Il bando, sulle 37 concessioni demaniali, predisposto dal X municipio, è soltanto un atto d’imperio, sotto forma, di atto ufficiale, un bando totalmente sbagliato.
La documentazione è stata sottoposta ai legali incaricati dagli operatori balneari, che entro i termini, indicheranno i motivi su cui si fonderà il ricorso al Tar del Lazio, quello che però va sollevato in questa sede è l’opportunità politica, amministrativa e turistica che il Comune di Roma, in questo caso il X Municipio, crede di rappresentare.
Appare come un pretesto, per delegittimare tante imprese balneari, a beneficio di un fantasioso modello alternativo, precario e arbitrario, che nessun comune d’Italia ha avuto l’ardire di imporre, per disapplicare l’art. 1, comma 682, 683 e 684, della L. 145/2018.
Opportunità politica, per opporsi alle estensioni delle concessioni balneari, ergendosi a giudice su una legge Nazionale? Una legge giunta non per caso, ma dopo anni di discussioni in parlamento, per trovare una norma che da una parte tutelasse le aziende (tutela del legittimo affidamento del concessionario esistente, come chiarito al punto 56 dalla sentenza della Corte di giustizia nella sentenza del 14 luglio 2016 “Promoimpresa”, alla tutela della proprietà aziendale riconosciuta dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 28 gennaio 2016 “Laezza”) ma che garantisse il recepimento della Direttiva Bolkenstein.
Una soluzione normativa, che ha fissato al 2033 il termine per riordinare la disciplina delle concessioni e indire allo stesso tempo le gare Europee, oggi impossibili, poiché mancano presupposti fondamentali, come il criterio per riconoscere il valore dell’impresa uscente, la strada da fare è ancora lunga.
A questa complessa situazione normativa, giunge la soluzione del dirigente del Comune di Roma, l’arch. Giacomo Guastella, arrivato con la recente Ordinanza della Sindaca Raggi, n.238 del 3 Dicembre 2020, al posto dell’arch. Nicola De Bernardini, che nella Determinazione Dirigenziale, sottoscrive,” che le istanze di proroghe di cui all’art. 1, comma 682, 683 e 684, della L. 145/2018, presentate, medio tempore, dai Gestori delle Concessioni Demaniali Marittime rilasciate per finalità turistico ricreative, devono ritenersi, pertanto, non accoglibili alla luce della giurisprudenza amministrativa, costante nel ritenere illegittima ogni ipotesi di proroga automatica in materia, in quanto in contrasto con la direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (c.d. direttiva Bolkestein)”.
In poche parole, non avendo motivi ostativi per negare le estensioni ai singoli concessionari demaniali del X Municipio, il dirigente ha deciso di preparare le gare, decidendo tutto in un atto, senza disporre la decadenza del vecchio titolo, come indicato dal codice della navigazione, semplicemente perché non esisteva un motivo, infatti l’estensione al 2033 è valida e in vigore, essendo stata confermata, anche recentemente dalla legge 77/2020 che la delibera non prende nemmeno in considerazione.
Le gare sembrano voler sostituire gli attuali concessionari, confiscando senza indennizzo o ristoro gli impianti, le attrezzature e le aziende che sono di loro proprietà con indebito arricchimento degli eventuali nuovi assegnatari, con un criterio del tutto discrezionale.
Sul piano amministrativo, la scelta di finire in tribunale con 37 ricorsi al Tar appare anche un probabile danno erariale, del tutto evitabile.
Bandire una gara per l’affidamento di 37 stabilimenti balneari legalmente esistenti e perfettamente operanti, fa pensar male, che dopotutto le 37 concessioni demaniali, che avevano correttamente richiesto l’applicazione della L. 145/2019, ne avevano tutti i requisiti, poiché alla domanda non è stata corrisposto alcun diniego formale, ne esistevano motivi ostativi al rilascio, la scelta del bando appare, dunque, anche irrazionale.
Il bando colpisce il turismo, e l’economia locale perché i precari affidamenti stagionali, descritti nel bando, per pochi mesi, penalizzano gli investimenti, le assunzioni annuali e stagionali, la qualità dei servizi, e insieme colpiscono, l’icona del turismo del mare di Roma.
Il comune di Roma, ha soltanto lavorato al bando sbagliato, perché l’unico importante era quello per salvare le attività balneari di Ostia, dall’erosione della costa.
Il bando ha solo fatto chiarezza su un aspetto, che i 37 stabilimenti balneari non sono abusivi, a dirlo è proprio il comune di Roma, ritenendo idonei gli immobili e le strutture turistiche, per il suo bando pubblico.
Presto ci saranno le risposte del Tar del Lazio, come sindacato, rimarremo al fianco dei 37 concessionari e ci costituiremo ad adjuvandum per sostenerli.