L’aumento da 14 a 18 euro a persona del biglietto intero della Reggia di Caserta, quello che consente la visita agli appartamenti, al parco e al giardino inglese, è scattato il 1° luglio, in concomitanza con l’apertura al pubblico della mostra “Frammenti di Paradiso. Giardini nel tempo alla Reggia di Caserta”. Visitabile fino al 16 ottobre, questa si aggiunge all’esposizione già in atto da fine maggio nella Cappella Palatina, intitolata “Piccolo principe”: offerte ‘obbligate’ che giustificherebbero l’aumento di 4 euro del biglietto d’ingresso. Le proteste degli operatori turistici, saggiamente, non hanno messo in discussione la legittimità dell’iniziativa ma la mancata comunicazione delle intenzioni della Direzione, lamentando che la mancanza di programmazione continua a dominare la scena casertana nonostante la decantata autonomia speciale della Reggia.
Con l’interrogazione n. 3-03466, con i colleghi senatori Angrisani, Granato e Lannutti, abbiamo chiesto al Ministro perché mai qualsiasi proposta culturale aggiuntiva all’allestimento permanente di un museo statale (qualitativamente valida o no), realizzata com’è con denaro pubblico, debba essere fatta gravare sui visitatori. E come spieghi, Franceschini, che le decantate “energie giovani e professionalità vere” (espressione da lui utilizzata in Senato la settimana scorsa) impiegate dalla Direzione della Reggia nella realizzazione di una mostra costata ai visitatori un aggravio di 4 euro sul costo del biglietto non abbiano riconosciuto il “Ferdinando IV di Borbone a caccia” di Francesco Casanova, fratello del celebre Giacomo, uno dei dipinti meglio documentati e (dal 1798) più strettamente legati al palazzo reale casertano, e l’abbiano perciò proposto al pubblico come anonimo e con un errato inquadramento cronologico. Lo attesta una didascalia giustamente definita dagli osservatori più attenti “disinformativa”, tant’è che abbiamo chiesto anche quanto sia costata la mostra e a chi sia stata affidata la schedatura. Perché, in fine, la Direzione della Reggia non abbia inteso coinvolgere, oltre al “personale giovane e digitalizzato” (teste ancora il Ministro), anche i dipendenti da più tempo in servizio, essi stessi memoria storica dell’Istituto, affinché con le sempre denigrate energie di chi sta per uscire dall’Amministrazione, evitassero alla suddetta Direzione e a tutto il Ministero della cultura l’ennesimo danno di immagine autoinflitto.
Margherita Corrado (Senato – Gruppo Cal – Commissioni Cultura e Antimafia)