Oggi la senatrice Margherita Corrado si è recata a Ponte Mammolo (IV Municipio) nell’area denominata Casal de’ Pazzi, dove sorge uno dei nove musei comunali aventi carattere archeologico.
Il Museo di Casal de’ Pazzi tuttavia, si distingue dagli altri otto per essere sorto su un sito di straordinario interesse geologico e paleontologico, scoperto solo nel 1981.
Deviando (grazie ad un’apposita modifica del PRG) la costruzione della strada prevista dal progetto di urbanizzazione dell’area, sono stati preservati ed in seguito vincolati circa 300 mq di un deposito geologico risalente a duecentomila anni fa (Pleistocene medio). Ora in loco sorge l’edificio museale al cui interno è garantita la conservazione e la fruizione del paleosuolo risparmiato, corrispondente ad un tratto dell’alveo di un antico fiume, e dei resti botanici, zoologici e umani recuperati.
Il giacimento presso Casal de’ Pazzi, è ad oggi l’unico scampato ai vari lavori di cava cominciati a metà dell’Ottocento e la sua conservazione è stata affidata dal Ministero della Cultura al Comune di Roma nel 1988.
Tuttavia la Sovrintendenza capitolina l’ha avuto in consegna solo dal 1996, con i lavori per la costruzione dell’edificio cominciati nel biennio 1999-2000 e seguiti da delicati interventi di restauro.
All’esterno del museo, inaugurato nel 2015, è stato creato un giardino con essenze vegetali tipiche del Pleistocene medio, partendo dai resti identificati nelle ghiaie e nelle sabbie del deposito, che hanno conservato diverse migliaia di reperti ossei e ca. 1500 manufatti in pietra.
Se si esclude il giardino, la ricostruzione dell’ambiente fluviale dell’epoca è affidata in gran parte alle nuove tecnologie, ecco allora che alla comunicazione testuale si accompagnano anche quelle visive e interattive – compresa la ricostruzione 3D dell’Elefante Antico –, capaci di creare una grande potenza evocativa.
È il sito a fare il museo, in casi come questo, non il contrario. Per tale ragione, dei circa 90 siti gestiti dalla Sovrintendenza capitolina, il Museo di Casal de’ Pazzi è il più distante dal centro della città (in direzione Est) ma il ‘viaggio’ è ripagato da un’esperienza di altissima qualità culturale. Auspico che la virtuosa alleanza degli abitanti del quartiere (e degli studenti in particolare) con quello che in breve tempo è diventato il loro museo si estenda agli abitanti degli altri municipi perché quel fotogramma di ciò che era la bassa valle dell’Aniene quando la popolavano rinoceronti, uri, ippopotami ed elefanti che gli uomini cacciavano con i loro strumenti in pietra consente a chiunque di compiere un viaggio a ritroso nel tempo, di affacciarsi idealmente su tutta la campagna romana ben prima della nascita di Roma.