E’ parere comune che viviamo in un’epoca straordinaria dove c’è praticamente tutto. Si può comunicare con qualsiasi parte del pianeta tramite un apparecchio portatile, viaggiare in aereo pertanto raggiungere luoghi lontani in tempi brevi. Reperire cibo ogni volta che ne abbiamo esigenza. La storia insegna che non è stato sempre così facile, in un passato nemmeno troppo lontano la civiltà contadina finanche la generazioni che hanno vissuto i drammi delle guerre mondiali, hanno affrontato questioni non di poco conto. Era arduo finanche procurarsi del disinfettante, altresì avere un tetto sulla testa è quant’altro. Insomma oggi possiamo dirci nonostante le avversità post pandemiche e l’attuale guerra in Ucraina, decisamente privilegiati rispetto al tempo trascorso. Nonostante tutto in troppi comunque, non possono ancora usufruire delle stesse migliorie. Come dire che sullo stesso pianeta si viva in modi talmente differenti al pari di tanti mondi sparsi in un galassia di cui uno, non conosca nemmeno l’esistenza dell’altro. In paesi come l’India ad esempio, moltissimi non possiedono nemmeno un decimo di quanto in disponibilità ad una persona che vive in occidente. Naturalmente le questioni da affrontare sono tante è parlarne in un solo articolo minimizzerebbe la portata del fenomeno. Quante volte ci siamo fermati a riflettere che poter bere un bicchiere d’acqua fresca proveniente da un frigorifero sia un privilegio? Per me compreso, sembra la cosa più normale in assoluto, stesso paragone per un gelato, una porzione di cioccolato, indossare un vestito nuovo. Attualmente è ancora considerevole il numero di persone che hanno mancanza di ciò che noi chiamiamo “normalità.” In posti come l’Africa vivono milioni d’individui che tutt’oggi non hanno accesso al bene necessario per contrastare la sete. Avvolte siamo portati a rendere la quotidianità scontata, per certi versi tediosa. Non di rado dichiariamo che quanto abbiamo non è sufficiente quindi vorremmo di più; la vera domanda è: quanto di più? Non occorre andare lontano per notare la disperazione in volto, le persone che arrivano ogni giorno sulle nostre coste, affrontano la morte per ottenere un’esistenza dignitosa, tanti poi disperati nonostante qui da tempo vivono ancora la miseria peggiore di quella in cui versavano, affrontando destini persino più ardui. La speranza come amo ripetere è un dono che dobbiamo concederci ogni giorno, gioendo delle piccole cose, valutando ciò che abbiamo. Il solo fatto di abbracciare un affetto, cosa che in molti non possono più fare, dovrebbe darci la carica per affrontare le avversità. Non possiamo più dire che non vediamo, il mondo oggi si pone davanti ai nostri occhi in mille modi differenti. Siamo una coscienza collettiva legata ai social, amplificatore di quest’ultimo decennio, per cui è nostro dovere mettere in atto siffatta consapevolezza. Quando sentiamo l’odore del cibo al rientro a casa esultiamo perché c’è chi vorrebbe, ma non può. Nel momento in cui compriamo un vestito è conseguentemente condividiamo con tutti questo evento, dedichiamo sempre una parola a favore di chi non ha le stesse possibilità. Quando siamo in giro è con letizia postiamo ciò che stiamo facendo con gli amici, come mangiare una pizza oppure gustare un aperitivo consideriamoci privilegiati giacché con quel denaro ci sono famiglie che in talune realtà vivono mesi. Al rientro la sera pensiamo come è meravigliosamente bello avere una normalità, un letto in cui dormire visto che in molti giacciono a terra o all’aperto in luoghi di fortuna. I secoli addietro ci hanno insegnato che le conquiste attuali sono costate sacrifici enormi. In quanti sono morti per un domani migliore? Tanti, troppi; allora prendiamo quel famoso bicchiere alziamolo al cielo è ricordiamo quanto siamo prediletti dalla sorte, visto che un gesto così ordinario non è scontato per tutti.
Vincenzo Naturale