Ultimo appuntamento con un’alta affluenza di pubblico per il Festival itinerante “Sostenibilità è partecipazione”, ideato dall’Associazione Eppur si Muove con il patrocinio dei Comuni di Ariccia, Genzano, Velletri e del Sistema Castelli Romani. L’evento si è focalizzato, in quattro date, sui concetti di sviluppo sostenibile, analizzando e diffondendo i valori dell’Agenda 2030 che tramite gli obiettivi – o goals – stimola le amministrazioni e i cittadini al cambiamento dello stile di vita nel rispetto di determinati requisiti.
Un percorso importante, come sottolineato dalla presidente dell’Associazione, la professoressa Stefania Rastelli: con il coinvolgimento di tante realtà, istituzionali e associative, il Festival ha toccato molti temi e soprattutto stimolato il dibattito, merce rara di questi tempi. A lodare l’iniziativa sono stati, nei loro interventi di saluto, anche la vice-Sindaca Giulia Ciafrei e il referente del CREA Massimo Morassut. Con l’Elogio alla Schiavitù di Giorgio Gaber si è dunque aperta la serata.
“Il diritto di essere felici”, questo il titolo del convegno, è uno dei più importanti: fondamentalmente tutti gli obiettivi dell’Agenda tendono a uno stile di vita migliore, più equo, sostenibile e inclusivo. Anche Domenico De Masi, sapientemente introdotto dal filosofo Orlando Franceschelli, ha cercato in qualche modo di rifarsi a quest’obiettivo: “questa ricerca è scritta con chiarezza cristallina di chi afferma certe cose con mano sicura, ha detto Franceschelli, “e affronta un argomento inevitabile sottraendosi al rischio della banalità. Ognuno di noi ha un’idea di felicità, c’è chi la nega e chi la ricerca. Il neoliberismo nella società odierna provoca la crescita, ci dice il professor De Masi, del numero di cittadini in condizioni oggettive di infelicità. Passiamo dalla negazione della felicità all’oggettiva condizione di infelicità in una società che dovrebbe mettere al centro il bene”.
Il professor Domenico De Masi, nel prendere la parola, ha specificato la base di partenza della sua ricerca, confluita nel libro “La felicità negata”: “cosa fare per essere felici non lo so, cosa fare per rendere infelice il cittadino invece lo vedo benissimo”. De Masi ha tracciato una retrospettiva storica che, a partire dall’idea del Cristianesimo e differenziando la scuola di Francoforte e quella di Vienna da un punto di vista filosofico, è arrivata a indicare tutti i modelli di società possibili e realizzati o realizzabili. Dunque si è esposto su quello che è il problema principale degli infelici moderni: il disorientamento. La mancanza di punti di riferimento è qualcosa di tutt’altro che teorico, e De Masi lo ha spiegato con tanti esempi, alcuni dei quali anche spiazzanti. La colpa di questo smarrimento della bussola in parte è anche degli intellettuali, oltre che della politica: si chiede infatti a queste due macro-aree di essere protagoniste di una battaglia sociale e civica per scongiurare il disorientamento dell’umanità.
Molto vivace il dibattito di chiusura, con oltre dieci domande che il pubblico ha posto ad entrambi gli interlocutori ritornando su alcuni temi e approfondendone altri, sempre con un occhio all’attualità viste anche le recenti Elezioni Politiche.
Si è chiuso con una giornata davvero intensa un Festival diversificato nelle proposte culturali e nelle tematiche, che aveva un unico grande obiettivo: quello di risollecitare l’agorà, intesa come piazza che dibatte e discute, intorno a temi troppo spesso considerati obsoleti e lontani dalla quotidianità. Al netto delle presenze, degli argomenti e degli ospiti intervenuti il bilancio non può che dirsi positivo per l’Associazione Eppur si Muove.