Riceviamo e pubblichiamo Spesso le cronache parlano di malasanità. È vero, c’è.
E fa inorridire perché si gioca sulla pelle di persone che si fidano, che pensano di essere nelle migliori mani possibili.
Al contempo esiste anche una sanità efficiente, attenta, scrupolosa. Purtroppo in Italia la seconda bisogna cercarsela da soli.
Parenti e amici di persone affette da malattie gravi conoscono bene le giornate passate ad accudire i propri cari e le notti fatte di ricerche disperate, di storie di pazienti, medici ed esperti.
Il tutto deve essere supportato da tanto coraggio, determinazione, e soprattutto, nel caso di terapie efficaci, soldi.
Io e mia madre ne abbiamo avuto la prova. Mi chiamo Lorenzo Verticelli, e la mia storia inizia da Giulianova , in Abruzzo, esattamente il 13 dicembre 2022 quando mia madre Patrizia Galantini, di 61 anni, veniva ricoverata all’ospedale di Teramo perché non muoveva più la mano.
Inaspettatamente da quel sintomo abbiamo scoperto che era un glioblastoma multiforme, tumore maligno del cervello.
Mia madre è moderna, giovanile e molto forte. Mi ha cresciuto da sola e non si è mai rifatta una vita dopo il divorzio solo per poter stare sempre con me.
È stimata da tutti, a partire dai colleghi della Prefettura di Teramo fino ai parenti più lontani. Nel 2024 sarebbe andata in pensione e si sarebbe potuta godere finalmente un po’ la vita.
Ma la vita stessa non le ha concesso nemmeno questo premio. Il Glioblastoma Multiforme lascia al paziente un’aspettativa di vita media dalla diagnosi di 15 mesi.
Il 27 dicembre è stata operata all’Ospedale di Teramo: “rimozione parziale di un nodulo”. Essendo il tumore localizzato in più punti, ci aspettavamo un intervento più esteso. Ci dicono che il tumore è in aree sensibili, la resezione totale non è stata possibile e le danno pochi mesi di vita.
Non accettando questo “verdetto” mi sono precipitato a fare ricerche su ricerche e a contattare diversi istituti e professori di neurochirurgia. Giorno e notte.
Tutti d’accordo sull’inoperabilità. Fino a quando ho trovato un articolo di una signora che da Toronto è stata operata dal Prof. Giancarlo D’Andrea, con successo.
Cerco allora i suoi contatti e con mia sorpresa mi richiama lui stesso e fissa un consulto online. Vedendo la documentazione e gli esami di mia madre ci dice che c’è possibilità di resezione totale.
Io e mia madre acconsentiamo, fidandoci di lui. Dopo un lungo viaggio in ambulanza mia madre viene ricoverata il 30 gennaio allo “Spaziani” di Frosinone.
Il 2 febbraio subisce il secondo intervento che, fortunatamente, si conferma un successo. Il Professore D’Andrea ha fatto quello che tanti medici di tutta Italia credevano impraticabile: la resezione totale del tumore visibile.
L’operazione è una parte importantissima e fondamentale nei casi di glioblastoma: ritardano la recidiva causata dalle infiltrazioni microscopiche generate da questo tumore e regala mesi di vita al paziente.
Al Professor D’Andrea dobbiamo molto. Anzitutto una speranza, che non era stata concessa a mia madre. E poi una grande conoscenza riguardo al glioblastoma e alle sue varianti, oltre ad una limpida ed onesta chiarezza a tutte le nostre domande. Ed infine, una attenzione al paziente, fatta di gentilezza e costante disponibilità, che, come dice mia madre, ne fanno “un gentiluomo”. Naturalmente il nostro ringraziamento si estende alla sua equipe e al personale infermieristico, agli OSS e a tutti coloro i quali permettono di intravedere la buona, anzi ottima sanità pubblica. Questa lettera mia e di mia madre non è solo rivolta come ringraziamento personale al Prof. D’Andrea, perché da sola non basterebbe per esprimere la gratitudine che nutriamo nei suoi confronti, ma a tutte quelle persone che trovandosi in una situazione simile alla nostra, possano trovare medici competenti, seri ed umani, perché la nostra esperienza lo indica.
Lorenzo Verticelli
Patrizia Galantini