L’amore, nella sua accezione più ampia, la meditazione e la meraviglia, tutto condito dalla magia dell’immaginazione, con cui abbracciare l’intero universo. E’ questo il viaggio metaforico che si percorre nell’ultima opera di Annunziata Candia, docente in pensione originaria di Taranto ma che si divide tra Roma, Puglia e Sardegna, dal titolo “Il mondo che mi abita”. La raccolta di liriche è pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. «Ho scelto questo titolo – spiega la stessa autrice – per indicare il luogo metaforico in cui custodisco i miei vissuti, le mie esperienze che, nel loro insieme, creano un mondo parallelo a quello esterno, dove ho iniziato a muovermi. Ed è proprio questo mondo ricreato, il luogo vero della nostra esistenza: è unico e irripetibile, proprio come ciascuno di noi».
Anche l’autore della Prefazione, Hafez Haidar, si sofferma sul significato autentico dei versi, che raccontano un mondo e lo rivelano in un vissuto di sentimenti e ricordi. «Nella presente raccolta – scrive il candidato Premio Nobel, scrittore, critico e intellettuale libanese naturalizzato italiano -Annunziata Candia disvela il proprio mondo interiore, che affonda le radici nel passato, nei ricordi di momenti vissuti con intensità e che fanno capolino nella vita quotidiana. Prima di addormentarsi, l’autrice nasconde i ricordi più belli sotto il morbido cuscino, ma nel dormiveglia uno di essi, il più antico e al contempo il più bello, si affaccia inaspettatamente per bussare alle porte della sua mente. Come Leopardi, l’autrice trae spunto dall’immaginazione e dalla natura per trasmetterci, con un linguaggio compatto, chiaro e musicale, le sue riflessioni sulla vita, sull’universo e sull’amore».
La silloge si suddivide in tre sezioni: “Ho ascoltato la parola”; “Il mondo che mi abita”; “Sogni di carta”. Tutte contengono concetti chiave e contenuti impressi, pagina dopo pagina, nei versi dell’autrice. La parola. «Il poeta – afferma la Candia – esprime se stesso attraverso le parole, non ha altro. A mio avviso, la scelta della scritta parola, soprattutto in poesia, deve essere oculata, musicale, adeguata ad esprimere le emozioni, simile a carezza. Anche quando si racconta il dolore, la parola non deve ferire. Non serve la volgarità, o le parole sprezzanti, che peggio delle spade uccidono i sentimenti e rovinano il sogno della vita. Il resto lo affido alle immagini». Poi, l’omonimo titolo dell’opera che racchiude realtà e immaginazione, lasciando spazio, per chi ci riesce, alla magia. E i ricordi. Che, come i sogni, si affacciano prepotenti e chiedono udienza. «La memoria – racconta la poetessa – ci accompagna fedele nel nostro viaggio e insieme ai sogni caratterizza la nostra identità». L’intera opera vuole accompagnare il lettore lungo questo cammino fatto di passato, presente e futuro. «L’essere umano vive, ama e sogna, filtrando ciò che percepisce dal mondo naturale ed esperienziale, secondo una scala di valori che gli è propria. La vita – conclude Annunziata Candia – è un viaggio meraviglioso, e le tappe sono approdi che ci ancorano al presente, illuminato da un fascio di luce che ci proietta in un futuro sconosciuto, di cui percepiamo l’esistenza».