“Tutti possono fare qualcosa di grande e creare il proprio ‘Paradise Garage’. Bisogna solo concentrarsi. Quello che mi fa andare avanti ogni giorno è realizzare qualcosa di alternativo alla realtà”: con passione Jeff Bark racconta se stesso e il lavoro fatto per la sua prima personale italiana, ospitata a Palazzo delle Esposizioni fino al 28 luglio. Per il progetto di “Paradise Garage”, a cura di Alessio de’ Navasques, il fotografo statunitense, che questa mattina ha incontrato il pubblico nell’Auditorium del museo, ha realizzato un vero e proprio viaggio immaginario nel nostro Paese, una fuga magica talmente costruita da sembrare reale: oltre 50 immagini di soggetti e formati differenti, in una galleria di still life e ritratti che rievoca in chiave contemporanea le quadrerie conservate nei palazzi nobiliari romani.
Il susseguirsi di riferimenti iconografici alla statuaria classica, al Rinascimento, al Barocco, al Secolo d’Oro olandese si accompagna a un trionfo di corpi mescolati a oggetti di uso quotidiano e non, elementi naturali, mobili, carte da parati usate come incredibili sfondi, scale, in una infinita sfumatura di colori e atmosfere. “Amo Roma ma la conosco poco, l’ho visitata solo pochi giorni. Poi l’ho ricreata nel mio garage”, afferma, “Tutte le foto sono state fatte lì, per questo la mostra si chiama così. Ho una casa che è vicino alla foresta. La mattina vado al garage e ricordo cosa è successo il giorno prima. Così la mia immaginazione inizia a lavorare: tutte le location sono nella mia mente”. Bark ha un rapporto viscerale, concreto con le sue immagini, vuole crearle, costruirle, non semplicemente scattarle: “Mi piace l’elemento fisico sul set, con gli oggetti provo a capire che sensazione mi danno, anche in relazione alle persone che li hanno posseduti. Li vado a cercare nei mercatini delle pulci di New York”, spiega, “da 25 anni lavoro nella fotografia. Prima si usavano i rullini, e solo nelle occasioni speciali, come le vacanze, i compleanni. Oggi invece tutti fanno foto e io dovevo trovare una strada per dare importanza alla mia fotografia e per differenziarmi”.
Ma è proprio l’Italia ad aver avuto un ruolo cruciale nel suo modo di lavorare: “Ho vissuto a Milano, era la mia prima volta in Europa perché la mia famiglia viaggiava poco. Ho visto solo quella città ma ne ho amato tanto la luce così grigia, del tutto diversa dal sole della California”, spiega, “posso dire che la mia fotografia è nata con la luce italiana. Ho sempre un atteggiamento libero nei confronti di quello che creo. C’è un elemento accidentale e una sorta di magia che risiede nel fatto che lavoro da solo, non copio e non chiedo l’aiuto degli altri”. Basta guardare la selezione di fotografie di “Paradise Garage” per comprendere che la perfezione che appare è solo apparente, c’è sempre un elemento insolito, quasi di disturbo: tanti i temi che l’artista affronta, dal grottesco alla relazione tra il vero e il falso, la metamorfosi, il sogno e il ritorno brusco alla realtà. Bark, celebre come fotografo di moda, afferma che “fare una foto nella moda non è così difficile se hai una ragazza bella davanti. Questa è un’altra cosa, mi fa sentire simile a uno scultore, a un pittore. Una volta realizzato il set lo guardo e cerco di immaginare come possa essere. Voglio trasmettere emozioni con le fotografie. Non ho altri doni, so fare solo le fotografie. È importante il sentimento”. “Io sono appassionato: quando lavoro sul set non dormo, non mangio, sono emozionato, ci penso in continuazione, è come se avessi un fuoco dentro. Quando ho finito, poi le foto mi mancano”, conclude.