I forni, le caldaie, i magazzini, un tempo febbrilmente animati dal continuo lavoro degli schiavi per alimentare vasche e saune, ora di nuovo capaci di raccontare la propria storia, mentre dialogano con suggestive videoinstallazioni che tutto intorno celebrano la potenza dell’acqua, del fuoco e del vento. Si gioca tutto sul terreno dell’emozione l’incontro di Fabrizio Plessi con le Terme di Caracalla, nella grande mostra che, rendendo omaggio al lavoro del videoartista italiano, inaugura anche un percorso inedito nei sotterranei del monumento capitolino.
Allestita dal 18 giugno al 29 settembre e intitolata “Plessi a Caracalla. Il segreto del tempo”, la mostra infatti si snoda nel settore situato sotto l’esedra del calidarium (nel punto esatto in cui sopra, all’esterno, si trovano le strutture del Teatro dell’Opera per la messa in scena della stagione estiva), un’area di 200 metri ora finalmente restituita al pubblico, dopo esser stata sottoposta a un attento restauro durato un anno e costato circa 350 mila euro. Nel cuore tecnologico delle Terme (un dedalo di gallerie e ampie sale in cui gli impianti idrico, di riscaldamento e di stoccaggio, perfettamente visibili, dimostrano la genialità romana) un nuovo percorso diventa dunque fruibile. A valorizzarlo ora un’esposizione immersiva, a cura di Alberto Fiz, che si apre con un grande libro virtuale dedicato alla lunga carriera di Plessi e che prosegue con la grande opera site specific dell’artista: ben 12 videoinstallazioni, le cui immagini si specchiano nell’acqua, e nelle quali gli elementi primordiali – esaltati dalla musica di Michael Nyman – si legano grazie alla tecnologia ai reperti dell’antica Roma, in una relazione intima con il sito archeologico. Le strutture di ferro, circondate dall’oscurità del luogo, inglobano le immagini video rimandando all’architettura romana, mentre come in una dimensione fuori dal tempo e dalla storia si materializzano e si liquefanno colonne e capitelli, la testa dell’imperatore Caracalla si trasforma in un paesaggio marino, una nuvola di fumo copre un’incisione di Piranesi (a lui Plessi rende omaggio, per il suo ruolo decisivo nel ‘700 per la riscoperta della Roma antica).
“Siamo nella pancia di Roma, in un mondo che è decantato da nuove tecnologie destinate a invecchiare presto”, spiega oggi a Roma Fabrizio Plessi, “odio tutto ciò che è descrittivo, ho voluto fare qualcosa di emozionale. La memoria di ciò che è stato serve per progettare il futuro: mai potrei immaginare un mio segno senza gli altri segni che ci sono stati prima. Ci vuole incoscienza per relazionarsi con un luogo così: io non sono entrato in competizione, è stato un innesto biologico naturale”. “Nella mostra c’è la contaminazione tra artista e luogo e si sviluppa una chimica straordinaria. Aprire un luogo importante come questo senza emozione non avrebbe avuto senso: grazie all’installazione di Plessi si capisce la drammaticità di un posto in cui migliaia di schiavi hanno lavorato per mantenere un fuoco perenne”, afferma Francesco Prosperetti, soprintendente speciale di Roma. “Ancora una volta Caracalla mette in mostra se stessa: abbiamo lavorato un anno sotto terra, ma per fortuna il tempo non ha quasi toccato questi ambienti sotterranei”, spiega in merito al restauro la direttrice delle Terme di Caracalla Marina Piranomonte, “qui per esempio ci sono ancora intatti i bessali, i mattoni quadrati tipici dell’epoca dei Severi. Noi abbiamo restaurato una fornace, sistemato le infiltrazioni d’acqua e impermeabilizzato le volte”