Oggi in occasione della prima a Roma di “Amici per caso”, abbiamo il piacere di parlare con il regista del film Max Nardari, un talento poliedrico che ha saputo distinguersi anche come autore, sceneggiatore, produttore, scrittore e compositore (il brano è uscito con Warner Music e per le edizioni c’è Giuseppe Fisicaro CEO di Digital Noises). Con il suo ultimo film “Amici per caso”, Nardari ci porta una storia intensa e divertente di amicizia e scoperta personale, narrando le avventure di due amici, uno etero e uno gay, che si ritrovano a esplorare le proprie identità tra contraddizioni, sorprese e sorrisi.
“Amici per caso” affronta temi importanti come l’amicizia, i pregiudizi e la crescita personale. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa storia e quali messaggi speri di trasmettere al pubblico?
“Questo film nasce da un cortometraggio che avevamo scritto e messo in scena 13 anni fa con l’altra autrice Alba Calicchio. Lo avevamo realizzato con Alessandro Borghi come protagonista, prima della sua ascesa nella carriera, e direi che gli abbiamo portato fortuna. Questa storia nasce da un tema molto sentito anni fa, ovvero la difficoltà di alcuni ragazzi a convivere a causa del pregiudizio verso l’omosessualità e la paura del diverso. Mi divertiva raccontarlo in un lungometraggio, così dopo una lunga gestazione – cambiando il titolo – siamo arrivati a una storia narrata in maniera più approfondita sotto ogni aspetto e per tutti i protagonisti”.
La convivenza forzata tra i due protagonisti Pietro e Omero è al centro del film. Come hai sviluppato la dinamica tra questi due personaggi così diversi e quali sono stati i momenti chiave nella loro evoluzione?
“La loro evoluzione avviene quando entrambi iniziano a percepire qualcosa di strano. L’episodio scatenante è una gara di calcetto a cui partecipano entrambi: l’amico gay si rende conto che l’altro è un etero omofobo. Questa loro amicizia iniziale viene distrutta da questa scoperta e da lì si sviluppa tutto. La linea narrativa è per tutti, non è un film LGBT, al centro c’è una storia etero e non gay. Mi divertiva il fatto di rivolgermi a un pubblico variegato per trasmettere il concetto, senza fare una commedia troppo sbilanciata verso l’asse gay che, a mio avviso, non viene capita e diventa troppo settoriale”.
Nel cast vediamo attori come Filippo Contri, Filippo Tirabassi, Rocco Fasano e Beatrice Bruschi. Come hai selezionato gli attori per questi ruoli e quali caratteristiche cercavi in loro?
“Probabilmente per il personaggio di Pietro, un ragazzo romanaccio, ho pensato a Borghi, avendo in comune entrambi la bellezza, i capelli biondi e gli occhi azzurri, che interpreta un po’ l’ignorante romano bello e inconsapevole. Nella selezione di giovani attori, grazie alle series, abbiamo scoperto tanti volti nuovi. Filippo Contri l’ho scoperto vedendolo nel ruolo del figlio di Verdone nella serie ‘Vita di Carlo’. Filippo Tirabassi, invece, ha fatto un provino che ci è piaciuto molto; non c’entra il fatto che sia un figlio d’arte, è davvero bravo. Fra l’altro, entrambi sono diventati molto amici, vanno alla partita di calcio insieme e hanno trovato fin da subito un bel feeling dentro e fuori dal set, nonostante siano due personaggi agli antipodi anche nella vita. Gli altri attori sono gli Skam, ovvero Beatrice Bruschi e Rocco Fasano, che sono popolari nell’omonima serie. Entrambi hanno un ruolo bello, con Rocco che apre il film con una scena in stile musical. Abbiamo un cast fresco, non sovraesposto, tanti giovani e mi piace l’idea di fare una commedia con dei volti nuovi”.
Oltre alla regia e alla sceneggiatura, ti sei occupato anche della composizione musicale del film. Come riesci a bilanciare questi diversi ruoli e come influenzano reciprocamente il tuo approccio creativo?
“In Italia c’è una tendenza a essere prevenuti verso chi fa più cose, io al contrario sono prevenuto verso chi fa un’unica cosa. Come regista, ho messo il cuore in questo film anche nella scrittura, impiegando più anni di lavoro di altri registi e l’ho completamente prodotto. Fare musica richiede anni di lavoro, la gente non immagina cosa c’è dietro. Finalmente tutto ciò è stato premiato, più delle altre volte, perché la Warner Music Italy ha chiuso il contratto. A coronamento di un lavoro di tanti anni come autore, ho studiato musica, ho fatto il cantautore per anni, ho messo da parte la musica e ho fatto altro. Nel precedente film mi ero affidato ad altri compositori, in questo mi sono messo in prima persona anche sotto l’aspetto musicale collaborando con Matteo Passarelli: insieme abbiamo trovato un’ottima sinergia, lui sulle tracce più di commento ed io sulle tracce più pop-dance. Il disco ha 26 tracce e vanta anche una collaborazione di Jean Michel Byron, voce di tanti pezzi dei Toto”.
“Amici per caso” tocca il tema dell’accettazione e del superamento dei pregiudizi. Quali sono stati gli aspetti più impegnativi nel trattare questi temi e come hai cercato di bilanciare il tono comico con quello più serio del film?
“Ho lavorato molto nella scrittura, questo film ha un ritmo molto serrato, parte subito con situazioni molto divertenti – anche con scene in stile musical – per poi analizzare i personaggi. La loro conoscenza li aiuterà ad andare a fondo nelle loro vite, nelle loro problematiche e si aiuteranno a vicenda. Questo è molto bello perché c’è una sorta di approfondimento della loro psicologia. C’è un bel mix, poi ho sempre amato la commedia di Pedro Almodóvar, soprattutto nelle sue prime pellicole, con questo riso amaro, folle ma molto divertente”.
Aneddoti, momenti divertenti e difficili durante le riprese di “Amici per caso”?
“Momenti divertenti e anche difficili ci sono stati. Difficili per il tempo, perché abbiamo girato in 4 settimane un film che ne avrebbe avuto bisogno di 8. L’aneddoto divertente invece è stato durante la scena musical, quando ci sono tutti i nostri protagonisti che ballano intorno al protagonista etero in un campo da calcio: sono certo diventerà sicuramente una scena virale”.