Di Ombretta De Biase
Proposta audace e sicuramente vincente se le nostre Compagnie teatrali, o almeno alcune, avessero il coraggio di praticarla non solo per attirare un pubblico che si fa sempre più rarefatto ma per rappresentare, divertendo, la società dei nostri tempi, ‘la vita qual è’, direbbe Oblomov.
Infatti Stefano Duranti Poccetti rinverdisce l’antico stilema della gloriosa Commedia dell’Arte e crea un nuovo, copioso parterre di ‘Maschere’ dal nome più che esplicito di: Politico Corrotto, Mafioso Caduto in Fallimento, Psicologo Spione, Notaio Napoletano, Marito Geloso, Signor Va Bene, Signor Va Male, Uomo vicino al Suicidio… e, fra tutte, lo sfortunato Lazzarino, ‘maschera’ dell’uomo medio e sostanzialmente perbene di oggi che riesce infine a superare le avversità. E dunque Maschere, ripeto, che ognuno di noi può individuare nella quotidianità o in cui, nel suo intimo più profondo, potrebbe persino riconoscersi. Tuttavia l’intento dell’Autore non vuole tradursi in un severo castigat, bensì in un incoraggiamento allo svelamento, alla ricerca in noi stessi della nostra ‘parte oscura’, quella più segreta e… mascherata.
Nel Libro l’Autore esordisce con un proclama: il Manifesto per il Ritorno della Commedia dell’Arte in cui enuncia i principi a cui dovrebbe attenersi ogni Autore desideroso di cimentarsi nell’impresa scrivendo un copione con personaggi dai nomi che li caratterizzeranno esplicitamente, es.: Donna Gelosa, Uomo Corrotto, Padre Affettuoso, Ragazzo Drogato, Giovane Annoiato, Donna Aggressiva, etc…, e basato sull’improvvisazione, intesa come duttilità, ovvero capacità intrinseca di evolversi in scena. Il testo verrebbe quindi rappresentato a luci accese, mentre il pubblico può muoversi, chiacchierare e persino andare al bar mentre viene coinvolto dal ritmo incalzante delle scene. Un tipo di rappresentazione che, precisa l’Autore, solo apparentemente può essere considerata farsesca in quanto della farsa avrebbe solo l’aspetto formale ma che si tradurrebbe in commedie compiute, scritte secondo i principi fondamentali dell’opera drammaturgica.
Lo stesso Autore ce ne dà un esempio nei quattro testi intitolati: Città comica Città Tragica, La Vendetta di Lazzarino, Una Tragica Commedia sulla Morte e Il Ristorante del Cuoco Incapace, divertenti commedie dal dialogo veloce e con numerosi personaggi/maschere ad alternarsi sulla pagina.
Da comune spettatrice sarei ben felice di poter assistere ad uno spettacolo allestito secondo i principi esposti da Stefano Duranti Poccetti nel Manifesto.
Ombretta De Biase