Torna a Roma un’artista internazionale di grande talento, Anna D’Elia, con un nuovo interessante progetto visivo “Il Caos genera Stelle”dal 24 febbraio al 12 marzo alla SacripanteArtGallery, circa 25 opere che raccontano il suo percorso creativo partendo dal caos, dalla sostanza vista come la rigenerazione per realizzare i desideri. Un’arte che ricerca l’Essenza degli esseri e delle cose è quella che raffigura Anna D’Elia. Un’arte che indaga attraverso le passioni e i sentimenti il senso della vita e della felicità, dal caos alla generazione dei desideri, è il vero fulcro di questo nuovo appuntamento nella capitale, che l’ha già incoronata regina dell’ambiente e della bellezza con la mostra “Il mondo salverà la bellezza” in via dei Coronari nel 2019.
“Il Caos genera Stelle – spiega Anna D’Elia-nasce dal desiderio di regalare un planetario spettacolare che possa proiettare il pubblico nel mio Altrove magico. Ogni opera rappresenta una Stella, un desiderio, un’emozione, da concretizzare prima nell’immaginario per essere poi possibilità di realtà”.
Una mostra da non perdere nel cuore della capitale, ce lo spiega nel dettaglio l’artista.
Come si arriva attraverso il caos alla materia dei desideri?
“Il caos è l’origine, l’Archè, senza forma e direzione.Un caotico magma pulsante,soffocante, cinetico, indeterminato, che disorienta.Eppure il caos è linfa vitale, potenza generativa della nostra Stella. Un’energia creatrice disordinata da plasmare, da convogliare affinché possa evolversi e concretizzarsi nel Desiderio. Il Desiderio guida l’Essere alla realizzazione dell’obiettivo di Vita.
Come nasce questa mostra e perché?
“Nasce dal desiderio di regalare un planetario spettacolare che possa proiettare il pubblico nel mio Altrove magico. Ogni opera rappresenta una Stella, un desiderio, un’emozione, da concretizzare prima nell’immaginario per essere poi possibilità di realtà.
Je suis… Ousia un progetto che parte prepandemia, ma che ha dato i suoi frutti solo nel 2022, di cosa si tratta?
“Je suis… Ousia (Io sono … Essenza) è un progetto di ricerca-zione e sperimentazione ambizioso, che è nato e si è concretizzato durante la pandemia. Unico vincolo a cui mi sono attenuta è stato quello di soddisfare l’esigenza di esprimermi e di plasmare la materia in assoluta libertà, svincolandomi da qualsiasi tecnicismo altrui, tanto da creare un mio stile che nel panorama dell’arte contemporanea è del tutto individuabile ed originale. Ho utilizzato il termine greco Ousia che nel linguaggio comune corrisponde a quello di sostanza. In filosofia con questa parola si deve intendere il fondamento del ciò che realmente è, ovvero ciò per cui “una certa cosa è quello che è, e non un’altra cosa”. Essenza è materia e forma insieme. Le opere sono la sovrapposizione di questi due aspetti, inscindibili a mio avviso.L’idea guida è stata quello di creare uno spazio Altro, insolito e multisensoriale. Ogni opera la si può percepire sia visivamente chetattilmente. l’Essenza delle mie emozioni “materializzate” inducono anche ad un viaggio olfattivo: un sottofondo diffuso dell’essenza OUSIA, dalle note limpide, blu come un “Cielo di Cristallo” traspira dalle opere per persistere Altrove, nella memoria dei sensi”.
Opere quelle in mostra a Roma che raffigurano pieghe dell’anima, stelle, cuori e crepe, come nasce in lei questo nuovo modo di vedere il mondo?
“Nasce dall’esigenza di concretizzare matericamente, accentuando a seconda delle esigenze, la tridimensionalità di un concetto e/o emozione. I vecchi teli di lino sono cosparsi da materico contenente anche un’essenza. Possono essere liberamente toccate seguendone le increspature, ed immaginarne le forme, percepirne il profumo, così come contemplarne visivamente le sfumature metalliche, perlacee e cangianti delle cromie. Lo spettatore si troverà a fruire dell’opera attraverso i diversi sensi.
Dal figurativo all’astrattismo materico un salto importante, frutto di quale percorso d’arte?
“Il mio è un percorso artistico atipico, da sempre, è stato lontano dai tecnicismi accademici. Sono partita dal figurativo dipingendo paesaggi onirici, passando per un iperrealismo materico, al surreale, fino ad approdare ad un informale materico qual è Ousia. Tutta la produzione, indipendentemente dalla tecnica e dai soggetti ritratti ha tenuto presente sempre un solo concetto: la rappresentazione di un mondo onirico, utopistico, un Altrove magico in cui immergersi per prendere emozioni e realizzare il proprio Sé”.
A chi si ispira oggi, e cosa le preme più trasmettere con le tue opere?
“Soprattutto dalle letture dei grandi filosofi del passato che hanno indagato e sistematizzato il reale nella sua complessità. L’arte non può essere tale se non si fonda sul pensiero. La forma da sola non basta, necessita di sostanza. Con le mie opere cerco, proprio di trasmettere questa complessità della realtà fruibile attraverso I diversi sensi”.
A chi sono destinati i suoi lavori?
“I miei lavori sono destinati ad un pubblico variegato perché sono fruibili a diversi livelli, da chi si ferma alle cromie, alla forma, alla pura estetica, a chi invece va oltre l’emozione per giungere ad una riflessione profonda sul concetto che esprimono”.
Viviamo in un mondo in guerra, guerra fisica, economica e morale, l’arte come sopravvive a tutta questa sofferenza che ci circonda?
“Al di là delle molteplici funzioni che ha avuto nel corso dei millenni, l’arte oggi vive più che mai. In una realtà dilaniata da catastrofi e guerre ha almeno la fortuna attraverso la rete di avere una maggiore visibilità e la possibilità di affermarsi con più incisività”.
I colori sono da sempre un tuo tratto distintivo, forti, decisi, che importanza hanno per lei e per le sue opere?
“Ipercromatismo che ho sempre utilizzato non è altro che l’espressione del mio carattere e della mia visione della vita. Bisogna viverla in modo incisivo e soprattutto con entusiasmo senza “mezzi colori”. Si sceglie sempre la strada da intraprendere, forse è quella sbagliata ma è necessario che la si imbocchi con determinazione. Solo così si realizzano i nostri desideri”.