Dal dialogo tra Mirella Serolenzi, Hannes Peer e Cristiano Leone è nato lo Specchio d’Acqua delle Terme di Caracalla. Il 12 Aprile, Cristiano Leone ha illustrato in conferenza stampa la natura “performativa” dello Specchio, in occasione della Prima Romana di Rhapsody in Blue, Aterballetto Danza sull’Acqua, prima performance sullo Specchio con la quale la Soprintendenza Speciale di Roma ha festeggiato con la Capitale il ritorno dell’acqua alle Terme Antoniniane regalando ai cittadini un pomeriggio di spettacolo, cultura e bellezza.
Per l’inaugurazione dello Specchio, Leone ha proposto la prima romana dello spettacolo Rhapsody in blue, coreografia di Iratxe Ansa e Igor Bacovich creata per il centenario della partitura di George Gershwin per la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto. Tale scelta si pone in continuità con il progetto audiovisivo RADIX, di cui Cristiano Leone è ideatore e regista. In RADIX II, infatti, Iratxe Ansa e Igor Bacovich danzavano in tutti gli spazi delle Terme, in un doppio omaggio, tanto al Monumento che a due intellettuali spagnoli, Rafael Alberti e María Teresa León.
Rhapsody in blue è stato presentato al pubblico il 13 Aprile in doppia replica, alle 16 e alle 17:30, con accesso alla performance incluso con l’acquisto del biglietto d’ingresso al sito. “Lo Specchio d’Acqua è un progetto di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale delle Terme di Caracalla, che avviene con il gesto architettonico di Hannes Peer, tanto radicale quanto non invasivo: le Terme non soltanto non sono coperte dall’installazione, ma sono addirittura raddoppiate visivamente, in una relazione che lega inscindibilmente il Monumento, gli artisti in scena, e il pubblico”-sottolinea Cristiano Leone. Lo Specchio è quindi non solo uno strumento di contemplazione dell’antico, ma è il motore di attivazione del principio di reciprocità tipico della performance.
Performance sempre unica e irripetibile, che varierà continuamente in funzione delle persone, degli artisti ma anche della luce e degli agenti atmosferici”. Lo Specchio d’Acqua costituisce dunque un’applicazione concreta delle teorie esposte da Cristiano Leone nel suo ultimo libro, Atlas of Performing Culture, edito da Rizzoli New York a novembre 2024 (recentemente presentato al MAXXI di Roma e alla Triennale di Milano, nonché a New York e a Città del Messico).
Leone ha emozionato il pubblico presente con il suo speech, al quale ha voluto dare il titolo significativo del suo pensiero, “Va in scena l’Humanitas”; tra i presenti, in una platea a cielo aperto, c’erano la soprintendente speciale di Roma Daniela Porro, il sovrintendente del Teatri dell’Opera Francesco Giambrone, la Direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta, Margherita Guccione, responsabile del progetto “Grande Maxxi”, Alda Fendi con Raffaele Curi e Alessia Caruso Fendi, l’archeologo Andrea Carandini, Veronica Siciliani Fendi, Cristina Meli, Giampiero Ruzzetti, Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei Italiani, Alfonsina Russo, Direttore Parco Archeologico del Colosseo.
“Uno specchio, almeno per la fisica, è “una superficie liscia che riflette una grande quantità di luce che vi incide”. Ecco, con questo progetto si intende fare luce su un Monumento straordinario”-ha sottolineato Cristiano Leone, sullo Specchio D’Acqua.
Mentre Leone parlava, l’atmosfera era da sogno e non mancava una naturale brezza estiva che sembrava chiamata appositamente per l’evento, che sfiorando l’acqua e le pagine dei fogli dei discorsi, diventava elemento performativo
“Guarda in questo specchio. Cosa vedi?”-ha continuato Leone-“Vedo una linea di orizzonte su cui il Monumento si raddoppia, completa idealmente ciò che resta, le rovine spuntano dall’acqua – quell’elemento primordiale, amniotico, da cui tutto ebbe origine – e in esse si radicano, capovolgendosi, offrendo un’altra prospettiva. Sfruttala, fermati a riflettere. Cosa vedi, oltre al Monumento? Vedo le nuvole: scorrono lente. La luce di Roma produce prodigi: il Monumento ora è rosa, le nuvole porpora. Avvicinati, cosa vedi? Vedo il Monumento raddoppiato, la terra che si fa ventre d’acqua, il cielo vi si dispiega. E poi mi rivedo, nella stessa immagine, ci sono anche io. Accanto a me si avvicinano adesso altri visitatori. Nell’immagine scorgo quindi il Monumento, il cielo, le nuvole, me stesso e altri visitatori.
E loro, cosa staranno pensando? Io penso alla comunità in cui il caso mi ha condotto a vivere: siamo i testimoni, nel 2024, dell’esistenza di un Monumento che è stato vissuto e osservato da milioni di persone nel corso della storia. Ne sento le presenze, mi sembra di percepirle nell’incresparsi delle acque. Parte la musica, i danzatori salgono sul palco. Vedo il Monumento, le nuvole, il cielo e la distesa d’acqua, vedo me e le altre persone che mi stanno accanto, vedo gli artisti, percepisco le linee dei loro corpi. Siamo nel presente di una storia millenaria. Ripenso alla antica natatio, nel momento rigenerante dell’otium, in cui non solo ci si prendeva cura di sé, ma ci si connetteva con l’altro, curandosi della propria umanità. Non a caso questo progetto all’inizio si intitolava Humanissimae Thermae. Il riferimento era all’espressione humanissimi homines, che i latini concepivano come «uomini molto umani perché colti», educati e istruiti nelle arti liberali. Questo Specchio veicola proprio la tripla lezione dell’humanitas latina, che si configura come gesto di umiltà, solidarietà e libertà. L’humanitas è lo sforzo di rendere l’uomo più umano, attraverso le forze dello spirito, come scriveva Herescu. Ed è lo spirito che viene nutrito dalla forza simbolica della performatività. Il gesto architettonico, tanto radicale quanto profondamente rispettoso del geniale Hannes Peer, non solo è di per sé l’atto motore della performance che rivela le Terme raddoppiandole, ma accogliendo un palcoscenico, lo Specchio provocherà una mise en abîme – una performance nella performance -, che riconnetterà tra di loro i visitatori in una comunità ideale.
Il miracolo del performativo, basato sull’unicità e l’irripetibilità del momento, si dispiega grazie a quello che può essere definito “Principio di reciprocità”: quel “rapporto dinamico di parità che collega nella stessa forma o nella stessa misura i rapporti esistenti fra due soggetti”. I soggetti, nel nostro caso, si moltiplicano. Contiamoli: il primo è il Monumento, ci sono poi gli artisti o gli intellettuali che si esibiranno sul palco, e tutti coloro che parteciperanno a questo processo. Il rapporto di reciprocità, incarnato e prodotto dallo Specchio, consente dunque di approfondire quell’elemento fondamentale della fruizione artistica, che tutti gli agenti culturali hanno il dovere etico di esplorare: la relazionalità. Tramite lo specchio, il visitatore compie un’azione attiva e non solo ricettiva. Uno dei più grandi coreografi del XX secolo, George Balanchine, diceva: “Lo specchio non sei te stesso, ma tu che guardi”. L’elemento simbolico, comunitario, o più semplicemente poetico, ha il merito di avvicinare molteplici contemporaneità, all’insegna di una relazione alla pari. Ognuno di voi sa di cosa parlo: cosa conta di più, e cosa è più vero e umano della reciprocità? In quanto professionista, io stesso ho goduto del sentimento della reciprocità nel processo ideativo dello Specchio d’Acqua. Esso, come sapete, nasce dallo slancio della Direttrice delle Terme, la dott.ssa Mirella Serlorenzi, che sotto l’egida illuminata della Soprintendente speciale di Roma, la dott.ssa Daniela Porro, con coraggio e visione ha voluto non trasformare le Terme, ma trasformarne la loro fruizione, rendendo giustizia a un monumento tra i più eccezionali della storia delle civiltà. Parlo di reciprocità, perché il sentimento in me scaturito dai lunghi scambi con Daniela Porro, Mirella Serlorenzi e Hannes Peer, e con tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione dello Specchio (penso a Paolo Bornello e alle équipes), mi hanno fatto comprendere che ogni progetto nasce sempre da una dinamica relazionale. Spero che il mio piccolo contributo sia un invito a esplorare sempre nuove possibilità, affinché le Terme di Caracalla siano di nuovo un luogo dell’incontro, del dibattito, della cultura in tutte le sue forme. E, insieme, si possa celebrare la storia di questo luogo proiettandolo in un avvenire che a noi tutti sfugge, e per fortuna: perché esso è il prodotto di una collettività proteiforme, proprio come l’arte che ne è rappresentazione.
Per l’inaugurazione ho proposto uno spettacolo che sento come la continuazione di una avvincente collaborazione che ho avviato anni fa con Iratxe Ansa e Igor Bacovich. Tutto nacque proprio qui alle Terme di Caracalla, dove nel 2021 girai il cortometraggio Radix 2, che rendeva omaggio all’esilio romano di María Teresa León e Rafael Alberti. Ringrazio quindi di cuore Iratxe e Igor, nonché Gigi Cristoforetti e Sveva Berti di Aterballetto, che hanno accolto con grande entusiasmo la mia proposta di portare su questo palco Rhapsody in Blue. Spero quindi che amerete questo spettacolo come lo amo io.
Invito tutti alla cura di questo Specchio nel futuro che lo attende. Altrimenti, come ha scritto in una recentissima intervista Hans Ulrich Obrist, naturalmente con altri scopi e riferimenti: “When the mirror is broken, there is no me, there is no you, there is no world”. Complimenti, Hannes Peer, hai creato una meraviglia!, e Mirella Serlorenzi, Dea ex Machina di tutto questo!