Domenica 18 aprile ricorre un anniversario molto importante per la salvaguardia dei valori umanitari: il naufragio di un barcone di circa 20 metri nel canale di Sicilia, avvenuto la notte tra il 18 e il 19 aprile 2015.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ritiene fondamentale, soprattutto in un momento della storia contemporanea così delicato, rinnovare lo spirito della solidarietà e dell’accoglienza verso chi non ha niente e scappa dalle guerre, dalle dittature e dalle catastrofi ambientali. L’immigrazione è sempre stato un fatto storico legato alla sopravvivenza: anche gli italiani hanno conosciuto la fame e la povertà fino al periodo del boom economico degli anni ‘60; si partiva dalle aree meridionali del Paese per rifugiarsi nelle grandi città industriali del Nord Italia, in America, Nord Europa.
I nostri connazionali hanno conosciuto anni difficili e ancora oggi l’emigrazione raggiunge valori molti alti. Chi parte e chi arriva ha storie di dolore atroce alle spalle; proprio per questo l’Europa non dovrebbe torcere gli occhi dalla sofferenza altrui, ma neanche pretendere che le nazioni geograficamente più vicine alle zone difficili si assumano responsabilità enormi. Nel 2015 morirono moltissime persone; il numero dei deceduti non è calcolabile visto i tantissimi dispersi (58 vittime accertate o 525 secondo altre fonti, i dispersi presunti oscillano tra i 700 stimati dalla Guardia Costiera e i 900 di alcuni sopravvissuti). Il Mar Mediterraneo si è chiuso e continua a chiudersi, secondo alcune fonti, su circa 20.000 bambini, uomini e donne e solo tale dato dovrebbe spingere a riflettere. Proprio il 16 aprile al largo delle coste turche un nuovo naufragio ha visto la scomparsa di 41 adulti più un bambino.
In realtà molti bambini e giovani donne arrivano in Italia e vivono spesso una condizione di solitudine e degrado; conoscono lo sfruttamento e la violenza. Ci dovremmo chiedere come impedire un simile scempio. Ogni vita umana è importante; in sé, ma anche potenzialmente per quello che può rappresentare: molti di coloro che non riescono a sopravvivere potrebbero invece dare il proprio contributo alla società. Nelle aule scolastiche italiane sono sempre più spesso i giovani extracomunitari a sviluppare forme di partecipazione attiva e creativa. Spesso cercano attraverso l’apprendimento di integrarsi e raggiungere i livelli di conoscenza più elevati in modo da riscattarsi dalla loro condizione economico-sociale.
Il CNDDU propone di raccontare, attraverso disegni, post e brevi narrazioni, la storia dei migranti, anche attribuendo nomi immaginari, utilizzando strumenti digitali innovativi e all’avanguardia (Google presentazione, Powtoon, Thinglink; G-sites etc.) per rendere più coinvolgente possibile la conoscenza del fenomeno. Inoltre proponiamo un percorso di tutoraggio da parte degli studenti più meritevoli e sensibili verso coloro che in prima accoglienza provengono da territori complessi. Le esperienze e i prodotti digitali potranno essere segnalati, provvisti dalle relative autorizzazioni, al nostro movimento (email: coordinamentodirittiumani@gmail). I migliori elaborati saranno pubblicati sui nostri canali social.