Un principe Barberini, “uomo tutto anelli e brillanti e persino non falsi” compare nelle pagine de Il Giocatore di Dostoevskij. A Roma, nelle sale del principesco palazzo , tra damaschi rossi e crocifissi , D’Annunzio ha ambientato molte scabrose pagine del Il Piacere. E la lista delle citazioni è lunga da George Sand a Henry James.
Nato per stupire e per dare lustro alla ricca casata dei suoi proprietari, concepito come una sorta di teatro delle meraviglie, di “scena”, non solo artistica, ma anche politica, sociale, rituale il romano Palazzo Barberini è stato un set d’eccezione per tante pagine della letteratura e più di recente per il cinema, da Vacanze Romane ad Habemus Papam di Nanni Moretti. E così, lasciate da parte le mostre online di cui un po’ tutti al secondo mese di quarantena abbiamo ormai fatto il pieno, Le Gallerie Nazionali di Arte Antica partono proprio dal loro “contenitore”, lo splendido palazzo barocco che papa Urbano commissionò a Carlo Maderno e al quale lavorarono i due grandissimi del tempo, Bernini e Borromini, per lanciare una nuova rubrica “#fictionBarberini” sui canali social.
Ogni martedì, dal 21 aprile 2020, Palazzo Barberini verrà raccontato dal punto di vista di scrittori, sceneggiatori e registi che ne hanno subito la bellezza , la sontuosità e la potenza, delle architetture ma anche delle opere che ancora – una su tutte la Beatrice Cenci di Guido Reni – sono ancora nelle sue collezioni. Per chi volesse approfittarne: Facebook: @BarberiniCorsini | Twitter: @BarberiniCorsin | Instagram: @BarberiniCorsini