di Marzia Apice (ANSA) – ROMA, 23 GEN – Il dolore fisico che si somma a quello psicologico, più intimo e nascosto; il sentirsi insicure e fragili, nella convinzione di essere condannate a quella che non è più una vita, ma un inferno di disperazione, senza una possibile via d’uscita. E poi quel muro di silenzio, opprimente, che stringe le donne vittime di violenza in una morsa di solitudine. C’è tutto questo nella mostra “L’invisibilità non è un superpotere” di Fondazione Pangea e Reama Network, promossa dalla Regione Lazio e organizzata da LAZIOcrea dal 16 gennaio al 6 febbraio negli spazi del WeGil.
Il percorso, che vuole ribadire la necessità non più prorogabile di contrastare in maniera più efficace la dilagante violenza sulle donne, di prevenirla e di punire i colpevoli, presenta al pubblico 10 fotografie realizzate da Marzia Bianchi e 10 radiografie (che mostrano chiare lesioni, al torace, alla testa, alle gambe, alle braccia) effettuate alle donne arrivate nei Pronto Soccorso e fornite in totale anonimato dall’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e dall’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano. Un’esposizione che sconvolge e che non può lasciare indifferenti, proprio perché ispirata alla vita vera di tante donne che in casa o tra i conoscenti hanno trovato il proprio orco: a corredo delle fotografie anche alcune frasi di mogli, madri, figlie che si sono sfogate negli sportelli antiviolenza, trovando aiuto e conforto, e che documentano non solo l’impossibilità di farcela da sole, ma l’impasse psicologico e la paura che blocca corpo e pensiero.
“La violenza sulle donne è una ferita insopportabile, che riguarda tutte e tutti. Per cancellarla serve una grande mobilitazione civile e culturale. Ecco il senso di questa mostra. Il mio augurio è che di fronte alle immagini esposte tutti possano comprendere quanto sia grave volgere lo sguardo dall’altra parte. Rompere l’indifferenza e il silenzio è il primo indispensabile passo”, ha detto il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Come ha affermato la fotografa Marzia Bianchi, collaboratrice di Pangea – Reama, “L’invisibilità non è un superpotere vuole dunque rompere il muro di silenzio che coinvolge le donne che hanno subito violenza: nella mostra sono i loro corpi, le loro lesioni a parlare, intrecciando singole storie in un unico racconto. Le vite delle donne sono diverse eppure lo schema della violenza si ripete, prevalentemente a opera di un compagno, familiare o conoscente”. Dopo Roma, la mostra sarà ospitata in altri luoghi del Lazio a partire dalla Provincia di Frosinone dal 6 al 27 marzo.
Mostre: a Roma L’invisibilità non è un superpotere
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