L’empatia è in psicologia un fenomeno noto da tempo, ampiamente studiato e praticato. Solo in tempi recenti sono però emersi elementi che sono stati in grado di evidenziare i possibili meccanismi neurobiologici alla sua base. La scoperta risale alla fine degli anni 80 quando un gruppo di ricercatori identificò per caso l’attivazione di gruppi di neuroni in scimmie Macacus Rhesus, nel corso di uno studio sulla corteccia prefrontale e sui meccanismi di controllo dei movimenti.
Queste aree furono definite neuroni specchio poiché si attivano quando un individuo esegue un’azione, così come anche quando lo stesso individuo osserva la medesima azione compiuta da un altro soggetto. In questo modo il solo osservare un’azione attiva le regioni cerebrali dell’osservatore, analoghe a quelle che si attivano durante l’azione stessa (Rizzolati, 2006).
Utilizzando la Risonanza Magnetica Funzionale nell’uomo, si è visto che l’attivazione della corteccia motoria è facilitata dall’osservazione di azioni e movimenti compiuta da altri soggetti.
Il sistema dei neuroni a specchio umano è in grado di codificare anche atti motori intransitivi, cioè quando l’azione è semplicemente mimata o simulata. Inoltre, è possibile codificare/decodificare non solo l’atto osservato ma anche l’intenzione stessa di compierlo.
I neuroni a specchio nell’uomo hanno collocazioni tipiche, anche se ancora in fase di ricerca. Le aree maggiormente coinvolte sono: le aree motorie e premotorie, l’area di Broca, la corteccia parietale inferiore (corteccia somatosensoriale primaria e secondaria), il cervelletto, il giro anteriore del cingolo e la corteccia insulare (Mundo, 2009).
Esperimenti sull’attivazione dei neuroni a specchio hanno poi anche dimostrato che il sottoporre un soggetto alla visione di una reazione di disgusto da parte di un’altra persona porta alla attivazione della regione dell’insula, che normalmente si attiva alla percezione di stimoli olfattivi disgustosi. L’area di attivazione alla visione coincide quindi con quella attiva quando è il soggetto in prima persona ad annusare l’odore di disgusto.
Anche per quanto riguarda la rappresentazione del dolore altrui si osserva l’attivazione di strutture neurali simili a quelle attivate durante l’esperienza personale del dolore.
I neuroni a specchio rappresentano così il substrato biologico di quell’elemento fondamentale per le relazioni interpersonali che è la partecipazione empatica.
Quando osserviamo un’azione eseguita da un altro, il nostro sistema motorio diventa attivo come se noi stessi fossimo impegnati nell’eseguire quell’azione. Così anche la visione di emozioni vissute da un’altra persona attiva automaticamente meccanismi neurologici responsabili della generazione delle emozioni da parte dell’osservatore (teoria della simulazione interna).
Questo può consentirci di affermare che noi utilizziamo le nostre rappresentazioni interne per comprendere quelle degli altri. E questo rappresenta la base biologica del fenomeno empatia.
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino, specializzato in Psichiatria nella stessa università. Dal 1993 abilitato all’esercizio della psicoterapia dall’Ordine dei Medici di Torino.
Si è perfezionato negli Stati Uniti presso il Duke Medical Center a Durham, nel North Carolina (Fellowship in ECT), presso il dipartimento di Psichiatria Biologica della Columbia University, a New York (Fellowship in ECT) e alla Harvard Medical School di Boston (Master in Psicofarmacologia). Ha poi completato a Philadelphia (USA) il training di formazione previsto dall’American Society of Clinical Hypnosis, ottenendo l’iscrizione all’elenco degli ipnotisti della stessa associazione come membro internazionale.
Nel 1994 ha conseguito il diploma quadriennale di consulente e psicoterapeuta in Sessuologia presso l’Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze, sotto la direzione di Giorgio Abraham e Willy Pasini. Negli anni dal 1990 al 1998 ha poi effettuato una formazione analitica personale di orientamento junghiano, frequentando lo Jung Institut di Zurigo.