Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.
Il libro “Isole di carta pellegrine” di Francesca Ribacchi è in vendita per 12,50 euro. Le Edizioni Efesto offrono ai lettori un volume ricco di poesia pura che vede un valore aggiunto nella prefazione di Valerio Carbone. La poetessa dà inizio ai suoi pensieri con ‘Novella’ per poi dare spazio ad ‘Autunno’, voce a ‘Tirannide’, sentimento ad ‘Emozione’… e quindi a ‘Notturno’ e ‘Tradimento’. «La poesia – sono le sue parole – può molto se tenuta viva. Fare poesia è il saper plasmare il magma del caos; è l’approdo sicuro in un luogo chiamato “parola”, la fase temporale della volontà che ordina e costruisce i tempi e il senso dell’esistere. Parliamo anzitutto di una dimensione intima, interiore, ma non è solamente questo.
Il senso della dimensione poetica è, per Francesca Ribacchi, quello di una comunità collettiva, in armonia con il mondo, la storia e la natura: “Scrittori e lettori dovrebbero divenire un unico corpo che mantenga il timone saldo tra le mani fino al porto. Un navigare insieme verso un pensiero fondato sul rispetto del dolore, delle passioni e delle fragilità di ognuno”». Così si legge nella prefazione al volume. Alla raccolta “Isole di carta pellegrine” è stato conferito a Matera il Premio Internazionale ‘Dal Tirreno allo Jonio’ il 21 dicembre 2019.
Analizzando il termine nella sua concretezza, le “isole di carta” sono prive di realtà materiale, ma leggere come le barchette di carta che si buttano in mare e durano a galla pochi secondi. Nella sensibilità della poetessa si tratta di isole – separate dal resto del mondo un po’ come le monadi di Leibnitz – pellegrine nel senso di rare, inconsuete. Queste, però, sono anche isole in viaggio come viandanti. Il concetto stesso di isola implica l’impossibilità di spostarsi, una radicazione nelle profondità abissali marine come metafora privilegiata dell’inconscio quale luogo della creatività, mentre il concetto del viandante – espresso nel termine ‘pellegrine’- sottintende la possibilità di muoversi e andare nel mondo. Abbiamo davati una contraddizione? Solo se si resta nella superficie del significato, qualcosa che nell’arte non si può mai fare, pena la non comprensione del suo messaggio che sta sempre nel profondo. Chiariamo dunque il concetto penetrando al suo interno, lasciando la sua esteriorità. Vediamo come nel termine ‘pellegrine’ sia implicita soprattutto una tonalità misticheggiante, l’ambito del sacro. Francesca Ribacchi ritiene la creatività poetica qualcosa di sacro e quindi di misterioso, che vada trattato con rispetto, come ciò che ha contatto con l’interiorità più segreta dell’essere umano.
Gli spostamenti delle speciali isole in pellegrinaggio trovano senso proprio nel duplice concetto di isolamento e di sacro, quasi la poesia partecipi della vita monacale e vada all’esterno come pellegrina del sacro che ha in sé. Tali spostamenti non avvengono sotto il sole cocente dell’estate, si tratta di poesie create in solitudini invernali, in seno ad una interiorità che ha superato la primavera, l’estate e anche l’autunno, ossia nella stagione più fredda, meno passionale, più adatta alla riflessione del proprio intimo, all’introspezione più meditativa. Tuttavia, il verso “dei sogni e sole” introduce un interessante anfibologia che vede “sole” possibilmente unito sia al “guerriere” del verso successivo, sia alle “emozioni”, come se le emozioni fossero elicitate sia nei sogni oscuri che al sole, ossia nella vita concreta, e poi fossero scagliate come lance ideali, come poesie nell’inafferrabile. Poesie in ogni caso come emozioni vissute nell’atmosfera rarefatta dei sogni e quasi solitarie guerriere, con le quali la poetessa combatte la sua battaglia in un regno che non è del quotidiano materiale, bensì che è dell’inafferrabile, per eccellenza del regno spirituale, intangibile e tale da costruire un teatro straordinario di battaglia, la battaglia per le idee, per la cultura. Così nella breve quanto semanticamente densa poesia di Francesca Ribacchi. Una raccolta questa edita da Edizioni Efesto essenziale piena di richiami non solo rivolti all’arte ma anche ai miti, al vissuto ed alla forza dei sentimenti, delle passioni, della natura: “Piangeva la vòlta notturna / bagliori favìlle / bagnava il bòsco piagato / riverso sul fiùme stellato” (Novella, p. 27). Già da questi versi, infatti, il singolo lettore può cogliere alcune caratteristiche della poetica della Ribacchi. La poesia ha il potere di creare corrispondenze e aprire visioni, questo è quanto succede penetrando il tessuto linguistico-espressivo delle speciali liriche presenti nella raccolta “Isole di carta pellegrine”.
I tratti che queste poesie condividono con altri scrittori sono più o meno visibili, nel focalizzare i margini del tempo e della vita, la morte, il sentimento del vivere e la salvaguardia della memoria della vita per rammentare un sogno di una fanciullezza che guardi oltre. La Ribacchi ha la capacità della parola, sa incorniciare persone e cose, filtrare ricordi, luoghi, geografie, paesaggi d’inverno e non solo…a parola è tutta affidata a un’etica della scrittura.
Notizie sull’autrice…
https://www.edizioniefesto.it/component/abook/author/32-francesca-ribacchi
Dove poter acquistare il libro online
https://www.ibs.it/isole-di-carta-pellegrine-libro-francesca-ribacchi/e/9788833811284