“Per i primissimi giorni di gennaio avremo i frigo-congelatori e saremo in grado di conservare i vaccini che arriveranno in anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto”. L’Asl Roma 6 si è già attivata per non farsi cogliere impreparata dall’arrivo anticipato del vaccino Pfizer-Biontech per fine-inizio anno. A rivelarlo è il direttore generale dell’azienda sanitaria, Narciso Mostarda, intervistato dall’agenzia Dire. La Asl Roma 6 copre tutta la zona dei Castelli Romani, arrivando fino a Pomezia e Nettuno.
Dottor Mostarda, qual è la situazione ricoverati e posti letto disponibili nell’Asl Roma 6?
“Nei giorni scorsi abbiamo avuto una percentuale di posti letto occupati, sono 225 quelli dedicati al Covid, molto vicina all’80%. Da qualche giorno però la percentuale è in calo: ad oggi siamo al 60% di occupazione, con una tendenza a una ulteriore lenta ma significativa riduzione del fabbisogno di posti letto per acuti Covid positivi. La stessa cosa sta avvenendo per i posti in terapia intensiva”.
E’ atteso l’arrivo del vaccino per il Covid-19, come vi siete preparati nel rispetto delle linee guida sulla conservazione a -75/80 gradi?
“Noi, come tutte le aziende sanitarie, ci siamo preparati per lo stoccaggio pianificato. Ci arriveranno, come Asl Roma 6, circa 18mila dosi. Abbiamo previsto per lo stoccaggio sicuro la farmacia dell’ospedale dei Castelli, sia in termini di sicurezza che garanzia per le temperature dei congelatori: abbiamo infatti acquistato frigo-congelatori e saremo in grado già dai primi di gennaio di accogliere, stoccare e conservare tutte le dosi. Rispetto alla logistica, per la somministrazione stiamo raccogliendo tutte le adesioni degli operatori sanitari, a cominciare dai nostri della Asl per poi passare anche alle Rsa e infine agli ospiti delle Residenze. Siamo quindi già pronti per predisporre tutto il processo in sicurezza”.
La Asl Roma 6 come si sta organizzando per la campagna vaccinale?
“Abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro dedicato, con un project manager che è il direttore del dipartimento del territorio, che sta valutando insieme all’area della ingegneria ospedaliera, tutte le possibilità organizzative, facendo anche delle simulazioni. Questo gruppo è andato all’ospedale dei Castelli, negli spazi esterni, e ha simulato le operazioni, tenuto conto che le persone alle quali somministrare il vaccino saranno da subito tante: dovremo garantire una rigorosissima attenzione al distanziamento e alle protezioni individuali, ma anche garantire poi la seconda dose, che dovrà essere fatta tra il 19esimo e il 21esimo giorno dalla prima somministrazione”.
Sono previsti controlli per verificare se i soggetti ai quali verrà fatta la somministrazione hanno contratto il virus o sono positivi in quel momento?
“Il dibattito scientifico su questo è molto avanzato, ma anche diversificato. Si sta ragionando quindi se procedere o meno. Noi stiamo provando a organizzarci anche con screening pre-vaccinazione, ma questo è ancora allo studio del sistema salute Lazio e anche a livello nazionale”.
Lei è a favore dell’obbligatorietà del vaccino per gli operatori sanitari?
“Molto bene ha fatto il nostro Paese ad elaborare e a promuovere l’obbligo vaccinale per la fascia pediatrica: ci ha consentito di recuperare percentuali di protezione importanti per garantire la salute di tutta la popolazione. Per quanto riguarda gli operatori sanitari, sono in prima linea da quasi un anno e hanno pagato un prezzo altissimo in questa pandemia. Io, quindi, non penso che servirà l’obbligatorietà perché siamo assolutamente tutti certi che è necessario proteggerci per proteggere tutta la popolazione. Poi, è vero, ci sono persone che resistono all’idea del vaccino, per ragioni culturali, intellettuali o peggio, strumentali. Ma voglio sperare che tutti gli operatori sanitari possano dare una dimostrazione fortissima di grande sensibilità e responsabilità. Non penso che si dovrà arrivare all’obbligo”.