Il biodigestore anaerobico nel Comune di Anagni ha ricevuto l’esito favorevole della Valutazione di impatto ambientale. Ma per aprire ed entrare in funzione dovrà ottenere anche l‘Autorizzazione integrata ambientale. A regime tratterà 84mila tonnellate di rifiuti, sulle 194mila complessive degli impianti della Ciociaria. Queste le novità emerse stamani nel corso della commissione Rifiuti al Consiglio regionale del Lazio dedicata al progetto dell’impianto anaerobico previsto nel Comune di Anagni.
A fare il punto della situazione è stato il direttore della Direzione Ambiente della Regione Lazio, Vito Consoli. “La valutazione di impatto ambientale- ha detto quest’ultimo- si è chiusa con esito favorevole. Ma la procedura in esame non si chiude con un’autorizzazione unica. Prima di metterlo in esercizio l’impianto dovrà ottenere l’ok dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. È poi in corso un’attività del tribunale territoriale per un ricorso contro la Valutazione di impatto ambientale. Qualora arrivasse una sentenza che impedisse l’andare avanti con questo progetto ne terremo certamente conto rispettandola. Ricordo poi che si è svolta una conferenza dei servizi durante la quale il Comune di Anagni ha dato parere favorevole”.
La discussione si è poi concentrata sulla quantità trattata dagli impianti: “194mila tonnellate sono il doppio delle esigenze del territorio- ha detto lo stesso Consoli- ma mi sento di poter dire che non bisogna nemmeno stare troppo stretti sui fabbisogni. Rispetto alla paura che l’impianto posse servire per risolvere i problemi di Roma posso dire che secondo i dati in mio possesso non sembrerebbe così”. Di parere contrario alcune associazioni invitate all’audizione. Per Rita Amrosini, del Circolo Legambiente di Anagni, “i rifiuti arriveranno anche da Roma. E’ quanto abbiamo letto sui verbali ufficiali”. Per il presidente della commissione, Marco Cacciatore, “un biodigestore non è certo un impianto vietato dalla legge ed è un impianto successivo nella gerarchia dei trattatmenti. Ma credo sia opportuno che gestisca una quantità proporzionata alle esigenze dei territori. Ad oggi non sta succedendo questo”.
fonte agenzia dire.it