Pochi edifici della Roma post unitaria sono noti e celebri come il Poligrafico dello Stato a Piazza Verdi, identitario, in maniera fortissima, dell’architettura post- unitaria che ha trasformato Roma, da una città di 200 mila abitanti ad avere 1 milione di residenti dopo un anno.
Palazzo costruito tra il 1914 ed il 1930, è l’emblema di un passaggio di stile architettonico dallo stile umbertino al liberty.
Però per le celebrazioni dei 150 anni di Roma Capitale, sul grandioso complesso monumentale, celebrativo anche nel suo fastoso interno, è arrivata l’avidità insaziabile delle organizzazioni parastatali: Cassa Depositi e Prestiti ed ENEL, (vale la pena di ricordare che Cassa Depositi e Prestiti ha già fagocitato, sempre per i suoi uffici, Palazzo Canevari, a Largo Santa Susanna, ex Museo Geologico Nazionale).
Risultato: il vincolatissimo Poligrafico dello Stato sventrato, deformato, trasformato e sopraelevato (All.1)
I permessi tutti in ordine, forse.
La violenza degli interventi esterni e ci risulterebbe anche interni, con piani aggiuntivi, torri, sopraelevazioni e lo stravolgimento degli spazi, non possono essere ignorati dal Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini.
Il Ministro della Cultura non può assistere passivo a questo intervento così violento, probabilmente autorizzato ma fortemente inopportuno per l’integrità del valore architettonico del Poligrafico dello Stato.
Italia Nostra Roma, che ha attivato accesso atti per le opportune verifiche, chiede con somma urgenza che il Ministro Dario Franceschini intervenga, facendo predisporre un’immediata ispezione per gli accertamenti del caso, perché questo palazzo storico e vincolato non sia distrutto dalla finanza creativa.