Articolo a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.
Foto di Fabrizio Cestari.
Luca Ward -classe 1960- “Romano de’ Roma” – attore, doppiatore, performer, di soddisfazioni personali ne ha collezionate molte in sessant’anni di vita. Decenni segnati anche da ostacoli sconosciuti al pubblico, ma spiegati nella sua biografia pubblicata per Sperling & Kupfer nel 2021, dal titolo “Il talento di essere nessuno”.
Da queste pagine esce il ritratto vero di Luca: una persona profonda e riflessiva che si è posto lui stesso da viaggiatore sul sentiero della ricerca di sé.
Un libro dedicato a chi ama questo grande professionista e a chi vuole leggere qualcosa di bello e reale sulla persona Luca Ward. Il testo, infatti, ci consente di dare uno sguardo oltre il Luca “professionista” che già conosciamo.
Il doppiatore e attore si è voluto spogliare della sua immagine popolare da “vip” per raccontare pagina dopo pagina, senza remore, l’uomo e l’artista che si esprime attraverso quella voce notissima e amata, che diventa quasi uno strumento di ammirazione anche verso gli attori a cui la presta.
Un cammino arduo, che Ward svela attraverso i racconti della sua infanzia prima e quindi di un’adolescenza difficile, in particolare dopo la morte di suo padre Aleardo. Sua madre dovette sopperire a tale mancanza per mandare avanti i quattro figli. Ma in questo libro, Luca ci parla di tante altre cose: l’amore, la prima moglie Claudia, il rapporto difficile con la figlia Guendalina, l’arrivo nella sua vita di Giada e dei figli Lupo e Luna.
La sofferenza che ha travolto quest’ultima, ha scosso molto la vita di Luca; Luna era affetta da una sindrome rara, la malattia di Maffan, una patologia genetica che colpisce il tessuto connettivo, provocando sintomi di tipo cardiovascolare, polmonare, muscolo-scheletrico e oculare. Ovvio che la diagnosi – che venne fatta per primi dai medici dell’Ospedale Sacco di Milano – sia stata davvero un brutto colpo per la famiglia intera, come sempre in questi casi.
Non solo, il racconto ci spiega quanto a malincuore l’artista abbia riscontrato che è possibile curarsi nel migliore dei modi avendo delle maggiori disponibilità economiche. E questo non certo perché manchino medici di qualità, quanto per le scarse risorse investite in ricerca.
Il caso di Luna riguardava soprattutto l’apparato muscolo-scheletrico, in particolare il bacino e la colonna vertebrale, ciò la obbligava a portare il busto 23 ore al giorno. Oltretutto, questo sostegno non era reperibile in Italia e questo ha costretto Luca a rivolgersi all’estero, per la precisione in Francia.
Lo stop dovuto alla pandemia ha portato una situazione di stallo che però, viste le sue condizioni, Luna non si poteva permettere: l’alternativa era rischiare la morte o sottoporsi a un’operazione che andrebbe fatta, però, in età più adulta. Va considerato che la ragazza aveva all’epoca appena 11 anni. A seguirla, comunque, è stata l’Unità Operativa Malattie genetiche rare dell’Ospedale Bambin Gesù, di Roma. Insieme con l’equipe sanitaria, la famiglia decise di far operare Luna, pur comprendendo i rischi correlati all’intervento.
Luna venne così sottoposta a una difficile operazione, realizzata dal giovane 37enne dottor Sergio Sessa. Importante, sottolinea Luca Ward, è che l’intervento si sia svolto non in un ambiente privato, ma al Bambin Gesù, una struttura che fa parte del sistema sanitario nazionale. Grazie alla determinazione della famiglia e alle eccellenze del settore medico italiano, oggi Luna fortunatamente sta bene, il suo calvario è alle spalle.
Luca ha scritto: “Sono cose estremamente private e tali dovrebbero rimanere, ma visto come va la ricerca scientifica qui da noi, penso ci sia bisogno di sensibilizzare in tal senso più persone possibile”. E la sua è una opinione totalmente condivisibile.
Tornando al libro in generale, sono rimasta oltremodo sorpresa e affascinata dalla dedica presente all’interno del libro, “A tutti quelli che credono di non farcela. Non è così”.
Questo pensiero è già chiarificatore di quello che si incontrerà nella lettura. Non si tratta di un lavoro autoreferenziale, ma una mano tesa a quanti non hanno fiducia in loro stessi, che pensano di non avere le ‘carte giuste’ per poter realizzare i propri obiettivi e per affrontare i momenti difficili.
In ogni pagina vi è un messaggio come fosse un trampolino di lancio verso la positività in quanto ogni sfida, emozione, situazione affrontata è lo specchio della normalità, che è anche la nostra e per la quale vorremmo trovare tutti delle risposte. In questo tempo dove a tutto si vuole arrivare con rapida facilità, il percorso di questo artista è senz’altro istruttivo.
Naturalmente, Luca racconta anche del suo lavoro da doppiatore, per tanti così misterioso e affascinante. Un impegno professionale che lo ha portato a essere per tutti Massimo Decimo Meridio “comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio” nel leggendario capolavoro di Ridley Scott “Il gladiatore”, “padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa”. Nella sua storia professionale, anche i tanti ruoli in televisione, da Massimo Forti al Duca Ranieri, per quel mestiere (tra cinema e teatro) che lo ha costretto ad imparare anche a cantare.
Luca ha affermato: “Ho avuto il coraggio, o forse il privilegio, di poter scegliere il mio percorso artistico, ma se c’è una cosa di cui sono certo è che sono stati gli anni di studio e sacrificio a portarmi fin qui. È stata una strada lunga, avventurosa e straordinariamente bella. Dove mi condurrà di qui in avanti, sono curioso di scoprirlo”.
Il testo, scritto con semplicità, diretto, estremamente umano, è un regalo per chi segue professionalmente Luca Ward. Una storia toccante e divertente che parla di talento: il talento di essere allo stesso tempo, tutti e nessuno.