Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ha intervistato, per noi, lo scrittore Dino Ticli.
Ilaria – Desideravi fare lo scrittore sin da bambino?
Dino – No, mi piacevano la natura e le scienze che mi hanno spinto a intraprendere studi scientifici, geologia in particolare. Però, grazie ai miei insegnanti, ho imparato ad amare la lettura: questo è il primo requisito di chi vuole intraprendere la strada della scrittura
Ilaria – Quando hai scritto il tuo primo libro?
Dino – Il mio primo libro, pubblicato per le edizioni AMZ-De Agostini nel 1986, si intitolava Il leone Gedeone ed era rivolto a bambini dai 5 ai 7 anni. Ho scritto quei quattro racconti fantastici sugli animali ispirandomi a Rudyard Kipling, non tanto al suo più famoso “Libro della Giungla”, quanto alle sue “Storie proprio così”.
Ilaria – Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?
Dino – Niente di strano o particolare. Ho solo bisogno di un angolo, di un computer e di silenzio. Il mio studio a Lecco o, ancora meglio, la mia scrivania nella mia casa di montagna valsassinese svolgono perfettamente il loro compito.
Ilaria – Quando scrivi un nuovo libro hai già tutta la storia in mente o la elabori strada facendo?
Dino – Diciamo che ho in mente una traccia che a volte seguo in tutto o in parte, ma più spesso trasgredisco, lasciandomi trasportare dalla fantasia, dall’esuberanza e dalla prepotenza di qualche personaggio che mi prende la mano e mi conduce lì dove non avevo pensato di andare. Mi domando se sia questa la famosa creatività di cui tutti parlano, ma non ho ancora trovato la risposta.
Ilaria – Che differenze ci sono nello scrivere libri per ragazzi o per adulti?
Dino – I ragazzi sono più aperti, più disponibili a lasciarsi coinvolgere, più sinceri, più affidabili, più genuini, più spontanei… (finisco qui prima che qualche adulto si offenda). Aggiungo però qualche altra cosa. Un libro per bambini può leggerlo proficuamente chiunque, uno per adulti evidentemente no. E poi, chi scrive per i giovani deve domandarsi prima di iniziare il suo lavoro: a chi voglio rivolgermi? Di certo, se scrivo per bambini di 5-6 anni, devo usare un linguaggio e una struttura sintattica più semplice di quella che userei per ragazzini di 9-12 anni o per gli adolescenti.
Ilaria – Come è cambiata la tua vita scrivendo?
Dino – Non saprei come sarebbe stata se non avessi intrapreso, insieme a quella dell’insegnante, quella dello scrittore. Posso dire che scrivere e poi girare per la Penisola per incontrare migliaia di giovani lettori è appagante e stimolante.
Ilaria – Dove trovi l’ispirazione adatta per scrivere?
Dino – Un piccolo suggerimento per chi vuole cimentarsi nella scrittura: smettete di guardare e imparate a osservare e ad ascoltare. Ogni particolare, anche i più insignificanti, possono trasformarsi in storie interessanti. Non c’è libro che non nasca dall’esperienza diretta dello scrittore o da eventi che ha letto o che gli sono stati narrati. Anche leggere i libri degli altri autori è un modo alternativo per fare esperienza, viaggiando nel tempo e nello spazio. Il famoso scrittore d’avventura Emilio Salgari non si è mai mosso da casa sua, ma ha descritto l’Oriente meglio di un orientale.
Ilaria – Secondo te qual è il libro più bello che hai scritto?
Dino – Non saprei proprio. Sono molto legato a quelli più autobiografici, come La collina di gesso e a un altro che ha dato inizio alla mia carriera di romanziere per ragazzi e può essere considerato il mio best e long seller: “Sette giorni a Piro” che a breve verrà ristampato.
Ilaria – Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
Dino – La mia ricetta preferita: un pizzico di solidarietà, una manciata di empatia, una buona dose di altruismo e fratellanza. Vi assicuro che è rigorosamente “egoism and war free”.
Ilaria – Quali i tuoi progetti futuri?
Dino – Sempre libri per ragazzi. Un manuale in uscita a giugno con Giunti sul riconoscimento degli alberi (un’altra mia passione), un libro commissionatomi da Editoriale Scienza sugli animai (non posso svelare altro). Inoltre un libro in fase di ultimazione sulla prima medica della storia: un romanzo storico che cerca di raccontare il desiderio di emancipazione della donna già nel lontano passato.
Ma molto altro bolle in pentola…