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Una nuova Rottamazione con la formula pensata dalla Lega (120 rate in 10 anni, beneficio che decade solo dopo 8 rate non pagate) potrebbe portare complessivamente nelle casse dello Stato tra 20 e 22 miliardi (oltre 10,5 nel triennio 2025-2027) riducendo così il debito dei contribuenti di circa 35 miliardi rispetto ai 1.275 complessivi registrati a fine 2024. Ciò si tradurrebbe in un ‘risparmio’ per i debitori di circa 13-15 miliardi dovuti a interessi e sanzioni stralciati. Sono le stime del Centro Studi di Conflavoro, diretto da Sandro Susini, in merito alla Rottamazione Quinquies su cui il Governo sta ancora discutendo.
Secondo Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro, “la Rottamazione Quinquies non risolve il problema strutturale dell’elevato stock di crediti fiscali inesigibili, ma rappresenta comunque un importante sollievo per molti contribuenti onesti impossibilitati a pagare, oltre a costituire un’opportunità di incasso per lo Stato. Occorre un approccio più ampio che includa incentivi alla regolarizzazione spontanea e un miglioramento dei meccanismi di riscossione, nonché un sistema chiaro di prevenzione dell’evasione fiscale. Perché è certamente vero che il recupero di 33,4 miliardi di evasione annunciato dall’Agenzia delle Entrate è un ottimo segnale, ma è altrettanto vero che, troppo spesso, imprese e famiglie oneste si trovano schiacciate da difficoltà economiche che andrebbero meglio considerate nel disegno delle politiche fiscali”, sottolinea Capobianco.
“Secondo le nostre stime – aggiunge Sandro Susini – il debito attribuibile alle PMI si aggira intorno ai 300 miliardi di euro, suddiviso tra IVA non versata (45%), IRES e IRPEF arretrati (30%), ritenute d’acconto non versate (15%) e altre imposte e tributi locali come IMU e TARI (10%). Realisticamente, solo il 10-15% dei 1.275 miliardi di debiti è effettivamente esigibile poiché questa cifra include soggetti falliti che ‘valgono’ oltre 157 miliardi di euro, soggetti deceduti e aziende cessate per 170 miliardi, e nullatenenti per 137 miliardi di euro”, conclude il direttore del Centro Studi di Conflavoro