tempo, perché ammirando le sue opere ci si rende conto di una grandezza che va oltre i limiti delle epoche. Inimitabile, come riconosciuto dalla critica d’arte di portata internazionale. Immortale, come le sue sculture animaliste e di figura. Uno dei più singolari artisti del secolo scorso, di sicuro il più grande del suo genere. Ne parla, ne descrive vita, opere e rapporti culturali il professor Alfonso Panzetta, che per Edizioni Fioranna ha voluto elaborare una nuova monografia per raccontare, tra l’altro, come per tutta la prima metà del Novecento Felice Tosalli porterà avanti un doppio registro espressivo, sempre di qualità altissima e controllata.
Il professor Panzetta, che aveva firmato già più di 30 anni fa una monografia di Tosalli, ne ripropone oggi una più completa per scrutare l’universo del celebre artista italiano: «Parliamo certamente del più singolare tra gli scultori animalisti e del più raro – rivela Panzetta – vista la sua produzione per lo più di pezzi unici. Per la prima volta adesso, con questo volume, viene pubblicata quasi per intero la sua produzione accompagnata dai disegni preparatori che sono di elaborazione che definirei “leonardesca” data la precisione, con tutte le indicazioni anatomiche. Nel mio precedente lavoro c’erano pochi disegni e solo parte delle opere, ora siamo riusciti a ricostruire davvero tutto ciò che riguarda il mondo di Felice Tosalli. Una singolarità di questo volume è sicuramente l’ultimo capitolo: grazie ad alcune opere incompiute, siamo riusciti a carpirne i segreti del come agiva e tutto ciò che c’era dietro la sua magica produzione».
Nella produzione di sculture animaliste Tosalli è originale e unico, senza parallelismi, richiami o similitudini con la produzione di nessun altro scultore del genere in Europa. Tant’è che oggi la critica lo considera il più grande conoscitore dell’anatomia comparata, autore di animali compresi in modo profondamente empatico. Nelle sculture di figura, invece, Tosalli mostra un’altra sua specificità e unicità nel panorama artistico italiano della prima metà del Novecento: la sua profonda cultura internazionale e nello specifico mitteleuropea – tra Monaco e Vienna – in grado di rielaborare e far proprie le atmosfere di Fernand Khnopff, Max Klinger, Franz von Stuck e di tutta la fronda Jugend, facendole colloquiare con il “realismo magico” del Novecento italiano, una peculiarità di ricerca che rende l’artista originale e di grande interesse, non solamente nazionale.
«Lui è molto noto, presente – racconta il professor Panzetta – fino alla metà degli anni Venti, poi scompare, si richiude quasi in un isolamento. Essendo anti-fascista non prende la tessera, non si iscrive al sindacato fascista degli artisti. Gli è preclusa così ogni possibilità di partecipare alle mostre nazionali, come quella del 1930 dell’Animale nell’arte. Il paradosso è che lui non c’era mentre c’erano tutti quelli che lo ritenevano il più grande di tutti. Continua con le mostre, ma in gallerie private. Tosalli ha avuto collezionisti importanti in tutta Europa, come Samuel Courtauld, fondatore del Courtauld Institute di Londra, il più importante per la storia dell’arte al mondo. Altri suoi collezionisti in America e Spagna, nonostante già all’epoca le sue opere fossero molto costose proprio perché pezzi unici. Una grande personalità quella di Tosalli, un artista completo. Aveva una biblioteca sterminata, informatissimo dell’arte internazionale».
Un artista vero, uno dei più grandi del secolo scorso: «C’è un tratto della vita di Tosalli che lo lega anche a Napoli – spiega il professor Panzetta – con Vincenzo Gemito che, di passaggio a Torino per andare a Parigi, vede una sua opera e ne rimane estasiato al punto di volerlo conoscere. L’incontro tra i due, documentato da alcune lettere dell’Archivio privato, è straordinario per le parole di stima del vecchio Gemito che lo vuole rincontrare al suo ritorno da Parigi».
Venerdì 15 ottobre (ore 10,30) allo Spazio Foyer del Salone del Libro di Torino la presentazione di questo volume che si propone già come punto di riferimento per gli appassionati. Anna Fiore, titolare della casa editrice Fioranna, descrive così la scelta di puntare ancora fortemente sulla scultura: «Ho deciso di pubblicare questo volume su Felice Tosalli – spiega – a trent’anni dalla prima monografia a lui dedicata, perché il ritrovamento di sculture, disegni e documenti inediti permette una più ampia ricostruzione della sua vicenda umana e artistica, arricchendo e completando la conoscenza di questo poliedrico artista».
Felice Tosalli (Torino, 1883-1958)
Scultore, pittore, litografo, illustratore e ceramista. Tra il 1897 e il 1900 frequenta l’Accademia Albertina di Torino e nel 1904 si trasferisce a Parigi dove soggiorna fino al 1907. Nella capitale francese lavora come sbozzatore in legno in un laboratorio specializzato in restauri e imitazioni dall’antico e frequenta il Jardin des Plantes, dove è da ricercare l’origine della sua personalissima osservazione del mondo animale. Rientrato a Torino è attivo come cartellonista per le prime case cinematografiche e, insieme a Sandro Vacchetti, lavora come litografo presso Doyen. Nell’arco della sua attività ottiene commissioni dalla famiglia Savoia e realizza opere per papa Pio XI. Soprattutto animalista, ma anche autore di ritratti e piccole sculture di figura ispirate a temi letterari e mitologici, tratta di preferenza il legno. Sul finire degli anni Venti esegue alcuni modelli per la fabbrica di ceramiche Lenci e negli anni Trenta collabora con la casa tedesca Rosenthal. Espone alla Promotrice di Belle Arti di Torino dal 1909 («Alce») e nel 1925 allestisce una mostra personale. Partecipa alla Fiorentina Primaverile del 1922 («Fidippide», «Centaura in amore», «Lince») e nello stesso anno espone a Roma («I favoriti di Diana»). Nella Galleria d’Arte Moderna di Torino è conservata la ceramica «Caracal» e due sculture in legno («Viverra genetta» e «Ermellino»). Il Museo del Cinema di Torino conserva alcuni bozzetti per cartelloni cinematografici.
Fonte: incisione.com
Note sull’autore: Alfonso Panzetta
Nato nel 1958, docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna e Coordinatore della Scuola di Restauro a ciclo Unico Quinquennale (DASLQ01) nella stessa istituzione. Specialista di scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento e di Arti Applicate, è stato nominato nella Commissione per l’acquisto di opere d’arte per le collezioni della Camera dei Deputati alla XII e alla XIII Quadriennale di Roma (1996 e 1999) e alla XLVII e XLVIII Biennale di Venezia (1997 e 1999). Per un decennio è stato direttore del Museo Civico “Il Cassero per la Scultura Italiana” di Montevarchi (Arezzo). In oltre trent’anni di lavoro dedicato all’arte plastica ha pubblicato numerose monografie e cataloghi generali, allestendo mostre antologiche e retrospettive su artisti attivi negli ultimi due secoli, sempre con un occhio attento al riconoscimento della qualità anche nella scultura iconica contemporanea. Con il Nuovo Dizionario degli Scultori Italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. Da Antonio Canova ad Arturo Martini (ADARTE, 2003), ha vinto un Premio per la Cultura per l’anno 2004 della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Per la casa editrice Fioranna ha pubblicato: Gemito e la scultura a Napoli tra Otto e Novecento, a cura di D. Esposito e A. Panzetta, catalogo della mostra di Montevarchi, 2012; Sculture da ridere. Da Ariano Cecioni a Quinto Ghermandi. Tra Otto e Novecento un secolo di caricatura e satira nella scultura italiana, a cura di A. Panzetta, catalogo della mostra di Montevarchi e Bologna, 2013. Animali e “Animaliers” nella scultura italiana tra Neoclassicismo e Novecento, 2020.