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‘Il Pnrr è veramente un’occasione unica che abbiamo di fronte e forse una delle poche cose positive emerse da questo terribile periodo di pandemia che ha stravolto il paese e il sistema sanitario nazionale. Il Pnrr sarà un’occasione importante per la sanità, in particolare in campo oncologico darà l’opportunità per quell’adeguamento tecnologico che aspettavamo da anni e che sappiamo fondamentale quando si parla di apparecchiature utilizzate nella diagnosi (Tac, Rm, ecografi, Tc-Pet etc…) e nella Radioterapia (Acceleratori Lineari), di tecnologie per i test genomici, di farmaci innovativi etc’. Così alla Dire la dottoressa Maria Alessandra Mirri, direttore del Dipartimento Oncologico Asl Roma 1.
Mirri tiene a sottolineare che ‘in questo Pnrr è la prima volta in cui si parla di una distribuzione omogenea sul territorio nazionale delle tecnologie, non legata dunque al singolo direttore che è più o meno illuminato di un altro. Quindi torniamo a quello che ci ha mostrato il Covid-19, una sanità italiana a macchia di leopardo perchè è una sanità regionale, quando invece sarebbe importante tornare ad una sanità che sui temi importanti sia una sanità nazionale, dove anche la scelta delle macchine, nel mio caso parlo di radioterapia, come avviene per i farmaci oncologici, sia veramente omogeneamente diffusa e assicuri ad ogni paziente, ovunque sia residente, le stesse possibilità di cura’.
Mirri precisa che ‘questo in radioterapia non vuol dire che tutti i Centri debbano avere tutte le apparecchiature presenti sul mercato, quanto piuttosto che tutti i Centri siano dotati di Acceleratori Lineari di ultima generazione capaci di curare al meglio tutte le patologie e creare, secondo una programmazione nazionale, pochi ma selezionati Centri, omogeneamente distribuiti sul territorio nazionale, dotati delle tecnologie più costose e necessarie realmente per poche selezionate patologie (vedi protoni o ioni carbonio). Per una sanità equa e sostenibile è necessaria una programmazione nazionale e questo penso sia il cuore del lavoro che il Pnrr sta finalmente portando avanti’.
La dottoressa Mirri aggiunge che ‘un altro aspetto rilevante del Pnrr è quello relativo alla ‘Telemedicina’. Con la disponibilità attuale di nuovi farmaci oncologici di uso orale e di fronte a una cronicizzazione di molte patologie oncologiche e ad una popolazione di pazienti anziani e fragili, spesso soli, poter raggiungere il paziente, potergli evitare ripetuti accessi ospedalieri, assume grande valore. Sviluppo della medicina telematica e rafforzamento della medicina territoriale, terza voce del Pnrr, potranno auspicabilmente creare una sinergia ospedale-territorio che permetta al paziente di essere curato a casa e liberi gli ospedali da accessi impropri, lasciando la disponibilità per i casi realmente acuti’.
Il direttore del Dipartimento Oncologico Asl Roma 1 afferma poi che ‘un altro elemento importante del Pnrr riguarda il supporto allo sviluppo delle competenze del personale sanitario con borse di studio, contratti di formazione e percorsi di acquisizione di competenza anche di management’.
Dichiara inoltre, come già fatto con grande forza dal presidente dell’Omceo Roma, Antonio Magi, come all’importante finanziamento per la tecnologia, per la medicina telematica, per le strutture territoriali non corrisponda, o almeno non figuri in maniera così evidente, un altrettanto importante investimento per assumere un congruo numero di Personale Sanitario. Mirri ricorda poi che ‘tra 2-3 anni un terzo dei medici attualmente in servizio andrà in pensione con la necessità di un ricambio generazionale, che le nuove tecnologie richiedono spesso un maggior numero di personale, ma su questo argomento al momento c’è un silenzio assoluto’.
Un tema, dunque, da non sottovalutare secondo Mirri, che dice: ‘Non dobbiamo dimenticare che formare un medico ha un costo per il nostro Paese e poi, magari, non essendoci lavoro in Italia, questo si reca all’estero con una emorragia di cervelli, risorse e potenzialità. Quindi mi auguro che in questo Pnrr si possa trovare una strada per assumere medici per valorizzare e far funzionare appieno queste tecnologie, per assumere medici e personale sanitario appositamente formato per realizzare la tanto auspicata medicina del territorio’.
Da quella che è una ‘battaglia a livello nazionale’ ad una personale che la dottoressa Mirri sta portando avanti da molti anni e che- spiega- ‘riguarda la cosiddetta ‘radioterapia sostenibile’. Cosa si intende per radioterapia sostenibile? Adottare tutti i mezzi tecnici, farmacologici, riabilitativi, educazionali ed economici affinchè la radioterapia sia continuativa, con effetti secondari tollerabili ed economicamente sostenibile. La radioterapia è un’arma importantissima nella cura dei tumori, anzi con l’implementazione tecnologica che c’è stata, ormai in tanti tipi di tumore la radioterapia rappresenta un’alternativa paritaria alla chirurgia. Mi riferisco, ad esempio, ai primi stadi di tumore della prostata o ad alcuni tumori della testa-collo, neoplasie in cui oltre che alla cura è importante anche la conservazione dell’organo e della sua funzione perché sappiamo quanto sia importante avere la propria voce o mantenere una propria vita sessuale o una propria continenza urinaria’.
Mirri informa che ‘le nuove macchine radioterapiche con fasci precisi, mirati e controllabili offrono una migliore curabilità del tumore con minori effetti collaterali. Nonostante questi miglioramenti esistono ancora effetti collaterali inevitabili del trattamento radiante specie quando parliamo di trattamenti con intento curativo frequentemente associati alla chemioterapia. Mi riferisco alle terapia radianti con bersagli situati in zone ‘delicate e molto radiosensibili’ quali la cute, le mucose del cavo orale, dell’esofago, dello stomaco, dell’intestino, le mucose genitali, della vescica o del retto. Tali effetti collaterali possono essere acuti e manifestarsi durante il trattamento radiante o tardivi e manifestarsi anche dopo due o più anni dal trattamento: spesso le due tossicità sono correlate e prevenire le acute vuol dire ridurre le tardive spesso molto invalidanti e persistenti’.
Mirri rende noto che ‘esistono attualmente molti farmaci per prevenire o ridurre l’entità delle tossicità acute ed evitare che si cronicizzino. Perchè è così importante prevenire queste tossicità? Perché interferiscono pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti, perché causano dolore, impossibilità alla nutrizione e alla deglutizione, perché peggiorano la tolleranza al trattamento radiante ed in ultima parte portano ad interrompere la terapia: ogni interruzione determina una perdita di controllo della crescita del tumore. Oltretutto molto spesso queste tossicità provocano una serie di ricoveri incongrui in ospedale, per terapie di supporto costose da realizzare in casa. E allora perché se esistono medicine efficaci non vengono utilizzate? Perchè il 90% di esse non è passato dal Servizio sanitario nazionale ed è a carico del paziente’.
La dottoressa Mirri afferma che ‘esistendo molteplici farmaci di supporto, idratanti, lenitivi, riepitelizzanti, sostitutivi del pasto, per evitare costi incongrui per il Ssn e per il paziente, si potrebbe costituire una commissione oncologica nazionale/regionale che scelga ad esempio uno fra tutti i prodotti che esistono per ogni effetto collaterale da fornire gratuitamente a quei pazienti che effettuano determinati trattamenti. Tra i mezzi per combattere gli effetti collaterali delle terapie oncologiche, sempre più integrate tra loro, rientrano anche i trattamenti ‘di riabilitazione’, tanto motoria, quanto deglutitoria, fonatoria, psicologica molto difficili da effettuare nelle strutture convenzionate o in ospedale e spesso tutti out of pocket’.
La dottoressa Mirri sottolinea inoltre ‘l’importanza del movimento durante e dopo le terapie oncologiche. Sappiamo che sport, come ad esempio lo yoga, il canottaggio o la ginnastica, migliorano non solo la ripresa fisica e mentale dopo le terapie oncologiche ma migliorano anche la tolleranza alla chemioterapia e alla radioterapia. Tutti supporti che curano la mente, il cuore e l’organismo e che rappresentano davvero una cura nella cura’.
Il medico informa poi che ‘il costo di una crema per prevenire le reazioni cutanee da raggi può andare dai 13 euro ai 60 euro a confezione per i prodotti più innovativi. Se consideriamo che per un intero ciclo di radioterapia sulla mammella ne servono almeno 6 il conto è presto fatto. Una terapia di supporto per una radio-chemioterapia per un tumore testa collo, escluso il supporto endovenoso praticato quotidianamente in reparto, o per un tumore della regione pelvica può costare al paziente anche 300-400 euro al mese spesa rilevante per chi vive con una pensione di 600 euro al mese’.
‘Altro capitolo di spesa da non dimenticare- dice infine Mirri- quello dei costi per recarsi quotidianamente in ospedale per effettuare il trattamento radiante contando che un ciclo di terapia può andare da cinque a sedute. Le associazioni di volontariato che supportano le Unità operative del Dipartimento Oncologico, in particolare durante la radioterapia, aiutano I pazienti più fragili economicamente acquistando creme, prodotti di supporto, tessere per i trasporti. Un grande aiuto, spesso non adeguatamente riconosciuto, per rendere la ‘radioterapia sostenibile e sopportabile’. Lo si deve a infermieri, tecnici e medici della Radioterapia che anche nei momenti più difficili sanno con una parola, un abbraccio, una carezza strappare un sorriso anche al paziente più in difficoltà’, conclude.