Il vantaggio dello screening nei casi di diabete. Tempi e metodi per battere l’HCV

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Nell’ultimo decennio si sono consolidate alcune conoscenze rispetto alla storia ed al trattamento dell’HCV che dimostrano il vantaggio dello screening e del conseguente trattamento precoce dell’infezione cronica HCV. Accanto a considerazioni puramente epidemiologiche quali la prevalenza dell’infezione, l’andamento progressivo ed asintomatico della malattia epatica HCV-correlata e la mancanza di fattori di rischio identificabili nella metà dei casi, lo screening è auspicabile in ragione anche dell’efficacia del trattamento antivirale oggi disponibile, della possibilità di utilizzare schemi abbreviati per testare la risposta alle cure, evitando il trattamento prolungato dei soggetti non responsivi e della disponibilità di un test di facile e rapida applicazione per la diagnosi di infezione.

E’ noto da tempo che nella popolazione HCV positiva la prevalenza del diabete di tipo 2 (T2DM) è tre volte maggiore rispetto alla popolazione generale e che l’infezione da HCV è maggiormente diffusa. Inoltre, sono stati recentemente presentati i dati di uno studio italiano di coorte longitudinale sull’epatite C (coorte Piter-HCV) che mostrano il diabete come una delle comorbilità correlate all’HCV con maggior prevalenza.

Tutto ciò suggerisce fortemente che la popolazione diabetica rappresenti una categoria ad alto rischio per HCV.

Secondo i dati ISTAT in Italia la prevalenza complessiva del diabete noto è pari al 5,7%, ovvero più di 3 milioni di persone sono affette da diabete mellito, due terzi dei quali hanno più di sessantacinque anni. Risulta evidente quindi che, se la prevalenza di HCV aumenta con l’età e se l’infezione ha una elevata concentrazione nella popolazione diabetica, esiste un forte razionale epidemiologico ed eziopatogenetico nell’effettuare uno screening per HCV nei pazienti diabetici con un’età superiore ai 50 anni.

In questo contesto si inserisce il progetto di screening presentato il 18 maggio a Roma, presso la sala congressi ACISMOM in Via L.E.Morselli, organizzato da Improve con la sponsorizzazione non condizionante di Gilead. Grazie all’esteso network di ACISMOM sul territorio e al grande numero di utenti ad esso afferenti, questo progetto consentirà di contribuire significativamente all’emersione di casi di infezione HCV non identificati, andando a complementare le iniziative Ministeriali e a favorire l’inserimento dei pazienti con markers virali noti nel percorso diagnostico-terapeutico verso l’eliminazione di HCV.

“Non si muore di diabete ma di complicanze e l’epatite C è una di queste. Le associazioni plaudono all’iniziativa messa in atto per garantire la salute dei loro associati.” Così è intervenuto durante l’evento Paolo Toni di Federdiabete Lazio. Altri ospiti illustri che hanno partecipato all’evento sono stati: A. P. Santaroni (Direttore Generale Acismom), A. D’Amato (Assessore alla Sanità Regione Lazio), R. Leonetti (Presidentessa della Società Italiana Diabetologia del Lazio), V. Panella, M. Dainelli e A.Flaviani (Acismom), C. Mastroianni (Presidente Società Italiana Malattie Infettive), A. Barca (area promozione della salute, Regione Lazio), L. Delle Monache (Federdiabete Lazio).