Romana, inviata del Tg3, indagava su un traffico di armi. Su www.giornalistiuccisi.it la sua storia, i processi, i depistaggi, i segreti che nascondano ancora la verità
Ventinove anni fa, il 20 marzo 1994, l’inviata del Tg3 RAI Ilaria Alpi, una giornalista romana di 32 anni, fu uccisa in Somalia insieme al cine-operatore Miran Hrovatin. Cercavano la verità su un traffico internazionale di armi e di rifiuti tossici. Furono aggrediti a Mogadiscio da gente armata. La giustizia non è ancora riuscita a fare luce sui responsabili della loro morte. I processi ai presunti responsabili sono stati segnati da reticenze, depistaggi, zone oscure protette dal segreto di stato.
APPUNTAMENTO – Mercoledì 22 marzo, dalle 10 alle 13, a Roma, alla Casa del Jazz, bene confiscato alla mafia e destinato a uso sociale (sito in viale di Porta Ardeatina 55, Roma), Ossigeno ricorderà Ilaria Alpi, come un anno fa, con un convegno, alla presenza dell’Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor. L’evento dal titolo “Roma ricorda Ilaria Alpi e gli altri giornalisti uccisi perché cercavano verità nascoste” si aprirà con una cerimonia, alle ore 10, davanti alla lapide con i nomi di 900 vittime innocenti della mafia e al Pannello murale di Ossigeno con i volti di 30 giornalisti italiani uccisi da mafie, terrorismo e guerre. Sarà collocata una pianta come monito per un ricordo da coltivare ogni giorno. Seguirà un convegno nell’Auditorium della Casa del Jazz, fruibile anche on line sul canale YouTube di Ossigeno. Parteciperanno alcune scolaresche. Interverranno: Alberto Spampinato, presidente di Ossigeno per l’Informazione; Giuseppe F. Mennella, segretario di Ossigeno, docente di deontologia del giornalismo; Shukri Said, giornalista somala; Nello Scavo, inviato di Avvenire in Ucraina; Lucia Goracci, inviata RAI; Luciana Borsatti, giornalista esperta di esteri e in particolare di Iran. Porteranno il loro saluto anche Rino Rocchelli, padre del fotoreporter Andrea ucciso in Donbass nel 2014, e Davide Palmisano, figlio del cineoperatore RAI, Marcello, ucciso in Somalia meno di un anno dopo la tragica morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La stampa e i cittadini sono invitati a partecipare.
CHI ERA – Ilaria Alpi aveva trentadue anni, era nata a Roma. Parlava francese, inglese e arabo; prima di approdare in RAI aveva svolto numerose collaborazioni giornalistiche. «Era una persona molto vitale e matura, di originalissima intelligenza, sempre molto critica e tagliente, talvolta persino un po’ cinica, ma umanamente di grandissima generosità e profonda dolcezza», racconta a Ossigeno Gaetano Lettieri, oggi direttore del Dipartimento di Storia presso l’università degli Studi di Roma La Sapienza che con la giornalista ha frequentato il Liceo Tito Lucrezio Caro di Roma. Lettieri è intervenuto alla prima edizione di “Roma ricorda Ilaria Alpi” condividendo i ricordi della loro amicizia, che Ossigeno pubblica in occasione di questo anniversario su giornalistiuccisi.it. Ai ricordi liceali, come quella volta in cui ballarono spensierati “Ancora tu” di Lucio Battisti, Lettieri alterna la descrizione di Ilaria. L’ultimo ricordo, pochi giorni prima della sua ultima partenza per la Somalia: «Le dissi: “Ilaria, fai un mestiere pericoloso, stai attenta!” Lei mi rispose: “Non ti preoccupare, sono tranquilla”. Io voglio interpretare quella tranquillità come libertà e trasparenza di coscienza: aveva scelto di fare fino in fondo il suo dovere».