“Signor Ministro a speculare sui carburanti non sono i benzinai” è quanto dichiara Franco Iorio Presidente regionale della Faib, La Federazione dei Benzinai della Confesercenti del Lazio.
Innanzitutto occorre precisare che se le famiglie dovranno sopportare un aggravio di spese di oltre 300 euro l’anno per acquistare i carburanti, sostiene la Faib, il sindacato dei benzinai che fa capo alla Confesercenti, è dovuto al ripristino della totalità delle accise deciso dal Governo dal 1 gennaio. Eppure mi sembrava, aggiunge il Presidente Iorio, che questo Governo avesse in mente di proporre un taglio strutturale delle accise, tra le più alte applicate in Europa.
Se i prezzi dei carburanti in servito hanno sforato la soglia dei 2 euro al litro, il Ministro, aggiunge Iorio, dovrebbe guardare verso chi determina le quotazioni internazionali e le loro oscillazioni. Non mi sembra che ci sia nulla di nuovo affermando che le quotazioni, decise da un organismo internazionale che fa capo a chi opera nella commercializzazione dei prodotti petroliferi, si presta ad effetti speculativi legati a più fattori, geo-politici, piuttosto che ai costi industriali contingenti relativi al prodotto messo sul mercato.
Molti consumatori ci chiedono perché oggi il gasolio costa più caro della benzina, quando è stato sempre il contrario? Ebbene la risposta è insita in quelle quotazioni a cui facevo riferimento e non certo alla presunta volontà dei benzinai. Sono molti mesi che ormai le quotazioni apprezzano questa differenza dovuta, si dice, ad una ripresa dei consumi e della domanda con particolare riferimento al gasolio. Del resto questa è la prova che le quotazioni internazionali sono dettate da fattori diversi da quelli che riguardano il prodotto in sé.
Infatti, precisa il Presidente laziale dei benzinai, chi fornisce questi carburanti alle stazioni di servizio è colui che determina anche il prezzo di vendita di benzina e gasolio, sia in modalità self-service che in servito, sulle stazioni di servizio, riconoscendo al gestore dell’impianto un margine fisso e non in percentuale, di soli 3,5 centesimi di euro lordi al litro sul venduto.
Spesso il consumatore si chiede anche il perché ci sia un differenziale, relativo allo stesso prodotto commercializzato, sia benzina che gasolio, in self rispetto a quello in servito, che in alcuni casi arriva sopra quota 30/35 centesimi di euro al litro? Il consumatore, segnala Iorio, è bene che sappia che al gestore, di questa somme pagate in più per il servizio reso dal gestore, ad andar bene, gli spettano, e neanche in tutti i casi, solo circa 2/3 centesimi, mentre il resto finisce nelle tasche del fornitore; fornitore Il quale, a sua volta, si giustifica dicendo che è grazie alle somme incassate in più per questo servizio che si possono praticare prezzi in modalità self concorrenziali.
Un mercato petrolifero divenuto molto concorrenziale anche per effetto di una concorrenza illegale diffusa a tutti nota. Basta andarsi a vedere le relazioni fatte al Senato dagli organi di polizia finanziaria e dalla magistratura per apprendere che è di molti miliardi l’illegalità che imperversa e altera la normale concorrenza, oltre al dumping contrattuale.
Insomma, chiosa Iorio, caro signor Ministro, se c’è qualcuno che a suo dire specula, lo contrasti, ma questi non possono essere certo i benzinai, che oltre ad aver un margine fisso molto basso si fanno carico di tutti i costi di gestione, compreso quello per le transazioni con carte e bancomat, che incidono per oltre il 35% del margine.
Signor Ministro, se vuole fare una cosa, conclude il Presidente Faib del Lazio, affronti l’emergenza energetica e la transizione ecologica, nel rispetto degli indirizzi europei e con una attenzione alla neutralità energetica, aprendo finalmente un tavolo di confronto con il settore, tante volte auspicato e promesso per attuare quelle riforme necessarie e urgenti: occorre fare in modo che le illegalità petrolifere e quelle contrattuali siano contrastate; che le nostre stazioni di servizio siamo riqualificate con standard europei, con attività integrate; azzerando l’ulteriore balzello rappresentato dai costi per le transazioni elettroniche.
Forse così non avremo risolto tutti i problemi, conclude Franco Iorio, ma certo avremo ridotto le criticità e contribuito a rimettere sul mercato un settore allo sbando, che rischia di fallire con conseguenze gravissime per gli oltre 100 mila occupati e per l’intero paese che si troverebbe a non avere più una rete in grado di garantire la mobilità delle persone e delle merci